
Settimana di 28 ore in produzione, la Germania fa scuola (ancora una volta)
28 ore, Germania, operai, smart production
“Per la prima volta i lavoratori otterranno la possibilità di investire più tempo per le loro famiglie, i loro cari, il loro tempo libero. Sarà sempre una scelta volontaria, non obbligatoria e non dettata dalle imprese, ma dalle contingenze della vita vera”, ha dichiarato Jörg Hofmann, Presidente dell’Ig Metall, dopo aver sottoscritto l’accordo pilota tra il sindacato del settore metallurgico ed elettrotecnico e gli imprenditori che prevede (oltre agli aumenti salariali del 4,3%) la possibilità per i dipendenti più anziani di ridurre l’orario lavorativo per un periodo di tempo che può variare da un minimo di sei mesi a un massimo di due anni.
Il lavoro flessibile arriva in fabbrica
La recente approvazione in Italia delle legge sullo Smart working ha portato con sé anche una ventata di polemiche perché è stata considerata come una modalità di lavoro flessibile riservata solo a quei lavoratori che possono svolgere mansioni senza essere vincolati alla postazione. Uno strumento discriminatorio, insomma (ne abbiamo parlato anche sul numero di maggio/giugno 2017 di Sviluppo&Organizzazione).
Sin dai primi mesi, quindi, le imprese, soprattutto quelle manifatturiere, hanno cominciato a pensare a come limare questa disparità. A fare scuola sul tema, però, ci ha pensato, ancora una volta, la Germania: per i 900mila lavoratori del settore metallurgico ed elettrotecnico nella regione tedesco occidentale del Baden-Württemberg la settimana lavorativa sarà ridotta da 35 a 28 ore lavorative.
Cosa prevede l’accordo
In cambio della riduzione oraria, i datori di lavoro avranno la possibilità di estendere la settimana lavorativa da 35 a 40 ore per tutti gli altri dipendenti che ne fanno richiesta ottenendo così l’opportunità di introdurre fasce lavorative flessibili all’interno di ogni azienda e di adeguare anche gli orari lavorativi all’andamento degli ordini.
La riduzione oraria è una misura di welfare che va incontro a quei dipendente che hanno necessità di conciliare meglio i tempi della vita e del lavoro (per esempio per accudire un neonato o per curare un parente malato). L’accordo non prevede un conguaglio dello stipendio, ma un bonus di tempo pari a otto giornate di ferie aggiuntive.
Il tempo come moneta di scambio
La peculiarità di questo accorda sta infatti nell’aver ‘trattato’ il tempo come una valuta e un nuovo strumento di lotta sindacale, proprio perché oggi a mancare non è tanto il lavoro (almeno in Germania), quanto il tempo. E per conquistarne un po’ i lavoratori sono disposti a rinunciare anche all’aumento.
Anche in Italia un piccolo passo è stato fatto per introdurre il welfare in produzione: con il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici è stata inserita una misura di welfare, ossia 100 euro a disposizione dei lavoratori che potranno spendere in beni e servizi quali i corsi di formazione; beni ricreativi (come abbonamenti a pay tv o a riviste); attività culturali e sportive; pellegrinaggi religiosi; servizi di assistenza domiciliare o servizi sanitari (come visite specialistiche e check up sanitari); beni in natura (come carburante ricariche telefoniche) e servizi di trasporto collettivo.