La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

Dalla Terra alla Luna con Dainese. Un viaggio nell’innovazione

, , , ,

Intervista a Cristiano Silei – Amministratore Delegato di Dainese Group

Dainese negli anni ha inventato tutto quello che c’era da inventare per la sicurezza di motociclisti e sciatori ed è arrivata a realizzare tute spaziali per la Nasa e l’Ente spaziale Europeo. Qualità e ricerca di innovazione continua caratterizzano la storia della società anche dopo l’acquisizione da parte di Investcorp, pur avendo dovuto cambiare parte del management. Nel corso dell’intervista ci confrontiamo con l’Amministratore Delegato Cristiano Silei su questo cambiamento nell’ottica della continuità.

“La missione di Dainese è quella di promuovere e portare la protezione a chi pratica sport dinamici, alle persone esposte a occasioni di rischio”, dice l’Amministratore Delegato Cristiano Silei che abbiamo incontrato nella sede storica della società a Molvena in provincia di Vicenza. “Dainese negli anni ha inventato tutto quello che c’era da inventare per la sicurezza di motociclisti e sciatori, dalla protezione per la schiena alle ‘saponette’ per le ginocchia applicate sulla tuta dei piloti, al carbonio nei guanti, alla gobba aerodinamica e, negli ultimi anni, la tecnologia dell’air-bag, un’invenzione di Lino Dainese”.
È proprio Lino Dainese a fondare l’azienda nel 1972. Il primo prodotto è stato un pantalone in pelle per moto cross: “La storia narra che fu un’idea di Lino Dainese e realizzata con l’aiuto ‘della Marisa’ e suo marito Elio, degli esperti di prodotti di abbigliamento, che l’hanno aiutato a commercializzare il primo prodotto; insieme a loro e ad altri hanno costruito questo marchio”, racconta Silei. Dainese è attiva non solo nel motociclismo, ma anche nello sci, nella bici e nell’equitazione.
Oggi Dainese è un gruppo che aggrega tre marchi premium nel mercato degli sport dinamici: Dainese, AGV, marchio storico nella produzione di caschi acquisito nel 2007, e Poc, azienda svedese che produce caschi e protezioni per il mondo dello sci e della bicicletta diventata parte del gruppo nell’ottobre del 2015. Alla fine del 2014 Investcorp ha acquisto la maggioranza di Dainese.
“Tutti i più grandi piloti del motociclismo – da Agostini a Valentino Rossi – e dell’automobilismo – Niki Lauda, Fittipaldi, Rosberg, Piquet e altri – hanno indossato un casco AGV”, sottolinea l’Amministratore Delegato. “Tra MotoGP e Formula 1, Dainese e AGV hanno vinto 47 campionati mondiali”.
Grazie all’esperienza maturata nell’ambiente delle moto, nel ’95 Dainese entra nel mondo dello sci sollecitato dagli stessi atleti (primi fra tutti Kristian Ghedina e Deborah Compagnoni) che conoscevano la capacità di proteggere chi affrontava la velocità nel motociclismo. “C’è voluto un grande lavoro di ricerca per realizzare strumenti che dessero protezione senza dare vantaggi aerodinamici agli atleti in modo che la Federazione desse l’ok”, precisa il manager. “Con lo scorso campionato abbiamo introdotto il primo sistema air-bag (D-air) per lo sci (sistema già in uso in campo motociclistico, ndr), che ha visto cinque anni di sviluppo e di raccolta dati insieme alla federazione italiana e a quella austriaca, in quanto le condizioni sono totalmente differenti rispetto a quelle del motociclismo. Il concetto è il medesimo, ma le condizioni di applicazione completamente diverse”.
Per lo sviluppo del sistema air-bag Dainese ha collaborato con numerosi partner nazionali e internazionali per le certificazioni e con altri partner per la componente elettronica. “Dainese non era un’azienda elettronica, ma ora lo è diventata”. Nella sede storica di Dainese c’è amministrazione, finanza e controllo, risorse umane, IT, supply chain, ricerca e sviluppo e la produzione artigianale (tute per i piloti, tute su misura per i clienti); la società ha uno stabilimento in Tunisia (produzione di protezioni e alcuni prodotti in pelle) in cui lavorano circa 200 persone; in un altro edificio situato a Vicenza si trova la divisione commerciale, il servizio al cliente, il marketing e la logistica. Dainese in totale ha circa 700 dipendenti dei quali 400 in Italia. “Il magazzino, nella sede di Vicenza, è un gioiello di automazione”, sottolinea l’AD, che aggiunge: “Tutti gli stabilimenti che realizzano i nostri prodotti hanno una forte componente di artigianalità di alta qualità”. Tutta l’azienda è in crescita, nell’ultimo anno sono state assunte circa 60 persone.

