La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

Il benessere non è una passeggiata

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Il benessere in azienda è una questione complessa. Come fare in modo che le persone stiano bene e siano costantemente tese a dare il meglio? Nel mondo occidentale ha fatto breccia la politica dell’incentivo (chi pilota un aereo farà il possibile per riportare i passeggeri a terra, ma chi sull’aereo non ci sale, sarà motivato allo stesso modo ad avvitare i bulloni dei carrelli?). Le filosofie orientali queste dinamiche le hanno già risolte con il senso del dovere che nasce per esempio dall’idea del karma e il problema di incentivare a fare di più e meglio non si pone con la stessa rilevanza.

Da questa parte del mondo invece far star bene le persone, rispondere ai loro bisogni, prendersi cura rientra tra le strategie aziendali, tanto che emerge una nuova figura professionale, il Welfare Manager. Ma cosa ci sta dietro? Ho trovato risposte interessanti nell’ultimo libro di Zygmunt Bauman, Retrotopia, lettura che consigliamo sul numero di Febbraio di Persone&Conosceze. Stiamo navigando a ritroso, sostiene il filosofo, il futuro non rappresenta più una speranza ma, al contrario, è generatore di incubi: dalla perdita del lavoro, alle scarsità di prospettive che possiamo offrire ai giovani.

Cosa sta succedendo? L’interpretazione del filosofo merita di essere considerata. L’uomo ha combattuto una guerra contro legami, obblighi e impegni sociali e morali che vincolano le scelte, in modo da essere libero di affermare la propria identità. Una vittoria di Pirro, l’ha definita Bauman, in quanto “si è ritrovato libero da interferenze ma anche da aiuti esterni, privato di quel capitale sociale indispensabile per esercitare quel diritto all’autoaffermazione per il quale tanto duramente aveva combattuto”. Tradotto: la società contemporanea concede all’individuo una possibilità di affermazione che non ha corrispettivi con il passato ma, al contempo, tende a sfumare sempre più i confini all’interno dei quali potersi esprimere.

Perché è necessario parlare di benessere in azienda 

La passeggiata di Marc Chagall

L’individuo è libero, ma dove? Oggi il desiderio di coltivare una autonomia di pensiero e il fisiologico bisogno di appartenenza possono coesistere. E qui sta la novità. La nuova filosofia manageriale, prosegue Bauman, “trova nella diffusa aspirazione a conciliare la sicurezza dell’appartenenza con l’indisponibilità a rinunciare ai vantaggi dell’autonomia individuale una gradita opportunità per accrescere i profitti e tagliare le spese”. E qui ci avviciniamo al punto. Mentre prima il portato personale doveva rimanere fuori dall’azienda, oggi l’individuo viene sollecitato a condividere conoscenze, passioni, hobby… L’obiettivo è evitare la standardizzazione, promuovere l’innovazione, combattere l’appiattimento. Un bel cambio di paradigma dalle pianificazioni tayloriste… Oggi il dipendente non è più parte fungibile di un ingranaggio, ma dalle sue scelte dipendono i risultati di business. Una dinamica che vuole alimentare il senso di autoaffermazione del dipendente e, al contempo, nutrire il suo desiderio di appartenenza, con l’accordo che le scelte individuali troveranno un riconoscimento (l’incentivo, appunto).

Beh, il cambiamento non è da poco. Non è più sufficiente portare in azienda le proprie competenze, ora diventa necessario contribuire al benessere collettivo (i risultati di business). Le persone saranno all’altezza delle aspettative? Da chi saranno giudicate? I riconoscimenti saranno adeguati? Le imprese non acquisiscono più solo competenze da mettere a valore all’interno di un tempo definito. Ora le aziende chiedono una disponibilità totale, che va ben oltre l’orario e il luogo di lavoro. Una situazione parecchio ansiogena, che non è affatto detto tutti abbiano la capacità di gestire. Ecco che parlare di benessere in azienda diventa essenziale, perché è cambiato il patto, l’ingaggio tra l’azienda e la persona non si fonda più sulle stesse basi.

Oggi, oltretutto, in azienda sono già entrati altri attori con i quali dobbiamo essere capaci di entrare in relazione: mi riferisco ai robot, con i quali dovremo imparare a collaborare per governarli a nostro vantaggio e non per esserne governati. Per questo bisogna essere preparati e formarsi sarà l’investimento più sensato che ognuno di noi potrà fare per garantirsi la propria dose di benessere. Per stare bene dobbiamo fare un costante lavoro su noi stessi, per comprendere il futuro anziché temerlo. Solo così potremo sentirci leggeri, in equilibrio, come la compagna del pittore Chagall nella Passeggiata. Una tela dal significato straordinario. Ognuno la può leggere come vuole, a noi interessa il patto tra i due coniugi. Ricrearlo in azienda potrebbe essere un buon proponimento.

Commento

  • Ho trovato gli stimoli, le domande e le riflessioni di grandissimo interesse e spessore sociale. Penso sia l’essenza del cambiamento in atto, quello vero, su cui tutti dobbiamo (dovremmo!) riflettere. Grazie per questo testo.

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