La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

Il benessere secondo i Direttori del Personale

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Intervista a Massimiliano Maini

L’evoluzione dei benefit
Spesso, benessere significa usufruire di servizi legati a spazi, palestre, convenzioni, quindi iniziative che rendono migliore la vita fuori dall’azienda. Sempre più frequentemente, benessere significa stare bene dentro l’azienda. Le iniziative devono quindi guardare sempre più verso il futuro, con l’obiettivo non solo di far star bene le persone, ma di ‘farle sentire bene’.

Massimiliano Maini
Massimiliano Maini, Head of HR di Frette

Questo è l’approccio con il quale Massimiliano Maini, Head of Human Resources di Frette, ci racconta alcune delle esperienze realizzate durante anni di lavoro nel settore, presso aziende di grande rilevanza sul nostro territorio. “Vivere un’emozione positiva genera benessere. E il benessere è frutto di iniziative che si differenziano dalle altre perché offrono qualcosa di unico, che altrimenti le persone non potrebbero mai sperimentare, se non con il supporto dell’azienda. E sono le persone il termometro del successo, se si è capaci di emozionare, di coinvolgere, di far vivere un’esperienza di benessere, i dipendenti ne parlano, la promuovono e la rendono un ingrediente fondamentale del sistema di work life balance. Personalmente nell’attuare politiche legate al miglioramento della qualità della vita lavorativa e personale, prediligo benefit intangibili, capaci di smuovere lo stato d’animo e di colorare l’approccio con l’ambiente aziendale; a dispetto invece del trend degli ultimi anni, che ha privilegiato l’erogazione di benefit tangibili perché più visibili, controllabili e con maggiore facilità di fruizione. Ricordo che tra gli anni ’80 e ’90, tra le prime iniziative, era usuale mettere a disposizione dei dipendenti frutta e yogurt a colazione, per trasferire in ufficio il clima famigliare e aggregare i team; successivamente, le aziende hanno puntato a offrire ai collaboratori benefit più complessi, per venire incontro al sempre minor tempo a disposizione fuori dall’orario di lavoro, così nascevano il servizio lavanderia, la possibilità di ordinare la spesa on line, oppure di fruire del servizio postale. Non sempre tuttavia questi servizi venivano utilizzati, perché il vero benessere è qualcosa di cui gli interessati vogliono fruire direttamente, vogliono vivere interiormente. A quel punto ho iniziato a pensare a benefit e supporti intesi come esperienze di benessere e non più come servizi utili. Questo presuppone un approccio che non tutte le aziende sono pronte ad accettare, soprattutto quando si tratta di iniziative di benessere che si svolgono lontano dall’azienda”.

Coniugare il tempo professionale e personale
Le iniziative per il benessere devono quindi essere il frutto di decisioni che rispondano a esigenze e desideri dell’utente finale e non solo a quelle dell’azienda; osare qualcosa di diverso ed evitare l’errore più comune –progettare l’iniziativa pensando a se stessi e ai propri gusti– permette di ottenere risultati insperati sia per il dipendente sia per l’azienda. È necessario pertanto indagare cosa cercano le persone in ambito benessere per avere successo.
Uno degli elementi fondamentali è il tempo; le persone sicuramente hanno bisogno di tempo, il che significa che bisognerà pensare dunque a iniziative capaci di coniugare il tempo professionale e quello personale, ‘regalando’ loro il tempo necessario per viverle .
“Una delle iniziative di maggior successo che ho messo in atto –continua Maini– era dare ai neo-papà la possibilità di recarsi a casa ad assistere alla poppata di mezzogiorno del bebè durante la giornata, a spese dell’azienda. In questo caso benessere significa usufruire di qualcosa che unisce le esigenze personali con le opportunità offerte dalla società, con l’obiettivo di far vivere ai dipendenti un rapporto azienda-vita familiare coerente e lineare. È fondamentale saperne riconoscere le intersezioni e riempirle con emozioni. Con questo proposito ad esempio nascono i family day, che hanno l’obiettivo di condividere con i propri cari gli spazi professionali e creare un legame famiglia-lavoro più forte. Ricordo che nel progettare il programma Avanti e Veloci, con il quale Fiat vinse l’Innovation Award, uno dei propositi iniziali che poi diventò la chiave del successo fu mettere a disposizione contenuti manageriali, formativi, strumenti e suggerimenti utili non solo allo sviluppo dei manager, ma capaci di coinvolgere anche i propri figli, attraverso il confronto e la condivisione di temi professionali e spazi famigliari”.

Emozioni uniche, veicolo di benessere
Le iniziative di benessere che attivano un’emozione forte sono importanti poiché coinvolgono la persona e di riflesso chi le sta intorno. “Anni fa –ricorda Maini– ho dato la possibilità ai miei colleghi di vivere un’esperienza unica: vivere una giornata e giocare una partita di rugby insieme ad alcuni giocatori provenienti dalla nazionale italiana, da quella sudafricana e dagli All Blacks, la squadra della Nuova Zelanda campione del mondo. L’esperienza ha generato un’emozione così forte che, a distanza di anni, ancora se ne parla e se ne vivono con la stessa intensità le sensazioni positive, come se il tempo si fosse cristallizzato. In questo caso uno dei fattori chiave è stata l’unicità dell’evento, che non si sarebbe potuto realizzare senza il supporto dell’azienda. Altre iniziative, che rendono l’evento unico ed esclusivo per i dipendenti e creano un forte impatto emotivo, sono incontri con esponenti internazionali di politica, giornalismo, economia, musica, letteratura… Sempre nell’ottica di sperimentare situazioni ed emozioni uniche, e di renderle esclusive solo per i dipendenti, avevo progettato ad esempio il format Manager all’Asilo. Si tratta di un percorso durante il quale alcuni manager avevano la possibilità di passare una giornata in un asilo, vivendola insieme ai bimbi. Si è trattato di un’esperienza altamente formativa e coinvolgente, durante la quale hanno avuto la possibilità di lavorare su temi riguardanti la gestione delle risorse umane invertendo ruoli e visioni, ma non solo: hanno anche imparato a dissolvere pensieri e problemi vivendoli con la stessa semplicità dei bambini presenti. Il risultato è stato quello di migliorare significativamente la qualità della comunicazione e delle relazioni interpersonali, evitando e prevenendo situazioni di conflitto e di conseguenza innalzando la qualità della vita sia lavorativa che extra-professionale”.

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