Cambio di proprietà L’ingresso di Investcorp ha determinato cambiamenti dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro, del management ecc.?
Ha comportato molti cambiamenti. Io sono arrivato in Dainese con Investcorp proprio con il ruolo di far diventare Dainese una realtà mondiale, traghettandola da un’azienda straordinaria e con marchi fantastici, ma imprenditoriale e padronale, verso un’azienda moderna. Questo comporta un grande cambiamento interno, ancora in atto, di ruoli e responsabilità. Sono stati inseriti manager di altissimo livello per supportare questo cambiamento, manager che hanno fatto squadra con alcune persone che assieme a Lino Dainese hanno costruito l’azienda.
Stiamo dunque preservando il valore del passato aggiungendo elementi di grande rilevanza anche internazionale. Tra questi ruoli rinnovati c’è il CFO, proveniente da Faac, il Chief Marketing Officier, proveniente da Mercedes AMG, che ha contribuito concretamente a portare il marchio ai livelli attuali; insomma stiamo costruendo un team di persone estremamente capaci e di esperienza, ma stiamo operando anche a livelli più intermedi, spesso promuovendo per insonale interno, investendo su nostri talenti, formando un cocktail che ci piace pensare ‘esplosivo’.

Come è stato vissuto il cambiamento in azienda?
Quello che stiamo costruendo adesso è un volano di cambiamento, risultati, energia, crescita professionale, che sta generando energia esplosiva (positiva). Le persone vengono ogni mattina con gran voglia di lavorare, vanno via molto stanchi, perché lavoriamo molto, ma lo fanno in un ambiente frizzante, ricco di idee, con grandi opportunità di scambio; le persone collaborano molto (sono tenute a farlo), ma alla fine i risultati sono grandi e grande la soddisfazione.

Tra management e operatori che rapporto c’è?
In un’azienda strutturata è difficile vedere un’organizzazione di tipo partecipativo. È normale che ci sia una strategia definita dal vertice aziendale. È quanto questa strategia riflette i valori aziendali e quanto bene questi vengono comunicati che fa la differenza tra un’azienda che è solida nel tempo e ha successo, come la nostra, e un’altra che invece non riesce a tenere le persone migliori o a costruire e progredire. Noi dedichiamo un’attenzione molto alta agli aspetti organizzativi. Da quando sono arrivato lo scorso anno abbiamo subito organizzato i D-meeting, ogni sei mesi ci vediamo con tutti i nostri dipendenti e in quelle occasioni il management racconta a tutta l’azienda quello che è stato fatto e poi si festeggiano i sei mesi di successo o di progresso; non sempre i mercati consentono che ci siano dei successi, ma è importante che ci sia progresso. Questo è un momento decisivo e di confronto e non è l’unico. Lavoriamo per migliorare la comunicazione interna sia in modo formalizzato sia non, e il senso di appartenenza è molto alto.

Come fate a essere leader di mercato con tutti i marchi? Quali iniziative attuate per la brand identity?
Facciamo molte attività in questo senso e sempre di più ne realizzeremo per fare in modo che il marchio si diffonda nel mondo sottolineando i valori che sottostanno al nostro brand.
Abbiamo valori molto forti che abbiamo ‘distillato’ in una carta appesa negli uffici, e che sarà inserita nel welcome kit dei nuovi assunti; i nostri comportamenti devono conformarsi a questi valori. Per esempio siamo un’azienda che fa dell’innovazione un valore assoluto, quindi coloro che lavorano con noi devono essere persone coraggiose, perché per innovare ci vuole coraggio, devono essere curiose, avere passione per la ricerca, lo status quo non deve essere mai un elemento limitante, non bisogna essere ‘ancorati’ a certi modi di fare, perché innovare significa essere in grado di cambiare quando si trova qualche cosa di migliore, anzi signi fica ricercare attivamente, bisogna avere la curiosità di ricercare le cose e, una volta trovato il risultato, avere la capacità di prendere le decisioni per modificare il prodotto o il processo, anche se rischioso.

L’R&D e l’innovazione Il personale dedicato allo sviluppo, che deve
avere specializzazioni diversificate, lo avete acquisito all’esterno o è frutto di una crescita interna?

