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Le nuove esigenze organizzative nell’era digitale

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Nei primi Anni 80 del secolo scorso veniva pubblicato il mio Organizzazione come strategia, (Dioguardi, 1982) mentre suscitava molto interesse In search of excellence (Peters e Waterman, 1982), un saggio che poneva in evidenza le “lezioni dalle aziende meglio gestite” affinché, in clima di sufficiente stabilità, gli imprenditori potessero recepire le best way che il libro analizzava per consentire l’elaborazione delle strategie più adatte a progettare l’organizzazione necessaria alle loro esigenze.

Umberto Bertelè (2013) ha segnalato un mutamento epocale del concetto di strategia, tipico delle organizzazioni di Terzo Millennio, chiarendo fra l’altro che il termine, pur di moda da oltre 50 anni, nel mondo imprenditoriale è tutt’ora caratterizzato da indefinizione, non avendo “una definizione precisa e condivisa”. Su questo tema Bertelè ha pubblicato un importante saggio intitolato appunto Strategia, e lo ha poi sostanzialmente modificato nella seconda edizione.

Le due edizioni, pur presentando strutture simili, appaiono profondamente differenti quanto a finalità, diventando esse stesse una rappresentazione concreta del cambiamento turbolento, rapido e dirompente in atto. Così, la prima versione potrebbe intitolarsi Strategie di successo per l’impresa, essendo destinata primariamente ai responsabili della gestione imprenditoriale; mentre la seconda si riferisce soprattutto a “strategie per la realizzazione di nuove imprese di successo”, orientata com’è a stimolare la nascita di nuove aziende per sostituirne altre ormai troppo spesso irreversibilmente soggette alla devastating innovation tipica dell’era della digitalizzazione, tanto da giustificare l’affermazione: “Today every business is a digital business”.

Entrambe le edizioni del saggio di Bertelè affrontano la centralità del concetto di valore, considerandolo obiettivo base di ogni strategia utile ad articolare un innovativo business model in grado di trasformare i prodotti in veri e propri servizi per i clienti, che vanno ormai considerati a tutti gli effetti committenti capaci di formulare autonome decisioni e richieste.

Il Terzo Millennio è caratterizzato da complessità crescente e turbolenta, difficilmente programmabile, provocata da innovazioni generalmente legate all’esplodere della digitalizzazione in ogni campo dell’esistenza, una realtà ben rappresentata da Larry Downes e Paul Nunes (2014).

Gli autori, pur velatamente, evidenziano la necessità di reinventare costantemente “l’organizzazione oltre la strategia”, così come in modo esplicito ha messo in evidenza Gianfranco Rebora (2017), invertendo l’affermazione canonica di Alfred Chandler (1962), per cui “structure follows strategy”. Mentre Francesco Varanini (2018) interpreta il termine “disruption” come ‘rotta’, nel senso di rottura degli argini, di perdita di diritti e garanzie e, quindi, come nuovo percorso da seguire verso nuove libertà.

Le nuove esigenze organizzative

Emerge una singolare considerazione: le imprese nel Novecento hanno shumpeterianamente concorso a cambiare il mondo con le innovazioni espresse dai loro prodotti. Oggi, invece, per poter sopravvivere nella rivoluzione digitale che coinvolge ogni essere umano influenzando lo scenario stesso dell’esistenza, le imprese sono costrette ad adeguare costantemente le proprie strategie ai troppo rapidi e turbolenti mutamenti esterni: il risultato è che ormai cessano di essere le prime protagoniste dei cambiamenti nel mondo, essendo proprio quest’ultimo a imporre ora continue modifiche alle strategie imprenditoriali, pena l’espulsione dagli scenari operativi.

Così, l’innovazione imprenditoriale cessa di essere causa del cambiamento diventando una vera e propria finalità per la sopravvivenza in uno scenario di intensa e non programmabile turbolenza. Tutto ciò impone nuove e più generali competenze che consentano di ampliare le “mansioni da azioni dettagliatamente definite e classificate […] a compiti intelligenti nei quali viene messa in gioco anche la componente intellettuale del lavoratore e con essa la sua responsabilità e anche creatività”, così che “il lavoro si trasforma: la mansione, con la sua rigidità, ha lasciato spazio al ruolo, un copione nelle mani del lavoratore che ha la responsabilità di interpretarlo” (Seghezzi, 2018; Lupi, 2018).

D’accordo con Federico Butera (2018), presidente della Fondazione IRSO (Ricerca e Intervento sui Sistemi Organizzativi), vanno allora ricercate “nuove competenze per nuove professioni [anche per] ripensare a come progettare il lavoro”, soprattutto per rilanciare l’imprenditorialità, come auspica Gianmario Verona (2018), Rettore dell’Università Bocconi: “I motori delle nuove rivoluzioni industriali sono competenze e imprenditorialità come punto di ripartenza per il Paese e per l’Europa”.

In particolare, il concetto di “organizzazione oltre la strategia” implica alcune importanti prerogative:

• le best way cessano di essere esempi da imitare data la velocità dei cambiamenti organizzativi in atto; su di esse è preferibile impostare una filosofia strategica che porti dalla loro ‘imitazione’ alla ‘creazione’ di innovative situazioni operative; per questo vanno individuati ‘metodi’ adatti alla creazione di progetti organizzativi adeguati alle mutevoli esigenze, al fine di disegnare strutture velocemente adattabili ai mutamenti, superando quindi strategie consolidate e perciò tendenti all’obsolescenza; e così che si può modificare, come si è detto, il primato della strategia sulla struttura organizzativa affermato da Chandler (1962);

• le organizzazioni, inoltre, devono assumere una fisionomia nella quale la ‘flessibilità’ diventa una loro caratteristica strutturale intrinseca, in grado di adeguarsi velocemente alle rapide e turbolente istanze di cambiamento che l’ambiente impone;

• si sta di fatto operando per delineare una ‘Scienza nuova dell’Organizzazione di Terzo Millennio’, proprio grazie agli stimoli di una ricerca di sistemi organizzativi che operino oltre la strategia.

L’articolo completo è pubblicato sul numero di Marzo-Aprile 2019 di Sviluppo&Organizzazione.
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