La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

Una formazione umanistica per imparare a gestire i rischi, le emergenze e la paura

, , ,

Intervista a Paola Guerra Anfossi
di Valentina Casali

La formazione e l’aggiornamento professionale sono raccontati in questa intervista come strumenti chiave per ricostruire identità e professionalità dopo ogni terremoto e crisi. L’Aquila è stata, nell’esperienza di una delle fondatrici della Scuola Internazionale Etica & Sicurezza de L’Aquila, Paola Guerra Anfossi, testimonianza, laboratorio e luogo ispiratore.

 

L’impegno che la Scuola Internazionale Etica & Sicurezza de L’Aquila ha mantenuto fin dalla sua fondazione è stato di ‘ricostruire’ a partire da una catastrofe, quella del noto terremoto avvenuto nel 2009. Come? Con percorsi formativi professionali tesi alla sensibilizzazione sul tema della gestione dei rischi e delle emergenze nonché della sicurezza e della crescita della persona, fuori e dentro l’azienda. Una formazione che si rivolge alle aziende con un approccio ‘umanistico’ poiché fondata sulla relazione tra persone –docenti e discenti– e volta alla creazio-ne di community. Non un’industria, dunque, ma una formazione che poggia sul concetto di centralità della persona e fiducia.

 

Paola Guerra Anfossi

 

 

Come nasce la Scuola Internazionale Etica & Sicurezza de L’Aquila e con quali obiettivi?
L’idea della Scuola nasce da sei mesi di tavoli di lavoro organizzati tra maggio e novembre del 2009 a Bologna e a L’Aquila; subito dopo l’ormai noto terremoto che distrusse gran parte della città abruzzese.
Insieme a mio marito e a un folto gruppo di amici e professionisti abbiamo sentito forte l’esigenza di andare ad aiutare, portando le nostre competenze in tema di sicurezza, gestione dei rischi e delle emergenze. A maggio sono nati i progetti ‘sulla carta’; da giugno sono stati creati momenti di studio e ricerca e gruppi di lavoro sul territorio aquilano per sviluppare le attività da mettere in pratica. Hanno partecipato docenti universitari e manager da tutta Italia. Il nostro obiettivo è stato quello di contribuire alla ‘rinascita’ nel territorio, partendo dalle attività con più tradizione e storia. L’Aquila è sempre stata un centro di ricerca e cultura; pertanto aprire un centro studi e una scuola manageriale a livello internazionale è stato considerato da subito il progetto prioritario.

Come si fa a dare una mano in situazioni così complesse?
Ascoltando le persone e prestando attenzione ai loro bisogni e a quelli del territorio e mettendo a disposizione i propri talenti ed esperienze. L’Aquila in quei mesi era un territorio devastato, che aveva necessità di essere ricostruito in termini fisici e di fiducia delle persone, ricreando il tessuto di attività per il quale la città era famosa. Il terremoto doveva essere un punto di ripartenza, generando nuovi rapporti per la crescita della vita economica e sociale di tutto il territorio. Per ricucire questo strappo non sono bastati gli abitanti aquilani, pur volenterosie determinati, ma c’è stato bisogno dell’affiancamento di esperti da vari settori. La Scuola nasce come dono e come simbolo di rinascita: fare formazione sulla gestione del rischio e delle emergenze in un teatro a cielo aperto è stato per allievi e docenti un grande insegnamento e un’esperienza unica nel suo genere, che ci ha fatto crescere professionalmente e personalmente.

Continuiamo con il racconto. Quali sono stati i passi successivi?
Il 19 aprile 2010 è iniziato il primo corso nel campo di accoglienza di Onna (AQ) che è durato 14 mesi e si è rivolto a 25 persone di importanti aziende dislocate su tutto il territorio nazionale, oltre a otto allievi aquilani che hanno avuto la possibilità di partecipare con una borsa di studio. Le prime tre edizioni del corso “Security & Safety Management” sono state fatte interamente a L’Aquila. Per noi era importante, all’inizio, che le persone facessero esperienza di ciò che stava succedendo in quel territorio. Dopo tre anni abbiamo deciso che era il momento di portare il nome dell’Aquila anche fuori dall’Abruzzo, facendoci testimoni di una storia che voleva travalicare i confini ed essere raccontata. Quindi abbiamo cominciato a organizzare corsi in tutta Italia e arricchito la nostra offerta formativa che oggi conta 30 corsi e seminari. Questo ha permesso di accrescere il bacino di persone a cui rivolgersi e di continuare a formare sulla sicurezza partendo dal laboratorio del contesto aquilano. E poi, per non dimenticare, ogni anno continuiamo a promuovere seminari e campus sul territorio che si sta piano piano riqualificando.

