Va di moda la leadership empatica, qualunque cosa l’espressione voglia dire: attenzione benevola, compassione partecipata, atteggiamento comprensivo, paternalismo illuminato, cameratismo, superamento dei limiti tracciati dalle differenze di ruolo, riconoscimento dell’altro come statuto sociale e di importanza offerto, buon umore, ecc.
Quando ci sono tante parole in gioco, e con sfumature così diverse, il senso equivoco che trascinano non può essere molto decisivo per orientare i comportamenti. Nascono così teorie improvvisate, come spesso tante altre nel menù manageriale up-to-date, che finiscono per screditare alla lunga anche le migliori intenzioni.