L’impatto della digitalizzazione sui ruoli organizzativi
digitalizzazione, ruoli organizzativi
La trasformazione dell’organizzazione implica un nuovo modo di lavorare e dunque un nuovo assetto aziendale. Questo prevede la gestione dell’attività lavorativa e, dunque, anche dei ruoli operativi che vanno riprogettati in un’ottica relazionale e informativa. Ma quale evoluzione subisce il processo lavorativo e quale lo sviluppo dei ruoli?
Se n’è parlato nella mattina della seconda giornata del Forum di Sviluppo&Organizzazione, evento inaugurale delle celebrazioni dei 50 anni della rivista.
Scomposizione delle divisioni del lavoro
“Un problema complesso, per essere risolto, deve essere scomposto”: è di Herbert Simon la citazione con cui Anna Comacchio, Professore Ordinario di Organizzazione Aziendale presso l’Università Cà Foscari di Venezia, ha aperto il suo intervento; uno speech ricco di spunti di riflessione su come lo scenario innovativo impatta sulla progettazione dei ruoli organizzativi. Molte sono le necessità e le variabili da considerare: la necessità di ridurre i costi di lavoro, aumentando la produttività, la job satisfaction, il work-life balance…
“Mentre nel classico job design si struttura l’attività in un determinato luogo, con determinati tempi e mezzi e in funzione di un risultato, stiamo ora assistendo alla decomposizione delle cinque dimensioni del lavoro: Task (e Tool), Skill, Tempo, Risultato e Luogo”.
“Non importa più dove e quando svolgo un’attività, quello che conta è raggiungere il risultato” ha spiegato a proposito di scomposizione dei fattori Tempo e Luogo, Alessandro Raguseo, Founder & Ceo di R-everse “ciò è però possibile solo se la squadra condivide valori di fiducia reciproca”.
E proprio sulla fiducia si basa la pratica di autoattribuzione degli obiettivi, che stimola imprenditorialità e autonomia, tema su cui hanno discusso Luigi Campagna, Docente di Sistemi Organizzativi presso il Politecnico di Milano e Alessandro Boscati, Professore Ordinario di Diritto del Lavoro presso l’Università degli Studi di Milano, sollevando la questione della gestione giuslavoristica dell’autonomia.
Cambiamenti operativi: cosa succede alle imprese?
Ma a livello operativo, cosa accade all’interno delle aziende? Quali divisioni vengono influenzate dalla digitalizzazione e come? Al dibattito, moderato da Andrea Martone, Docente di Organizzazione Aziendale presso Supsi Lugano e Università Cattaneo di Castellanza, hanno partecipato Tamara Driol, HR Director of Astrazeneca e Monica Pirali, HR Manager e senior Human Resources business partner in Birra Peroni.
Dal confronto è emerso che l’impatto delle innovazioni digitali è differente a seconda delle divisioni aziendali, in particolare i più colpiti sono il dipartimento ricerca e sviluppo e quello produttivo.
Ma l’evidenza più interessante, individuata da Roberto Degli Espositi, Managing Partner & Executive Business Coach in Performant e confermata da Driol e Pirali, è la prudenza delle aziende nell’implementare le tecnologie. “Sono assolutamente a favore dell’Intelligenza Artificiale, ma anche un po’ spaventata dall’affidare interamente processi umani a macchine che, seppur programmate dall’uomo, non avranno mai la sensibilità di percepire l’errore e fermarsi”, commenta Pirali.
E, oltre alle aziende, i lavoratori stessi temono e spesso rigettano il cambiamento, dunque, per prevenire e contrastare questa difficoltà è fondamentale, ha spiegato Edoardo Zecca, Senior Consultant di Eos Management Consulting, che “il management operativo abbia un ruolo chiave nella riprogettazione: deve partecipare attivamente allo sviluppo di soluzioni efficaci e condivise”.
Insomma, la vera sfida di questa digital transformation è capire come funzionano queste tecnologie e come usarle a nostro vantaggio senza subirle.