La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

modelli organizzativi

I modelli organizzativi nella strategia digitale

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In misura maggiore rispetto ad altre fasi della storia dell’evoluzione organizzativa, nell’Internet Age sviluppare la capacità di comprendere il contesto tecno-socio-economico nel quale le organizzazioni operano è diventato un requisito imprescindibile. Ciò per due ragioni: da una parte, il livello di complessità, interconnettività, imprevedibilità del contesto digitale ‘online’ introdotto dalla pervasività dell’ICT risulta marcatamente più elevato rispetto alla dimensione ‘offline’ caratterizzante l’era pre-internet; dall’altra, la progressiva integrazione delle due sfere ‘online’ e ‘offline’.

In tale scenario, la nuova disciplina della sociologia del digitale (digital sociology e web sociology) consente di osservare fenomeni a carattere strategico e organizzativo da una prospettiva innovativa al fine di individuare, a costo zero, inedite variabili di interpretazione e indicare nuovi strumenti di realizzazione di vantaggi competitivi. Secondo tale prospettiva, l’impatto della complessità della rete digitale sulle strategie organizzative rende indispensabile concentrare il focus dell’analisi partendo dal contesto, ossia dall’ecosistema entro cui le organizzazioni operano e sulle relative dinamiche che ne condizionano la morfologia organizzativa. Il concetto scientifico di ecosistema affonda le proprie radici nel modello biologico-organicistico. La pubblicistica organizzativa presenta posizioni contrastanti circa l’applicazione di tale paradigma al mondo organizzativo, dal momento che quest’ultimo si colloca su posizioni antitetiche circa l’introduzione di modelli innovativi relativi alla complessità.

Tuttavia, l’applicazione del medesimo concetto in una dimensione pura digitale, come quella del caso TopCoder che andremo ad analizzare, appare trovare maggiore giustificazione e consenso sulla spinta dei modelli teorici della complessità propri della nascente disciplina della sociologia del digitale. Nel processo evolutivo dell’era del ‘digital darwinism’, la mancata capacità di adattamento di molte aziende piccole, medie o grandi fa sì che esse diventino gli anelli deboli della catena evolutiva che vede ‘sopravvivere’ le organizzazioni che hanno saputo volgere a proprio favore questo cambiamento tecnologico. Il modello teorico della complessità applicato al contesto digitale costituito da strette interrelazioni spiega come un ecosistema condizioni fortemente i sistemi o sottosistemi interni, a esso legati da rapporti di strette interconnessioni.

Disegnare una vision partendo dall’osservazione complessiva

Elaborare una visione ‘dall’alto’, pertanto, consente di cogliere le interconnessioni tra sistemi e sottosistemi, vale a dire settori, tecnologie, modelli organizzativi e sociali permettendo di esplorare l’orizzonte per disegnare una vision, anticipare le evoluzioni di contesto e fornire contributi per disegnare una road-map verso il cambiamento organizzativo. In questa riflessione vedremo come questa prospettiva aiuti a cogliere una serie di importanti passaggi paradigmatici nel sistema socio-organizzativo, quali: il passaggio da verticalità a orizzontalità; la pervasività intersettoriale di modelli multidimensionali; i paradigmi concettuali e operativi bottom-up; le nuove modalità partecipative coinvolgenti il sistema tecnico-organizzativo e sociale; la visione dinamica dell’organizzazione; i processi di auto-organizzazione emergenti dal basso.

Questi fenomeni indicano che il gradiente di disruption dell’ambiente digitale entro cui le organizzazioni tradizionali si trovano giocoforza a operare richiede nuove discipline, conoscenze e competenze per integrare con efficienza strutture old economy a sistemi nativi digitali e per connettere modelli concettuali e operativi propri della sfera online con i più tradizionali strumenti offline. L’abilità di immaginare scenari ‘connettendo i punti’, pertanto, diviene un’attività a costo zero, ma a elevato valore aggiunto, in quanto consente di elaborare strategie integrate (organizzative, di marketing, di risorse umane, di approvvigionamenti, di finanza, per esempio) per acquisire vantaggi competitivi. Il contesto digitale si presenta fluido, accelerato nei processi di innovazione generando a ritmo geometrico distruzione di modelli precedenti a favore di nuovi schemi. Si tratta di innovazione che segue nuovi paradigmi e tecnologie, spiazzanti per la cultura organizzativa tradizionale.

Nell’ambiente online-offline, il modello di innovazione appare non più lineare, pertanto prevedibile secondo i principi della logica e della teoria della scelta razionale, bensì sostituito e a volte affiancato dalla creatività distruttrice dei processi di disruption imprevedibili e complessi.

Ne sono esempi:
• i meccanismi di disruption competitiva introdotti dalle app, applicazioni dedicate a dispositivi mobili come lo smartphone, che garantiscono servizi migliori a un costo più contenuto, determinando la scomparsa di interi settori, spazzati via o profondamente compromessi, come quello delle macchine fotografiche (i nuovi dispositivi cellulari con camera e possibilità di condivisione), delle librerie e delle edicole (Google Play libri, ITunes), dei navigatori GPS (Google Maps), delle console (app di giochi come PokemonGo, Nintendo);
• l’evoluzione di insospettabili attori di settori lontani dalla propria azienda che diventano nel giro di breve tempo temibili competitor utilizzando leve inedite, quali il possesso di piattaforme e tecnologie digitali proprietarie: esemplare il caso di Amazon, azienda partita nel settore dell’editoria online per conquistare il mercato dell’abbigliamento e del food;
• la creazione di modelli completamente nuovi come le piattaforme di micro-finanziamento fondato su crowdfunding (come Eppela, Kapipal, Starteed) o del trasporto (Uber) e accoglienza (Airbnb);
• anche la rapida evoluzione dell’applicazione dell’IoT a settori museali, salute, arredamento, co¬municazione aziendale, produzione agricola, solo per citarne alcuni, determinano inediti modelli che ora disseminano ora scatenano nuovi processi evolutivi, secondo il principio, sempre biologico, della viralità e connettività tra sistemi.

In questo quadro, la capacità di interpretare, inserendo in un’ampia cornice il vasto contesto online-offline, è diventata una competenza sempre più rilevante, in uno scenario dove le catene di relazione azienda-stakeholder appaiono sempre più a maglia stretta, integrate grazie a modalità partecipative e di scambio comunicazionale a due vie (basti pensare ai forum, alle community, ai meccanismi di co-partecipazione, ai rating fondati sul dialogo azienda-cliente). Queste nuove forme di relazione azienda-stakeholder determinano come risultato finale una connessione sempre più stabile delle organizzazioni con l’ambiente esterno e influenzano scelte strategiche e organizzative. L’impatto di tale contesto sulla dimensione dei profili organizzativi non è di minore rilievo. Basti pensare alle nuove competenze dei profili dei C-Suites, i quali richiedono in misura crescente una componente di cultura generale e umanistica per ‘fare la differenza’ nella capacità di cogliere e connettere ‘punti diversi’ tra loro e disegnare nuovi scenari.

L’articolo è stato pubblicato sul numero Marzo-Aprile 2017 di Sviluppo&Organizzazione
Per leggere l’articolo completo acquista la versione .pdf scrivendo a daniela.bobbiese@este.it
(tel. 02.91434419)


Donatella Padua

Donatella Padua è Adjunct Professor of Sociology, PhD, Università per Stranieri di Perugia, Department of Human and Social Sciences, Expert Sociologist at Social Trends Institute (New York-Barcelona).

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