Abbiamo tre reparti R&D diversi: la ricerca e sviluppo tradizionale (al suo interno una sezione è dedicata ai progetti speciali), un gruppo di ricerca e sviluppo dedicato al sistema D-air, e poi abbiamo l’R&D relativo ai caschi. Da pochi mesi abbiamo riunificato tutti nel medesimo edificio per facilitare lo scambio culturale in termini di strumenti di ricerca, prototipazione, materiali ecc.
All’interno della nostra ricerca e sviluppo ci sono svariate competenze. Ci piace sviluppare talenti dall’interno, persone che sono cresciute ins sieme all’azienda, ma in taluni casi, come per il D-air, abbiamo acquisito una persona che prima aveva lavorato per noi dall’esterno.

Come valorizzate il talento e come riuscite a trattenerli quando diventano degli esperti?
Molti sono del nostro bacino territoriale, ma diversi arrivano anche da altre zone attratti dall’azienda, dal tipo di lavoro e dai suoi contenuti, dallo sport e quando sono qui tendono a fidelizzarsi. Lo sport è di grande attrazione, lavorare per o con Valentino Rossi o per tanti altri campioni esercita un grandissimo fascino, soprattutto per chi è amante dello sport.
C’è anche un altro elemento importante, centrale, in quello che facciamo: tutti lavorano in modo intenso, ma chi lavora in Dainese, quando la sera torna a casa, è consapevole che ha contribuito, anche in piccola parte, a salvare la vita di qualcuno. Questo fa la differenza e l’azienda prende questo concetto molto seriamente, noi ci sentiamo paladini della sicurezza, promuoviamo proattivamente l’adozione di maggiori misure di sicurezza in qualunque sede possibile, anche nella Comunità europea partecipiamo ai tavoli dove le norme vengono definite, e nelle nostre relazioni con la stampa, non comunichiamo solamente la bellezza delle tute. Anche se il design è una componente importante di ciò che facciamo, la bellezza permea la cultura dell’azienda; Lino Dainese è un grande esteta e un amante dell’arte, e tutti noi abbiamo questo nel Dna. Noi crediamo fermamente che l’aspetto estetico sia un elemento fondamentale del safety, perché se un oggetto non è bello e attraente non viene indossato. Oltre a ciò curiamo la performance di ciò che produciamo, per esempio per realizzare i caschi o le tute facciamo tantissimi studi di aerodinamica e, infatti, i nostri prodotti performano meglio di altri sul mercato. Inoltre devono essere comodi ed ergonomici. Tutti questi sono motivi per indos sarli e dunque per proteggersi, che è lo scopo principale dei nostri prodotti, prodotti che sono tutti certificati, fatto non così ovvio come si potrebbe pensare in questo settore; per noi la certificazione è un ‘mantra’, anche se comporta costi aggiuntivi.

Riguardo la progettazione e realizzazione delle componenti elettroniche dei vostri prodotti, vi appoggiate a società esterne specializzate?
Il software, così come le componenti elettroniche, le co-progettiamo, ma le facciamo realizzare a società specializzate.

Qual è la prossima ‘invenzione’ della Dainese, quali strade state percorrendo?
Le innovazioni del gruppo sono abbastanza discontinue (nel caso dell’air-bag per arrivare al prodotto di oggi ci sono voluti 15 anni), quindi le grandi innovazioni probabilmente le vedremo tra una decina d’anni, però c’è un processo di miglioramento continuo sui nostri prodotti. Ogni prodotto periodicamente viene reingegnerizzato sfruttando nuovi materiali e soluzioni. Studiamo con grandissima attenzione le casistiche di incidente per comprendere dove e perché c’è un bisogno di sicurezza, e in base a queste analisi miglioriamo i prodotti. Non siamo un’azienda di fashion che ogni anno cambia il colore delle tute – sono strumenti di sicurezza – che comunque vogliamo fare bellissime, e vogliamo migliorare rendendole più resistenti, più leggere, rinforzando i punti di impatto, trovando i punti dove bisogna ancora intervenire per aumentare la security. In questo senso ci sono sempre nuove soluzioni. Non solo, ora abbiamo l’air-bag e può essere utilizzato in diverse situazioni, prevedo un futuro di grande diffusione per il sistema.

