La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

È in generale ripetuto da tutti, e insieme è esperienza quotidiana di ciascuno di noi, che in questi anni ci ritroviamo esposti a cambiamenti epocali che stanno stravolgendo i nostri piccoli mondi, interazioni familiari e amicali, ritmi e orari, abitudini igieniche, alimentari, di consumo, di tempo libero.

Si vanno moltiplicando organizzazioni che interagendo con le trasformazioni sociali offrono nuovi servizi che possano rispondere a nuove esigenze, a nuove difficoltà e che al contempo rispondano a cresciute e crescenti attese di essere riconosciuti come cittadini, rispettati e soddisfatti, di ottenere quel che può facilitare un ‘ben-vivere’, ‘ben-essere’. Leggi tutto >

Il ricco filone di studi sull’imprenditoria ha spesso considerato la propensione delle donne ad aprire un’impresa come in parte dovuta alla necessità, in primo luogo, di aggirare le barriere e gli ostacoli all’ingresso nel mercato del lavoro e in seconda battuta come tentativo, attraverso la scelta di un lavoro che consentisse di gestire in autonomia e con maggiore elasticità i propri orari di lavoro, di conciliare la vita professionale con quella familiare. Leggi tutto >

Recenti studi dimostrano che esiste una correlazione tra la felicità nell’ambiente di lavoro e l’aumento di produttività delle aziende.

Negli Stati Uniti, dove spesso nascono idee destinate a cambiare il nostro modo di vivere, si sta affermando una nuova figura professionale: quella del Chief Happiness Officer, che ha il compito di prendersi cura del benessere dei dipendenti, per fare in modo che ognuno si senta soddisfatto del suo posto di lavoro. Leggi tutto >

dignità

Erano trascorsi ormai più di due mesi da quando l’ennesima modifica organizzativa del Gruppo mi aveva lasciato sospeso, cancellando la mia posizione e mettendomi in attesa di un nuovo incarico. Qualcuno aveva usato il termine ‘a disposizione’ presso la Corporate. Ma le parole in ‘aziendalese’ hanno quasi sempre un significato ambiguo.

Più il tempo passava, più la verità prendeva la forma dei miei dubbi: da una parte di me non sapevano che farsene, dall’altra non potevano darmi il benservito come un bell’abito da dismettere, dopo averlo usato per lustri con comodità e orgoglio. ‘A disposizione’ significava dunque questo. E si concretizzava in un susseguirsi di giornate interminabili trascorse nel palazzo di cristallo, vagando nei corridoi o in qualche sala riunioni vuota. Leggi tutto >

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