 

 

Perché è importante parlare di sicurezza e come questa tematica si concilia con l’etica, da cui il nome della Scuola?
Occuparsi di sicurezza significa far riconoscere e togliere preoccupazioni; prendersi cura della persona a360 gradi: dalla sua alimentazione, passando per l’ambiente e il territorio in cui vive, fino all’azienda in cui opera. Da qui il nostro impegno sulla Sicurezza 3A (Alimentare, Ambientale e Aziendale). La sicurezza si realizza solo con l’impegno e il comportamento dei singoli e dei gruppi. Occorre una sorta di patto etico collettivo sociale tra persone, famiglie, istituzioni e aziende. E questo impegno sostiene e rafforza il tema della sicurezza curando le persone in tutti gli aspetti di vita personale e professionale, partendo dal dialogo e dalla condivisione dei valori umani e sociali.

 

 

 

Cosa significa prendersi cura della persona?
Non significa solo accudirla o assisterla. Vuol dire partire dall’ascolto dei suoi bisogni e formarla, rendendola protagonista attiva del processo di apprendimento. Si tratta di una formazione sui contenuti professionali, sulle metodologie di gestione, sulle norme e leggi, ma è anche allenamento ed esercizio; lavoriamo molto sui comportamenti, andando oltre l’obbligo di legge e insistendo sul tema delle responsabilità e dell’etica. L’etica va, infatti, al di là e integra il rispetto della legge. Occorre che le persone capiscano quanto è importante adottare determinati comportamenti utili ad affrontare le situazioni di pericolo. E per fare ciò, serve formarle affinché, prima di tutto, imparino a percepire il pericolo.

Che cos’è il pericolo?
Per spiegare il pericolo bisogna partire dal concetto di rischio. Nel contesto della sicurezza, il rischio è la probabilità che un evento incerto si manifesti e procuri danni; dalle norme è “l’effetto dell’incertezza sugli obiettivi”; è un calcolo complesso. Come tale, il nostro cervello non riesce a comprenderlo immediatamente. Il pericolo è, invece, un rischio che diventa reale, dunque ‘misurabile’ e oggetto di percezione da parte del cervello umano. Partire dalla centralità della persona significa anche considerarla dal punto di vista del suo funzionamento neurobiologico e aiutarla ad allenarsi nel mettere in atto comportamenti volti alla salvezza di sé e degli altri. Si tratta di insegnare a guardare in faccia la paura, a riconoscerla per saperla gestire e a trasformarla positivamente in opportunità di crescita. Così si cerca di rendere razionale ciò che non lo è e di mettere, di conseguenza, in atto una strategia.

Questo vale anche per le nostre aziende, soprattutto quando si affrontano periodi di cambiamento…
È proprio così. Sentirsi sicuri dove e quando si lavora è la prima cosa che porta le persone a lavorare meglio. Esattamente come nel caso di catastrofi naturali o geopolitiche –a maggior ragione, e purtroppo, in questi ultimi tempi–, in azienda per gestire la paura occorre lavorare sulla resilienza, che è la capacità di sapersi adattare e rialzare anche a seguito di mutati equilibri o di veri e propri sconvolgimenti dello status quo.

Come si lavora sulla resilienza?
Conoscere la propria reazione di fronte a un pericolo è già un buon modo per mettere in pratica i giusti comportamenti di salvezza. Con la Scuola insistiamo tanto sul ‘fare cultura’ –dunque sul trasferire una teoria–, ma proponiamo anche diverse esercitazioni pratiche, per permettere alle persone di trovarsi faccia a faccia con possibili scenari che sono per loro fonte di angoscia. Quindi oltre a ‘insegnare comportamenti’, alleniamo le persone a crearne di propri e a sviluppare degli automatismi per richiamarli al momento del bisogno. Un esem-pio efficace viene dal Giappone, terra sismica per eccellenza, e dai suoi abitanti; talmente abituati a riconoscere il pericolo che quando questo si presenta adottano un comportamento di difesa razionale e sono capaci di gestire con serenità e autocontrollo la situazione.

E le aziende come possono contribuire a diffondere una cultura della sicurezza?
Le aziende, come altre organizzazioni e istituzioni, hanno la responsabilità etica di far capire alle persone il valore del tutelare se stessi, l’azienda e il patrimonio: dalle sedi e strutture alle informazioni e know-how, dai marchi alla reputazione. Devono, inoltre, cambiare approccio nel proporre il tema ‘sicurezza’, andando oltre gli obblighi di legge e insistendo anche sulla responsabilizzazione e sul comportamento dei singoli. Perché i pericoli cambiano continuamente; se le persone sono pronte a riconoscerne di nuovi, allora sono anche in grado di attivare meccanismi automatici di difesa.

