La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

Il benessere all’interno delle aziende passa da ascolto e comunicazione

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Il benessere all’interno di un’azienda dipende da diversi fattori, tra i quali la felicità dei dipendenti. Per quanto sia difficile misurare in termini di produttività i risultati del benessere, molti studi dimostrano che un dipendente felice si assenti meno e sia più disponibile e ingaggiato nei confronti dell’azienda.

Proprio di benessere —del dipendente e dell’organizzazione in generale— si è parlato l’11 e 12 giugno 2019 all’evento Wellfeel promosso dalla casa editrice ESTE presso il Palazzo delle Stelline a Milano. Una due giorni ricca di spunti e dibattiti, dove sono emerse molte idee e altrettanti metodi per applicare il welfare e renderlo parte integrante della vita aziendale.

Nella moltitudine di progetti affiorati, l’ascolto e la comunicazione sono apparse tra le attività principali necessarie per rendere le politiche di welfare “qualcosa di più strutturale di una mera opportunità”, come sottolinea Alberto Perfumo, CEO di Eudaimon, e per valorizzare quella che Stefano Zamagni, Docente di Economia Politica presso Università degli Studi di Bologna, chiama “responsabilità civile dell’impresa”.

Benessere fisico, mentale e sociale

Diverse aziende si sono confrontate sul tema del benessere, per poi giungere alla conclusione che questo sia in effetti composto da diverse sfere, fra loro inseparabili: mente, corpo e relazioni sociali. Non è infatti possibile scindere il corpo dalla mente in quanto, come spiega Marco Mordente, Inspirational Coach nonché ex capitano della Nazionale italiana di basket, “sono tre sfere che vanno allenate parallelamente per raggiungere l’eccellenza”.

Marco Poggi, autore del libro MindfulRevolution, ha spiegato come la Digital transformation stia portando l’uomo ben lontano dall’eccellenza, rendendolo altamente distratto e iperattivo, e la Mindfulness possa aiutare a riacquisire il giusto equilibrio e la giusta attenzione.

Per garantire benessere mentale alle proprie risorse è utile sostenerle mentre affrontano problemi extra-lavorativi che sono causa di forte stress. In questo senso è notevole l’idea di ABB di attivare, in collaborazione con Psya, un numero verde di sostegno psicologico per i propri dipendenti.

Oltre alle sessioni meditative è auspicabile che le aziende lavorino sul benessere fisico e relazionale delle proprie risorse. Via libera dunque a palestre aziendali, a corsi di yoga all’interno dell’orario lavorativo, come quelli promossi da Hotel Principe di Savoia, a walking meeting, praticato da Ideal Standard e alle sessioni di running e Olimpiadi aziendali di Fastweb.

Ascoltare per capire, comunicare per coinvolgere

Per promuovere servizi di welfare che rappresentino effettivamente una soluzione alle esigenze dei propri dipendenti, è utile fare un’analisi delle loro necessità attraverso survey aziendali e, soprattutto, ascoltandoli. Alla macchinetta del caffè, in pausa pranzo o organizzando colloqui individuali.

Conoscere i propri dipendenti come persone, oltre che come lavoratori, è il primo passo per poter implementare soluzioni di welfare che possano essere apprezzate e utilizzate. La soddisfazione e il benessere del lavoratore lo portano anche a essere più ingaggiato, arrivando in alcuni casi a presentare i suoi amici e conoscenti come possibili nuovi dipendenti, come racconta Valentina Conte, Training & Development Organization Expert di Ideal Standard.

E sullo sfruttamento degli strumenti proposti entra in gioco la comunicazione. Per quanto interessanti e prestigiosi siano i piani welfare implementati in azienda, infatti, senza il giusto coinvolgimento delle risorse, essi rimarrebbero fini a se stessi. Un investimento per l’azienda che non troverebbe riscontro nei dipendenti, non traducendosi dunque in benessere organizzativo. “Per avere persone coinvolte bisogna che queste, prima di tutto, siano informate” come afferma Micol Moraglia, Coordinatrice Welfare Contship Italia Group.

Creare una rete d’impresa

Non solo, dunque, la scelta di attività da un grande catalogo: fare welfare significa molto di più. È un progetto che, come sostiene Maurizio Capelli, CFO di Flamma, “deve essere condiviso da tutto il management”. Serve credere fermamente che prendersi cura dei propri dipendenti non sia solo l’occasione per godere di detrazioni fiscali, ma un percorso di benessere che porta benefici alla salute dell’azienda stessa e alla comunità. Un’azienda che è riuscita a ‘fare rete’ è Rubinetterie Bresciane Bonomi che, con il programma Welstep, ha raggruppato aziende di diverse dimensioni condividendo le sue politiche di welfare.

In questo senso è utile passare da un welfare aziendale a un welfare territoriale, come afferma Franca Maino, Direttrice Laboratorio Percorsi di secondo welfare e Ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano.

In quest’ottica è utile coinvolgere, da un lato, i Comuni e, dall’altro, le PMI, purtroppo ancora molto lontane dall’idea di benessere organizzativo, trovando soluzioni collettive e aprendo a interessi condivisi.

Sicuramente la strada verso un’Italia come Paese di imprese a responsabilità civile è ancora lunga, ma le condizioni ci sono e la voglia di far sentire il dipendente come parte di una comunità è il primo passo verso la riuscita del benessere organizzativo.

Leggi l’approfondimento: Interessi aziendali ed esigenze del dipendente: sono conciliabili?

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