So che avete lavorato o state ancora lavorando per la realizzazione di tute spaziali, fatto interessante per un’azienda che produce tute da motociclista, mi può raccontare di cosa si tratta?
Noi non facciamo solo moto, anche se i testimonial più evidenti sono quelli legati al motociclismo, e questa è l’origine dell’azienda e il core. Abbiamo un gruppo di ricerca che chiamiamo ‘Progetti speciali’, che studia tutto ciò che riguarda l’innalzamento della sicurezza del corpo umano. Una delle grandi competenze di Dainese è la conoscenza del corpo umano, siamo degli esperti di ergonomia; noi capiamo il corpo, i suoi movimenti e le sue casistiche di bisogno in caso di impatto e di urto.
Ci siamo avvicinati allo spazio perché sono venuti a cercarci chiedendoci di aiutarli a fare delle tute proprio grazie alla nostra esperienza in ergonomia e alla conoscenza dei materiali: in un caso le tute per Marte e nell’altro la tuta per la missione Esa. Per quanto riguarda la tuta per Marte abbiamo studiato una serie di elementi per realizzare un prodotto che aiuti l’astronauta non soltanto a essere in condizioni di protezione dagli elementi atmosferici, ma anche di mobilità. Guardando le classiche tute spaziali si nota che gli astronauti si muovono come robot, non sarebbe facile stare su Marte e lavorare otto ore al giorno. Allora abbiamo lavorato con il MIT (Massachusetts Institute of Technology) a un progetto di tuta innovativa studiando una serie di elementi che portino ad aumentare la capacità di movimento pur proteggendo l’astronauta dalle condizioni atmosferiche avverse.
La tuta Esa è a sua volta particolare e nasce da un principio molto semplice: quando noi dormiamo succede un fenomeno interessante, diventiamo più alti perché si distendono i muscoli e la colonna vertebrale si allunga; questo fenomeno normalissimo (per un adulto alto un metro e ottanta si può arrivare a cinque centimetri) nello spazio diventa un problema, perché in assenza di gravità la colonna vertebrale si allunga, e al riapplicarsi della forza di gravità genera dolori terribili, e può essere anche causa di ernie poiché all’improvviso viene applicata la gravità alla colonna che non era più abituata a sostenerla (soprattutto per chi ha missioni lunghe nello spazio). Come si ricorderà, quando la nostra astronauta Samantha Cristoforetti è rientrata dalla missione ha dovuto utilizzare una sedia a rotelle anche a causa della perdita di densità muscolare e di densità ossea. Dunque, con L’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e in particolare con l’European Astronaut Centre abbiamo studiato una tuta, chiamata SkinSuit, che ha la caratteristica di simulare la forza di gravità tramite un materiale elastico che abbiamo ricercato e a una serie di cuciture, per l’esattezza sono 150, che vanno ad applicare una pressione crescente dal collo verso i piedi. Così anche in assenza di gravità il corpo, la colonna vertebrale, riceve la compressione tipica della forza di gravità terrestre in modo da limitare la iper-estensione e quindi i danni al rientro.
Lo scorso settembre Dainese è andata nello spazio, con la tuta indossata da Andreas Mogensen; l’astronauta danese è stato 12 giorni in orbita. E ci torneremo in novembre. Lo spazio non è più un limite per Dainese.
Questi progetti ci danno molti vantaggi: oltre alla crescita dell’immagine aziendale, la conoscenza acquisita su materiali e soluzioni derivante da questi progetti la possiamo riversare su altri nostri prodotti.

 

Il cambiamento è iniziato poco più di un anno fa, è un progetto che ha una fine? Cosa c’è nel futuro di Dainese?
Il cambiamento è continuo, il cambiamento è l’unica costante, mentre la riorganizzazione deve raggiungere un punto di equilibrio e sul nuovo assetto tenderà a crescere.
Il gruppo Dainese ha un potenziale di espansione enorme visto che non siamo legati solo al mondo della moto, ma, già oggi, a numerosi sport e abbiamo ampio potenziale di espanderci in altri. Le esperienze, le idee, il modo di operare e le tecnologie si prestano a essere utilizzate in un numero infinito di applicazioni. L’azienda ha una grande potenzialità di crescita per molti anni, la sfida è continuare a crescere restando fedeli alla nostra identità e ai nostri valori.
Oggi il mercato internazionale pesa per circa l’80% del fatturato. Noi stiamo sviluppando il mercato internazionale, ma sta andando molto bene anche il mercato domestico, le cose stanno cambiando in positivo, osserviamo un aumento importante della domanda che ci consente anche di guadagnare quote di mercato. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Cookie Policy | Privacy Policy

© 2019 ESTE Srl - Via Cagliero, 23 - Milano - TEL: 02 91 43 44 00 - FAX: 02 91 43 44 24 - segreteria@este.it - P.I. 00729910158
logo sernicola sviluppo web milano

Trovi interessanti i nostri articoli?

Seguici e resta informato!