La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

L’Impresa Multisensoriale

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Benessere per un nuovo umanesimo economico

L’Impresa Multisensoriale è un modello organizzativo per fare ed essere impresa secondo una Carta dei Valori e comportamenti condivisi, uno stile di vita per un Benessere integrato, un brand di prodotti e servizi, uno spazio di riflessione e confronto consapevole per ascoltare con gli occhi e vedere con le orecchie (perché comunicare è, innanzitutto, saper ascoltare). È tempo di rivalutare le emozioni per stare bene nel lavoro, con gli altri ma, ancora di più, con noi stessi. Cambiare per diventare ciò che si è (Impresa e Persone). È Benessere per un nuovo umanesimo economico.

A cura di:
Andrea Succi

Impresa Multisensoriale: cosa intendiamo? “Sento e dimentico, vedo e ricordo, faccio e capisco”. Cosi Confucio richiamava il ruolo dell’esperienza. Ma affinché quest’ultima sia intensa e produttiva, coinvolgente e memorabile, occorre il coinvolgimento di tutti i nostri sensi. Nell’Impresa Multisensoriale l’esperienza soggettiva di ciascuno è alla base dell’apprendimento. Se l’accesso all’esperienza è possibile e avviene prioritariamente attraverso i sensi, l’apprendimento risulta tanto più esteso, complessivo, stabile e consolidato quanto più tutti i cinque sensi sono all’apice del loro funzionamento, come un motore ben rodato e pulito.

Quadro di riferimento
Il tempo dell’incertezza è scaduto. Questa condizione di turbolenza che stiamo vivendo ha reso forti alcuni segnali che in molti si ostinavano a trascurare. È certo che oggi da soli non si va da nessuna parte (occorre imparare a fare rete) e che il cambiamento è un’opportunità di crescita e non un ripiego. Stare bene ed essere autentici, lavorare con passione, prendersi cura di sé, è diventata una priorità che orienterà le nostre scelte quotidiane, in quanto imprenditori, professionisti e, più semplicemente… persone. Occorre costruire e alimentare le imprese intorno a valori e a comportamenti condivisi, orientando le persone al confronto e al significato più profondo dell’interdipendenza.
La figura dell’imprenditore condottiero indiscusso, che detta regole e direzione di marcia, non è più sufficiente e, talvolta, rappresenta un limite alla crescita dell’azienda. In futuro, le organizzazioni che riusciranno effettivamente a eccellere, quindi a sopravvivere (perché o si va avanti o si va indietro…), saranno quelle che sapranno essere autorevoli, utilizzando l’impegno dei singoli e la loro capacità d’integrare i saperi, apprendendo a tutti i livelli.
Il primo dei quali è l’alfabetismo emotivo. La nostra cultura tende a confinare le emozioni in spazi appositi: tempo libero, famiglia, sport. È solo in questi “contenitori emotivi” che le persone ancora oggi permettono a se stesse di emozionarsi. Ma quando fanno “cose serie”, produttive, devono prosciugare la loro emotività e ragionare freddamente. Ma in realtà le persone entrano in azienda… tutte intere! È la visione ad approccio integrato dell’essere umano (qualcuno la definirebbe olistica, dal greco ‘olos’, la visione dell’intero). Siamo eredi di una cultura della separazione.
È pura illusione che l’imprenditore stia da una parte e il resto della sua organizzazione dall’altra. Non è più il tempo dell’organizzazione formale gestita attraverso regole tradizionali di gerarchia. Nell’Impresa Multisensoriale si realizza un modello organizzativo che deriva da un processo di condivisione di alcuni principi/valori fondamentali, promossi dall’interno dell’organizzazione e non imposti dall’alto o da un solo uomo.
Ho riscontrato che, per guidare le loro aziende, ben pochi imprenditori attribuiscono significato strategico alla “Carta dei Valori e dei Comportamenti”.
Il lavoro stesso ha mutato di valore. I nostri nonni lavoravano sei giorni la settimana per guadagnare quello che oggi la maggior parte ha guadagnato entro il martedì pomeriggio. Il nuovo leader è colui che saprà rispondere alle più elevate aspirazioni dell’uomo al di là del cibo, di un riparo o del senso di appartenenza.
Il lavoro è sempre più inteso come opportunità di crescita della persona e quindi, attraverso i sensi, della sua crescita emotiva. Autenticità, chiarezza di rapporti, maggiore coerenza fra affetti e lavoro diventeranno i valori di riferimento che caratterizzeranno la vita e la vitalità di molte aziende in futuro.
All’imprenditore del Nuovo Umanesimo, l’opportunità di dare il buon esempio, per acquisire un consenso non solo dai propri collaboratori ma anche da se stesso. Diventare (e rimanere) leader di se stessi è la sfida del nuovo millennio.

