La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

E se parlassimo di benessere?

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Possiamo declinare il tema del benessere secondo due angoli visuali differenti: la persona e l’ambiente di lavoro. Questo duplice approccio rappresenta un punto di forza e permette di affrontare a tutto tondo un aspetto che, anche di questi tempi, risulta essere fra le priorità in molte organizzazioni.

A testimoniare l’interesse per il benessere organizzativo, la folta presenza di aziende e addetti ai lavori ai nostri eventi di Milano e Bologna 2012, che hanno evidenziato quanto ancora ci sia da lavorare su quest’area. Ed è proprio in situazioni di crisi che l’Hr manager deve saper passare da una fase conservativa-difensiva a una propositiva, non solo per un aspetto ‘funzionale’ ma soprattutto ‘etico’.
Momenti di confronto fra aziende che condividono la stessa cura per il benessere organizzativo si sono rivelati estremamente proficui, in primo luogo perché favoriscono lo scambio di idee e consentono di cogliere spunti interessanti da poter rielaborare e calare all’interno del proprio contesto; inoltre, portano una ventata d’aria positiva, offrendo risalto a realtà e pratiche aziendali positive, belle e sane di diversi settori, che funzionano e vanno diffuse e, quindi, forniscono una carica di ottimismo a tutti i partecipanti.

Oltre a una focalizzazione sugli aspetti concreti di realizzazione operativa in azienda, i nostri convegni BenEssere hanno anche proposto approcci teorici al tema. Gli interventi hanno toccato la tematica da punti di osservazione differenti e con luce diversa: in chiave sistemica guardando l’organizzazione, in chiave individuale guardando all’empowerment della persona… tante facce della stessa medaglia, che ci portano a riflettere su come lavorare in tutti questi ambiti.

La diffusione di un concetto
Immagine1Non esiste un’idea unica di benessere che vada bene per chiunque e ovunque: la prima cosa da fare è un’analisi di contesto, seguita da un ragionamento sugli strumenti a disposizione per lavorarci. Non bisogna mai perdere di vista il contesto specifico in cui l’organizzazione è inserita.
Al di là dei diversi approcci dunque, la parola chiave emersa ripetutamente è consapevolezza: consapevolezza del punto di partenza –quali sono le condizioni dell’organizzazione– e del punto di arrivo a cui si vuole tendere. Il percorso per raggiungere il benessere può essere faticoso, specialmente quando la realtà di partenza è caratterizzata da un malessere ignorato e sottaciuto.
La prima ricerca di Enzo Spaltro insieme a Renato Mannheimer e a Giorgio Del Mare sul benessere organizzativo è del 1975: se allora sembrava fuori dalle logiche aziendali, ora ha trovato tanto spazio nelle organizzazioni. Fino a qualche tempo fa la tematica era affrontata solamente dagli addetti ai lavori e anche chi ragionava intorno a questi concetti non riceveva molti riscontri; i nostri convegni sul benessere hanno dimostrato il grande interesse odierno e la consistente risposta del pubblico, trattenutosi copiosamente fino a fine giornata, risultato che ha piacevolmente stupito tutti.
Oggi ormai possiamo contare su dati e best practice aziendali che attestano che fare benessere porta grandi risultati. I testi che ne parlano, invece, sono ancora pochissimi: l’Italia rimane un fanalino di coda quando si affrontano queste tematiche, molto più sentite all’estero. È un’ottima cosa dunque che il tema esca allo scoperto: le aziende dovrebbero essere più sensibilizzate nell’utilizzare questi approcci per risolvere le specifiche problematiche aziendali. L’elevata presenza di aziende che hanno dimostrato interesse per il benessere attesta che il nostro tessuto imprenditoriale si sta finalmente incamminando in questa direzione.

Guardare all’orizzonte
Il benessere è dunque uno dei temi di fondo su cui confrontarsi diventerà sempre più centrale, anche se, spesso, nella attuale situazione del mondo del lavoro –che per molti versi si è rivelata drammatica– è passato in secondo piano in molte organizzazioni.
Ma le aziende che si avvitano sull’oggi e puntano alla mera sopravvivenza nel quotidiano senza cercare di capire come cominciare a prepararsi –seppur con tutte le difficoltà– per un futuro più roseo, non faranno tanta strada ma rimarranno schiacciate dagli effetti della crisi che stiamo attraversando. È una strategia utile e vincente invece guardare a orizzonti un po’ più lontani, anche quando non è possibile realizzare tutti gli interventi che si vorrebbero: è importante portare avanti un confronto, una riflessione su quello che si potrà fare per il futuro, tenendo ben presente che il benessere sul posto di lavoro sarà uno degli elementi fondanti che farà attirare e trattenere i talenti in azienda, uno dei segreti del successo di qualsiasi realtà. Le piccole aziende sono quelle che fanno più fatica ad accettare quest’ottica. Coinvolgere questa fascia imprenditoriale significherebbe mettere in moto idee di tipo diverso su come si può ‘fare azienda’.

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