La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

Milano, 26 giugno: si è conclusa la prima tappa del BenEssere 2014

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Dopo il successo delle passate edizioni, il ciclo di convegni BenEssere Organizzativo inaugura il tour 2014 partendo da Milano. Alla presenza di oltre 250 partecipanti si è tenuto ieri, 26 giugno, il convegno dedicato al tema del benessere delle persone in azienda.  Prossimi appuntamenti saranno a Bologna (25 settembre) e a Roma (13 novembre).

UID918AVN615EADDare alle persone la libertà di lavorare in modo più efficace ed efficiente, permettendo di comunicare indipendentemente dalla propria ubicazione o dal mezzo utilizzato, costringe le organizzazioni a essere sempre più flessibili. Come far sì che accada? Quale può essere il supporto delle istituzioni? Quali modelli di leadership devono imporsi affinché nessuno rimanga escluso dai percorsi di carriera? Una certezza: le aziende diventeranno ‘smart’ se sapranno aprirsi al dialogo con una pluralità di attori.

In apertura di giornata abbiamo cercato di rispondere a queste domande con l’aiuto di Chiara Bisconti, assessora al Benessere, Qualità della vita, Sport e tempo libero, Risorse umane, Tutela degli animali, Verde, Servizi generali del Comune di Milano, Paola Gilardoni, Segretario Regionale di CISL Lombardia, Alessandra Servidori, Consigliera Nazionale di Parità del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, e Alessia Mosca, europarlamentare in collegamento da Bruxelles, che a fine gennaio di quest’anno aveva presentato una proposta di legge sullo smart working.

Dagli interventi è emerso come punto comune il ‘mettere le persone al centro’. Ciò vale per le aziende e per le città. Milano vuole, infatti, porsi entro pochi anni come “una città internazionale con un’ottima qualità della vita: una città dei diritti (dove il primo diritto è quello al tempo); una città sostenibile (con spazi verdi e una buona mobilità); una città che sia anche una comunità vivace”. Sulla base di questi obiettivi, Chiara Bisconti può affermare che la Giornata del lavoro agile, svoltasi lo scorso 6 febbraio, ha raggiunto ottimi risultati, costringendo le persone a lavorare per obiettivi e non perché controllati, dunque a responsabilizzarsi.

Se le città evolvono, anche l’ufficio deve ripensare i propri spazi. I professionisti hanno bisogno degli strumenti giusti per soddisfare le proprie esigenze e aumentare il proprio benessere psico-fisico. Per strumenti giusti si intende una serie di tool innovativi in linea con le norme di ergonomia e sicurezza; si intende ripensare lo spazio così da trasformarlo in un tempio acustico dove il rumore di sottofondo non disturbi le persone al lavoro; significa rivedere le modalità di comunicazione; implica l’adozione di piani di welfare aziendale a sostegno dei singoli, delle famiglie e del territorio in cui si opera; infine, esprime l’esigenza di mutare gli stili manageriali e di leadership verso una maggior collaborazione e condivisione delle informazioni, nonché verso il superamento della cultura del controllo.

Questi accorgimenti soddisfano chi lavora, incidendo positivamente sullo stress delle persone, aumentando i momenti da dedicare a se stessi e ai rapporti sociali, e rendono le imprese più competitive poiché si ottimizzano le performance e si migliora la produttività.

L’ambiente di lavoro

È importante che le aziende sviluppino programmi di corporate wellness. Ne è convinto Silvano Zanuso, responsabile scientifico di Technogym e visiting professor presso la School of Science, Greenwich University di Londra. Un’azienda non può essere sana se le persone non lo sono e non vivono in un ambiente orientato al wellness. Il movimento, l’alimentazione e un approccio positivo alla vita sono i pilastri. Ecco che quindi diventa fondamentale cogliere l’importanza di avere spazi dedicati quali la palestra e la mensa aziendale, così come l’adozione di oggetti di arredo dell’ufficio conformi alla normativa sulla sicurezza e alla corretta applicazione della metodologia ergonomica.