L’impresa come spazio d’apprendimento e sviluppo personale
Impresa Multisensoriale1L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce la salute come uno stato di benessere psichico, fisico e sociale. La salute non più intesa solo come cura della malattia, ma come attenzione allo stato di benessere, inteso come ricerca di una serenità interiore e di autorealizzazione. Secondo alcuni ricercatori la salute è vista come l’adattamento perfetto e continuo di un organismo al suo ambiente. La chiave adattativa introduce così il concetto dinamico d’equilibrio, puntando sulla capacità del soggetto d’interagire con l’ambiente in modo positivo, pur nel continuo modificarsi della realtà circostante. A queste nuove linee di confine del Benessere s’ispira l’Impresa Multisensoriale, alle quali aziende e professionisti dovranno ispirarsi, per tracciare con serenità il sentiero del proprio futuro anche economico. Oggi le persone sono chiamate a fare sempre di più e sempre meglio (relazioni complesse, continue negoziazioni, scenari in continuo mutamento, aggiornamenti più rapidi e frequenti). Pertanto non si può convivere, con l’attuale turbolenza, se non si sviluppano sistemi di auto-ascolto più raffinati, verso le diverse componenti dell’essere (a partire dalle proprie emozioni).

Apprendimento e nuove sensazioni
Esiste una stretta correlazione fra l’allenamento a utilizzare i nostri sensi e la capacità di assimilare ‘nuove sensazioni’, la disponibilità e la curiosità verso il nuovo, ad affrontare il rischio rispetto a ciò che ci risulta sconosciuto.
Limitati da convinzioni, esperienze pregresse, resistenze al cambiamento, in età adulta si tende a un appiattimento e a un’omologazione che ci porta a sentire sempre meno e a utilizzare solo un senso alla volta. Ci approcciamo a un quadro guardandolo, a un profumo annusandolo, a un cibo gustandolo. Si usa, intellettualmente, un senso alla volta privandosi dell’emozione di un approccio sinestesico, espressione di una più coinvolgente integrazione di tutti i nostri sensi (e di tutti i nostri saperi). Numerose ricerche evidenziano il ruolo della vista e dell’udito come i principali canali d’apprendimento che risultano più efficaci e stabili nel tempo, definendo una graduatoria per livello d’influenza percettiva: vista 73,0; udito 13,5; tatto 11,5; odorato 1,5; gusto 1,0. I sensi sono considerati gli organi che ci permettono d’interagire con il mondo circostante.
Così come nelle aziende le persone rappresentano i mezzi di comunicazione che collegano l’organizzazione interna con il mercato dei clienti, dei fornitori, dei pubblici influenti. I sensi favoriscono la comunicazione intrapersonale (con sé stessi e il proprio mondo interiore ed emotivo) che si pone come interfaccia della comunicazione interpersonale (all’interno delle organizzazioni così come verso l’esterno).
E poiché ogni comunicazione è comportamento (non a caso, la comunicazione non verbale e paraverbale valgono per il 93% dell’efficacia comunicativa) emerge la centralità dell’esperienza nell’apprendimento degli adulti, intervenendo sulla capacità di rielaborare azioni e accadimenti.

