La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

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L’occupazione torna a crescere, ma non il livello di competenze

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L’Italia sta attraversando una fase di ripresa. I dati del secondo trimestre hanno evidenziato una crescita ancora relativamente soddisfacente che – anche per effetto della revisione al rialzo delle stime sulle tendenze di fine 2016 – induce a rivedere le previsioni sulla crescita del 2017, che potrebbe raggiungere l’1,5%. La ripresa nel nostro Paese risulta strettamente legata alle tendenze della congiuntura internazionale più che a un rafforzamento della nostra struttura produttiva.

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Tasso di occupazione (15-64 anni); dati mensili destag in migliaia. Fonte: Elaborazioni REF Ricerche su dati Istat

Un ruolo determinante nella ripresa dell’economia italiana è stato infatti giocato dalle esportazioni: in particolare, la crescita dell’export è stata robusta a fine 2016 e a inizio 2017, e ha poi decelerato nel secondo trimestre. I segnali di recupero della domanda interna iniziano a consolidarsi, ma tuttora si mantengono moderati. Il tratto peculiare della crescita del 2017 è difatti che il Pil accelera mentre i consumi decelerano.

La spesa delle famiglie è frenata dal fatto che il potere d’acquisto è in decelerazione rispetto agli anni precedenti: pesa l’effetto dell’aumento dell’inflazione, legato essenzialmente all’aumento dei prezzi all’import, mentre la politica di bilancio – che sino al 2015 aveva fornito un sostegno ai redditi dei consumatori – si è spostata adesso più a favore delle imprese, soprattutto attraverso gli incentivi fiscali agli investimenti. I dati più recenti hanno comunque messo in luce un miglioramento del clima di fiducia dei consumatori.

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Variazione della quota sul totale dell’occupazione (punti percentuali). Fonte: Elaborazioni REF Ricerche su dati Eurostat

I segnali di consolidamento dell’espansione dei livelli di attività economica, particolarmente significativi nell’industria in senso stretto e nei servizi, sono associati a un assorbimento di lavoro da parte del sistema produttivo che continua a espandersi in linea con la dinamica del Pil. Dagli ultimi dati emerge un mercato del lavoro in continua e lenta ripresa: tra il secondo trimestre del 2017 e lo stesso periodo dell’anno precedente gli occupati sono cresciuti di 153 mila unità (+0,7%); sulla base dei dati mensili l’occupazione a luglio ha proseguito il cammino di lenta ripresa, arrivando molto vicino al picco positivo raggiunto prima che gli effetti della crisi cominciassero a manifestarsi.

Tuttavia non mancano diversi punti critici, soprattutto con riferimento alla qualità della nuova occupazione, che sta progressivamente peggiorando. Non tanto a causa di una maggiore precarietà, poiché il lavoro a termine è di fatto in linea con la media europea e il recente aumento dei tempi determinati si deve alla crescita dell’occupazione. Esiste, infatti, una correlazione prociclica tra livello dell’occupazione dipendente e percentuale di rapporti a tempo determinato, poiché le imprese quando riducono il personale innanzitutto non confermano i rapporti a scadenza, mentre quando assumono, quasi sempre, utilizzano rapporti instabili.

Bisogna peraltro ricordare che nella regolamentazione del nostro mercato del lavoro vige ancora la cosiddetta ‘Riforma Poletti’ (Legge 78/2014) che aveva sostanzialmente liberalizzato i contratti a termine, rendendoli ‘acausali’ e con la possibilità di realizzare numerose proroghe nell’arco dei primi tre anni. In questo modo il contratto a tempo determinato si trova così a spiazzare le altre forme contrattuali, compreso il nuovo contratto a tutele crescenti che, seppur dotato di una maggiore flessibilità in uscita rispetto al precedente contratto a tempo indeterminato, prevede comunque degli indennizzi in caso di licenziamento che lo rendono senz’altro più oneroso del contratto a tempo determinato previsto dal decreto Poletti.

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Occupazione per livelli di qualifica; anno 2016 (quote percentuali sul totale occupati). Fonte: Elaborazioni REF Ricerche su dati Eurostat

La scarsa qualità dell’occupazione italiana è da attribuire più che altro al basso livello di qualificazione professionale. Nei Paesi sviluppati, deindustrializzazione e automazione dei lavori ripetitivi hanno prodotto una tendenza alla polarizzazione della struttura dell’occupazione: negli anni si è via via ridotta la fascia dei lavori a qualificazione media (impiegati e operai specializzati) ed è aumentata sia la fascia alta (dirigenti, professioni intellettuali, tecnici) sia quella bassa (addetti a vendite e servizi personali, operai semiqualificati, occupazioni elementari).

L’Ocse ha inoltre confermato che la polarizzazione è asimmetrica, poiché in quasi tutti i paesi europei alla riduzione della percentuale di lavori a qualificazione media si accompagna un aumento della fascia alta maggiore di quello della fascia bassa. In paesi come l’Italia e la Spagna però la differenza è praticamente nulla, mentre in Grecia la situazione è addirittura ribaltata perché tra il 2013 e il 2016 sono cresciute solo le professioni a media qualificazione.

La struttura produttiva italiana resta quindi ancora fortemente sbilanciata verso i livelli di competenze mediobasse. Confrontando le maggiori economie dell’area euro, l’incidenza degli occupati high-skilled risulta in Italia e Spagna decisamente inferiore ai livelli che si osservano in Francia e Germania. Le ridotte dimensioni delle imprese e gli scarsi investimenti in ricerca e sviluppo sono i motivi dal lato della domanda di lavoro cui si ricorre per spiegare questo deficit.

Da quello dell’offerta va aggiunto il basso livello di istruzione della forza lavoro, aggravato dalla scarsa qualità delle competenze anche degli istruiti, come mostra l’indagine Piaac-Ocse sulle competenze degli adulti, secondo la quale l’Italia è all’ultimo posto per quelle di lettura e al penultimo per quelle di matematica tra i Paesi sviluppati.


Marina Barbini

Marina Barbini è Ricercatrice presso REF Ricerche dove lavora nell’area Previsioni e Analisi macroeconomiche, occupandosi di tematiche relative al mercato del lavoro italiano.

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