A tal proposito Luciano Guglielmini, country manager Italia Grecia e Turchia di Humanscale, ha presentato il nuovo braccio porta monitor che ha un impatto positivo sulla salute e sull’efficienza lavorativa delle persone.

È importante inoltre rendere le persone consapevoli dei rischi che alcune cattive abitudini, come il fumo, comportano. “Il dipendente che fuma, oltre a essere un costo per se stesso, lo è anche per l’azienda. Vari studi hanno stabilito che questo costo diretto equivale a circa 1 mese di retribuzione e deriva da: minore produttività (100/180 ore di pause non autorizzate); maggiore assenteismo (circa 5 giorni in più di malattia rispetto a un non fumatore)”, ce lo dice Francesca Cesati, imprenditrice e terapista, che propone il metodo Allen Carr’s Easyway per smettere di fumare.

Anche il coaching motivazionale e la pratica del podismo sono strumenti per il benessere in azienda. C’è una sensazione che accomuna tutti coloro che corrono o camminano, una sorta di ‘euforia’. La corsa e il cammino sportivo, movimenti connaturati all’uomo, diventano un mezzo per la costruzione del benessere in azienda e un’esperienza di autosviluppo delle risorse, spiega Max Monaco, fondatore e amministratore unico di 6più, che propone un metodo innovativo per il corporate wellness.

Last but not least, la tecnologia. Grazie alla tecnologia i modi di lavorare sono cambiati e la conciliazione con la vita privata è diventata possibile, soprattutto per le donne: questo è l’obiettivo di Plantronics Italia, nella testimonianza della country manager Ilaria Santambrogio che riporta la propria esperienza di donna capace, grazie allo smart working e alle tecnologie abilitanti, di conciliare vita privata e professionale.

I piani di welfare aziendale
La cultura aziendale dovrebbe essere sempre orientata a mettere la persona al centro. L’attenzione per le risorse umane dovrebbe tendere ad aspetti che superano gli obiettivi puramente organizzativi.
Il dipendente è un professionista, ma prima ancora una persona, come tale un ‘unicum’ che deve sentire l’ambiente lavorativo accogliente e l’azienda un’alleata di vita, non solo un datore di lavoro.
Com’è possibile progettare un welfare che abbraccia e sostiene l’intero nucleo famigliare, dalle nuove generazioni agli anziani, al territorio di riferimento? Come produrre benessere dentro e fuori l’azienda? Ce lo ha raccontato Raffaella Lorenzut, corporate Hr director di Bracco Group: “Occorre un’alleanza tra dipendente e azienda. Il welfare aziendale ha l’obiettivo di mettere in relazione le persone e l’organizzazione e si realizza sul piano fisico, professionale e personale”.

Molte sono però le aree che richiedono un approfondimento. È fondamentale conoscere le modalità con cui è possibile avviare percorsi di welfare, come progettare piani efficaci e dove reperire le necessarie fonti di finanziamento. Il Testo Unico dell’Imposta sui Redditi (TUIR) circoscrive le aree di intervento; per questo è bene conoscere con precisione la normativa affinché rappresenti un vantaggio economico, per l’azienda e per le persone. Muoversi ha sviluppato una metodologia collaborativa efficace, come dimostra il sales director Andrea Verani Masin durante il suo intervento, riportando casi di aziende eccellenti che si sono affidate alla società per implementare i propri piani di welfare.

