La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

Co-generare il cambiamento si può

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Molti pensano che il cambiamento nelle organizzazioni sia soltanto questione di processo e di sponsorship. Addirittura c’è chi sostiene che basti implementare una nuova piattaforma tecnologica per vedersi magicamente realizzare quella svolta tanto auspicata. Siamo sicuri che non stiamo dimenticando un pezzo? O forse più di uno?
Perché il cambiamento sia efficace e porti benessere alle nostre organizzazioni occorre coinvolgere le persone e far sì che siano proprio loro protagoniste della metamorfosi. Forse allora gli insegnamenti filosofici e strumenti come lo storytelling possono essere d’aiuto. Questo il tema del workshop ‘Pensare per cambiare’ che si è tenuto lo scorso martedì 3 marzo all’Università Vita-Salute San Raffaele. Presenti uomini e donne che operano il cambiamento in azienda e che si sono confrontati con esperti della materia.

Che cos’è il change management?

6a00d8341c500653ef0120a664e4fd970b“È un sistema di protezione dell’investimento”, secondo il parere di Giancarlo Traini, presidente di ILS – Change Management, esperto di organizzazione e gestione aziendale, che continua: “Certamente il processo tecnico è importante, ma bisogna innanzitutto coinvolgere le persone. Molti investimenti oggi sono fatti per creare piattaforme abilitanti, non per cambiare i processi. Tanto più che le piattaforme funzionano solo se le persone ne sviluppano l’uso.” Ma come si fa a sostenere un impegno attivo delle stesse? Certamente non è qualcosa che avviene in automatico e che si ottiene per esortazione. È fondamentale, invece, costruirlo, giorno dopo giorno, con azioni pratiche.
“Possiamo dissertare per ore sui diversi modelli di gestione del processo di change management, ma non dobbiamo dimenticarci di altri due fattori, essenziali per la realizzazione dello stesso: l’identità e le narrazioni. Chi siamo e chi vogliamo diventare? Dove vogliamo andare e quale realtà ci piacerebbe costruire? Sono queste le domande che un’azienda deve porsi prima e durante un percorso di cambiamento organizzativo.”
Visto in questa prospettiva il processo di change management non è più interpretabile come percorso lineare che da un punto A porta a un punto B, ma come insieme di eventi messi in atto da persone che utilizzano mappe mentali comuni e si scambiano in modo continuo dei significati; una sorta di mutuo aggiustamento che parte dall’interazione quotidiana.
In tale logica, la gestione corretta delle persone, volta all’ascolto delle loro storie individuali, diventa strategica.

Ogni persona racconta una storia
Da sempre esistono le narrazioni, come strumento dell’uomo per dare senso all’esperienza. Narrazioni individuali, dei gruppi – o sociali –, scientifiche e spirituali; in ogni caso si tratta di storie. Anche se oggi non esistono più le grandi narrazioni, l’uomo continua a raccontare se stesso attraverso tante micro-narrazioni co-costruite insieme agli altri: ecco spiegato il grande successo dei social network.
“Lo stesso accade nelle organizzazioni di oggi; organizzazioni rete, in quanto reticoli di significati co-creati da più individualità. La vera sfida sta nel gestire le tante micro-storie affinché diventino un’unica storia, quella dell’azienda, con una serie di comportamenti e valori comuni”, spiega Anna Traini, docente e consulente di storytelling applicato al people management.
“Il cambiamento organizzativo avviene solo a valle della generazione di una nuova storia collettiva, come sommatoria delle storie dei singoli e frutto di tanti percorsi di metamorfosi individuale, i cosiddetti ‘Viaggi dell’Eroe’.”
Il viaggio dell’eroe, concetto coniato dallo storico delle religioni Joseph Campbell, costituisce l’impronta comune a tutte le narrazioni del mondo e può essere usato come traccia per affrontare il cambiamento. Si parte da un mondo ordinario – o ‘normale’ – e si intraprende un percorso che, passando per diverse stazioni (eventi, più o meno significativi) porta al mondo nuovo. È un processo irreversibile, ma soprattutto circolare e continuo, che conduce alla creazione di una nuova narrazione.

Cattura
Gestire il cambiamento significa coordinare un flusso di eventi personali, una serie di storie, dove il Re è chi garantisce l’ordine e il Mago colui che realizza il cambiamento, possessore di un sapere ‘tecnologico’, o di una serie di tecniche, per accompagnare le persone nell’assunzione dei nuovi comportamenti.

L’organizzazione dialettica
1-platone-e-il-timeo-particolare-da-la-scuola-di-atene-di-raffaello-sanzio“L’identità del singolo nasce dal confronto tra le ragioni, ossia le azioni motivate dall’Io – ‘ciò che vogliamo e ci piace fare/essere’ –, e la libertà, ossia l’insieme delle azioni condivise dal senso comune (il Noi). Allo stesso modo, la creazione dell’identità di un’organizzazione non può che fondarsi sul confronto dialettico tra le ragioni del singolo e quelle dell’azienda; a maggior ragione quando si parla di cambiamento, ovvero di ri-costruzione dell’identità”, chiarisce Roberto Mordacci, preside della facoltà di filosofia Vita-Salute San Raffaele. “Calare dall’alto una narrazione, o un’identità predefinita, non è mai la giusta strada da seguire. Solo l’intrecciare le ragioni dei singoli con quelle dell’azienda può portare al realizzarsi di un’identità in cui tutti si riconoscono. In caso contrario c’è il rischio di generare fenomeni come quelli del disengagement – in quanto passiva accettazione di un complesso normativo accompagnata da perdita della motivazione –, e dell’active disengagement, che sono molto pericolosi per l’intera organizzazione.”

Conclusioni
Strumenti come lo storytelling e il pensiero critico chiariscono che il tema del cambiamento nelle organizzazioni va affrontato in logica bottom-up, facendo ampio utilizzo dell’ascolto delle persone. Soltanto tenendo in considerazione le singole storie e identità si può creare un racconto in cui tutti si riconoscono, con effetti immediati sul benessere delle persone e, di conseguenza, su quello dell’intera azienda.
Tutto questo presuppone un nuovo paradigma di impresa-rete e moderni modelli di leadership.
Certamente non si possono non vedere le criticità, né si può pensare che la via da percorrere sia rapida o priva di ostacoli, ma bisogna avere il coraggio di intraprendere, noi tutti, il Viaggio dell’Eroe.

 

 

 

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