Ma che cos’è apprendimento?
Apprendimento è l’insieme di contenuti e nozioni, è ascolto e osservazione delle proprie esperienze, è la relativa rielaborazione concettuale, è confronto con l’altro, è scegliere di mettersi in gioco e fare esperienze.
L’apprendimento è il processo con cui si crea conoscenza mediante la trasformazione di altre conoscenze. Per quanto io desideri sempre –e fortemente– distinguere la scolarità dalla cultura (perché studiare non è sinonimo di apprendere), è comprovato che all’aumentare del livello d’istruzione corrisponde una maggiore capacità d’apprendimento (sempre Confucio affermava: “Studiare senza pensare è inutile. Pensare senza studiare è pericoloso”). Pertanto la vera cultura, quella utile, è sempre una sintesi fra il sapere accumulato e l’osservazione instancabile della realtà.
Agli adulti si può insegnare qualcosa, ma ancor di più si possono agevolare ad esprimere ciò che hanno dentro di loro. È l’approccio maieutico, ispirato al metodo socratico di non inculcare nell’interlocutore le proprie idee, ma di aiutarlo a estrarre un sapere, rielaborando la sua esperienza. Così il manager e l’imprenditore risultano dei facilitatori d’apprendimento. Intervengono sulla consapevolezza dei propri collaboratori rispetto ai bisogni formativi, correlati ai compiti ricondotti al ruolo che sono chiamati a ricoprire (principio della Finalizzazione dell’apprendimento). Peraltro, assumersi la responsabilità comporta attuare il significato dell’espressione ‘respons-abilità’, ovvero ‘essere abili alla risposta’. In tal modo si alimentano la motivazione/ necessità ad apprendere quei comportamenti funzionali al perseguimento degli obiettivi che occorre condividere se ci si aspetta poi che siano raggiunti (è il principio del confronto, perché “quando tutti pensano allo stesso modo, nessuno pensa molto”).

Apprendimento ed esperienza
Impresa Multisensoriale2
Pertanto l’apprendimento adulto si realizza compiutamente quando il soggetto avverte dentro di sé il bisogno di conoscere e di conoscersi attraverso la propria esperienza. Se per i bambini l’esperienza è qualcosa che capita loro, per gli adulti l’esperienza rappresenta chi sono, la loro identità. Ne deriva una delicata e sensoriale attenzione del manager- facilitatore a rispettare il concetto di sé e il bisogno di autonomia del soggetto.
La competenza è la capacità di fare qualcosa ad un certo livello di abilità. È una combinazione di conoscenze, comprensione, abilità, atteggiamenti e valori. Assumere alcune competenze relative a un ruolo professionale significa postulare un’immagine nuova di sé, un delicato aspetto al quale il manager-facilitatore-coach occorre dia massima attenzione, fornendo riconoscimenti e feed back di sostegno.
Nell’Impresa Multisensoriale regna l’implementazione di un sistema premiante che riconosce il merito dei singoli e del lavoro di gruppo. Questo comporta un ruolo di forte autorevolezza e coerenza da parte del management e della Proprietà, in quanto non si insegna ciò che si vuole o quello che si sa o si crede di sapere. S’insegna o si può insegnare quello che si è. Il mutamento della percezione di sé spiega le forti resistenze al cambiamento, perché crediamo che la nostra autostima e identità siano determinate proprio da quelle conoscenze, abilità ed esperienze che dovremmo abbandonare.
E questo capiterà con crescente frequenza, se consideriamo che il periodo dell’apprendimento si è accorciato di cinque o sei anni: ovvero al termine di cinque o sei anni, metà di quello che abbiamo imparato non è più esatto o utile. Nell’Impresa Multisensoriale la flessibilità intellettuale, la capacità di adattare le proprie risorse ai tipi di lavoro diversi, a situazioni differenti ed in continuo mutamento, rappresenteranno requisiti determinanti per una self-leadership autorevole, premiante nel mondo del lavoro così come nelle relazioni sociali ed affettive. È il Benessere di un nuovo Umanesimo economico.
Occorre apprendere a essere piuttosto che a saper fare, ad imparare a vivere piuttosto che limitarsi a guadagnarsi da vivere, perché nell’Impresa Multisensoriale “il segreto della felicità non sta nel fare sempre ciò che si vuole, ma nel volere sempre ciò che si fa”.

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