Le aziende sono pronte? Come giudica l’accoglienza del tema soprattutto presso coloro che si occupano di gestire le persone?
Le direzioni HR stanno cominciando a comprendere l’importanza di affrontare questi temi con il taglio specifico che intende dare la Scuola. Quindi cominciano a lavorare sul coinvolgimento dei dipendenti, molto più che sul calare dall’alto norme, policy e procedure. Per esempio, alcuni hanno capito l’efficacia di investire sul senso di appartenenza e sull’aderenza dei comportamenti a una serie di valori aziendali. Valori che non sono decisi razionalmente solo dalla ‘testa’ dei singoli, ma che si fanno emergere, si condividono e si stabiliscono insieme, attraverso il dialogo e l’ascolto; tutti saranno così più coinvolti nel rispettarli!

Cosa fa nel concreto la Scuola per le aziende?
La nostra offerta comprende 30 corsi, che spaziano in vari ambiti dell’etica e della sicurezza. Sono quattro le aree tematiche: security e safety management; information security data protection e privacy; risk management, etica e responsabilità; business continuity & emergency management.
Cinque i filoni di attività su cui ci muoviamo: la formazione, gli eventi formativi, la ricerca, lo sviluppo personale e la consulenza organizzativa.
Ci sono corsi più universitari e manageriali che si rivolgono a persone con maggiori responsabilità all’interno dell’organizzazione e prevedono di lavorare sulle conoscenze, ossia cosa si deve ‘sapere’ in base al ruolo che si ricopre in azienda; sulle competenze, cioè cosa si deve ‘saper fare’; e sulle abilità, come la gestione dell’ansia e dello stress, la capacità di esercitare autocontrollo o leadership e di relazionarsi con i colleghi. E poi ci sono i seminari e i corsi di formazione specifici di approfondimento. Infine, alcuni percorsi di sensibilizzazioneindirizzati a tutti i dipendenti, che insegnano –come recita il nostro claim– a ‘guardare lontano’.

Guardare lontano: è questo che caratterizza il vostro approccio?
Beh certamente la ricerca ai fini dell’innovazione è centrale nel nostro modo di intendere la Scuola. Sono tanti gli investimenti a favore di un miglioramento del metodo, ma ancora di più quelli tesi alla costruzione di una relazione di fiducia con il nostro interlocutore. Perché l’approccio è essenzialmente umanistico e integrato.
Umanistico perché per noi docenti è fondamentale creare un legame ‘umano’ con i discenti; non è un caso se la direzione è sempre presente in aula, per stare vicini e risolvere difficoltà e per un continuo aggiornamento.
Integrato perché la sicurezza non si può trattare a silos e le aziende devono cominciare a mappare i rischi con uno sguardo a tutto tondo. Per esempio, la tutela di persone e cose da atti dolosi deve procedere di pari passo con la data protection, che non può più rimanere materia a uso e consumo dei soli giuristi e informatici. Perché il focus non può essere solo sugli strumenti di difesa, ma soprattutto sui rischi e le emergenze che si possono manifestare a ogni livello e sull’organizzazione, la governance e la gestione degli stessi.

È questo approccio umanistico a distinguervi nel panorama delle scuole di formazione del settore?
Sì. Bisogna tenere sempre a mente che prima di essere ‘ruoli’ si è persone e, in quanto tali, è ‘umano’ relazionarsi. Così come è ‘umano’ avere delle aspettative e rimanere delusi qualora la realtà non le rispecchiasse. È per questo che cerchiamo di dare il più possibile ascolto alle esigenze espresse e che rispondiamo con un’altissima personalizzazione dei nostri corsi. Il nostro valore consiste nell’essere partner di fiducia delle aziende e delle persone, non un’industria della formazione.

Cosa intende per fiducia?
Significa lavorare insieme, nel senso di essere compartecipi. E significa dialogare ‘sinceramente’. Certo questo richiede più tempo ed energie, ma aggiunge indubbiamente più valore alla relazione.

Cosa ha in serbo il futuro per la Scuola Internazionale Etica & Sicurezza de L’Aquila?
Innanzitutto vogliamo continuare a puntare sulla qualità delle persone che lavorano con noi e del servizio che offriamo. Sicuramente andare oltre il catalogo e concentrarci sempre di più sulle esigenze di sicurezza dei destinatari finali dei nostri corsi. Crescere, grazie alla ricerca. Ma soprattutto stringere un patto sempre più forte con le funzioni HR perché questo ci permette di avere accesso diretto alle persone e di sensibilizzarle davvero. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Cookie Policy | Privacy Policy

© 2019 ESTE Srl - Via Cagliero, 23 - Milano - TEL: 02 91 43 44 00 - FAX: 02 91 43 44 24 - segreteria@este.it - P.I. 00729910158
logo sernicola sviluppo web milano

Trovi interessanti i nostri articoli?

Seguici e resta informato!