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Furbetti del cartellino: “Togliere gli oneri al dirigente”

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La vera novità contenuta nel decreto attuativo della riforma della Pubblica amministrazione che contiene il giro di vite contro i furbetti del cartellino? “L’obbligo a procedere da parte del dirigente”. A spiegarlo è Francesco Rotondi, partner fondatore di LabLaw. Secondo il documento approvato nella notte tra mercoledì 20 e giovedì 21 gennaio 2016 dal Consiglio dei Ministri, infatti, il capostruttura – o l’Ufficio procedimenti disciplinari (Upd) – che scopre la falsa attestazione della presenza in servizio del dipendente e non procede nell’avvio della procedura disciplinare entro 48 ore rischia a sua volta il licenziamento (fino a oggi il dirigente che non interveniva dopo aver valutato il caso rischiava al massimo una sospensione fino a tre mesi). Peccato, tuttavia, che non sia stato risolto il vero nodo della questione, ovvero “l’onere al risarcimento da parte del dirigente che avvia l’iter contro il dipendente nel caso in cui il giudice sentenzi il reintegro”.

Rotondi

Secondo Rotondi, tuttavia, del decreto attuativo non se ne sentiva la necessità, perché nei fatti non è una rivoluzione visto che le procedure per allontanare i ‘furbetti del cartellino’ esistono già (è la stessa tesi della leader della Cgil Susanna Camusso e dell’ex ministro della Pubblica amministrazione e Innovazione, Renato Brunetta): “Non è vero che si possono licenziare i dipendenti in due giorni, si tratta di una semplificazione giornalistica”, spiega l’avvocato specializzato in Diritto del lavoro. Che ricorda come serva poi tutta l’attività di indagine cui si somma ai tempi processuali e agli eventuali ricorsi. Ecco perché sarebbe allora più corretto parlare di “allontanamento”. Secondo il decreto attuativo dell’Esecutivo, però, da oggi per l’espulsione c’è un iter accelerato, perché non potrà più durare 120 giorni, bensì il procedimento di licenziamento dovrà chiudersi entro un mese dall’avvio.

cartellino

A dimostrazione di come le regole ci fossero già, basti citare uno degli ultimi casi avvenuto nell’ospedale di Tolmezzo, in provincia di Udine, dove una dipendente è stata licenziata dall’Azienza sanitaria 3 dell’Alto Friuli perché usciva per la pausa pranzo senza timbrare il cartellino e obliterava appena tornata sul luogo di lavoro, così che l’ufficio paghe registrava un break di appena un quarto d’ora. Nonostante la donna sia diventata la prima dei dipendenti pubblici licenziata dopo le promesse del Governo sugli allontanamenti in tempi record, c’è da registrare che da mesi la Procura di Udine aveva collezionato filmati e fotografie per procedere con la decisione. Quindi è tutto come prima. Perché, le regole ci sono già.

 

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