“Non c’è welfare senza people care. Per questo un buon piano welfare dev’essere a misura di persona, ritagliato sui desiderata dei collaboratori”, chiosa Paolo Schipani, responsabile consumer marketing di Eudaimon, azienda che, dal 2002, sostiene un approccio di questo tipo secondo il metodo Life@Work. Si parte dal check-up del benessere in azienda (con l’ascolto diretto delle persone) per proseguire con la progettazione ed erogazione di servizi di welfare, con la comunicazione diretta all’utente e con il monitoraggio costante dei ritorni. Lo scenario in cui ci si vuole muovere è quello di un sistema di welfare (non solo aziendale, ma anche inter-aziendale e territoriale) a integrazione – e non sostituzione – del welfare pubblico, dove ogni risorsa messa in campo possa essere ottimizzata.

Durante il pomeriggio abbiamo approfondito il tema del welfare come opportunità per valorizzare le persone, grazie all’offerta di servizi con un forte impatto sulla motivazione, sul clima e sulle performance individuali. Sono state preziose le testimonianze di Lucia Landi, responsabile Risorse Umane della Cassa di Risparmio di Cento, Daniela Arghetti, responsbaile Welfare della Banca Popolare di Milano e Fabio Galluccio, responsabile People Caring di Telecom Italia.

Gli stili manageriali
Oggi osserviamo esempi di insostenibilità nelle organizzazioni: orari di lavoro dilatati, carichi triplicati, difficile gestione delle diversità (di genere, età, background culturali, ecc.), sindromi da lavoro come stress, depressione, rabbia e rassegnazione, difficoltà del sonno, disturbi alimentari e psicologici, incidenti sul lavoro e senso di solitudine con altissimi costi sociali. Assistiamo alla ricerca della sopravvivenza anziché della vitalità organizzativa. Oggi le organizzazioni dimostrano apertura e interesse al tema del benessere, del welfare e della sostenibilità, perché hanno verificato i vantaggi economici e di performance che ne derivano. Assodato il binomio, promuovono iniziative sulla salute fisica; ma pochissime si interessano al benessere psicologico e alla prevenzione del malessere nei luoghi di lavoro. Eppure l’energia e l’efficacia delle persone dipendono prevalentemente da fattori legati alle relazioni personali, di team e organizzative, e fra ruoli dentro e fuori dalle organizzazioni. Per Rosanna Gallo, amministratrice unica di Eu-tròpia: “Sono perciò necessarie politiche di work-life balance, sviluppo del senso del noi e della community, alfabetizzazione emotiva, pensiero positivo, gioco di squadra, formazione al cambiamento evolutivo e promozione della diversity”.
“Ascoltare le persone e le loro preoccupazioni con costanza, tenuto conto dell’evoluzione degli scenari socio-economici, è una modalità per fornire risposte più adeguate possibili”, intervengono Maria Rita Muci e Frédérique Sylvestre, partner di Before. Per far ciò Before ha realizzato un progetto sugli Over 55 che nasce dal confronto con le persone in gruppi di lavoro e favorisce la condivisione di informazioni nonché la promozione di un clima di fiducia dove tutti lavorano meglio.

Anche l’intervento di Robel Woldetsion, real estate global project di UniCredit va in questo senso: “Il percorso di trasformazione della cultura interna valorizza le persone e implica un cambiamento di mentalità manageriale e di modalità lavorative basate sulla fiducia e focalizzate al risultato”.

Determinante è il cambio di paradigma verso un modello manageriale che consideri la condivisione e la collaborazione come centrali. “Il lavoro necessario per raggiungere gli obiettivi aziendali è fatto di relazioni: relazioni tra processo e processo, relazioni tre diverse funzioni aziendali e relazioni tra le persone. La qualità delle relazioni interpersonali ha un impatto sostanziale sull’efficacia dei processi organizzativi, e quindi sui risultati di business”, conclude Claudia Crescenzi, founder di GrowBP. Ignorare questo fatto non può che portare le aziende all’insuccesso.

 

Hanno aderito a questa iniziativa, in qualità di sponsor, 6più, Before, Easyway, Eudaimon, Eu-tròpia, GrowBP, HumanscaleMuoversi,Plantronics e Technogym; in qualità di partner, Cavanna e Superpolo.

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