La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

Da manager a imprenditore. Carriere in tempi di Jobs Act

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Autori:

  • Eliana Alessandra Minelli, Professore Associato di Organizzazione aziendale presso l’Università Carlo Cattaneo-Liuc.
  • Chiara Morelli, Professore Associato di Organizzazione aziendale presso il Dipartimento di Studi per l’Economia e l’Impresa dell’Università del Piemonte Orientale.
  • Gianni Maria Strada, Docente di Organizzazione aziendale e gestione del personale presso la Scuola di Ingegneria Gestionale dell’Università Carlo Cattaneo-Liuc.

Questa ricerca si concentra sul mercato del lavoro italiano e si propone di esplorare i fattori individuali e di contesto che promuovono la transizione da una posizione manageriale all’interno di un’azienda a un ruolo imprenditoriale. Il contesto di riferimento è caratterizzato da profondi fenomeni di trasformazione, tra cui la struttura demografica della società europea, la struttura dei settori produttivi e dei modelli di organizzazione del lavoro. Inoltre, in Italia è presente una notevole rigidità del mercato del lavoro che genera alti livelli di disoccupazione e contrasta con l’esigenza di flessibilità nella gestione del personale, cui il Jobs Act e i recenti decreti attuativi intendono rispondere. La capacità di cambiare lavoro diventa pertanto una competenza importante che merita attenzione a livello scientifico. I risultati ottenuti dimostrano che, nel contesto italiano, coloro che hanno realizzato con successo una transizione da manager a imprenditore hanno sviluppato una forte propensione al miglioramento delle proprie competenze e attitudine alla flessibilità (adaptability), coniugate a un approccio autodiretto e indipendente alla carriera (protean attitude). La propensione al miglioramento e l’attitudine alla flessibilità si sono consolidate durante la precedente esperienza manageriale attraverso un contesto di lavoro idoneo che applicava sistemi di gestione del personale rivolti allo sviluppo del potenziale dei collaboratori. I risultati della ricerca sono quindi interessanti per facilitare la comprensione dei cambiamenti in atto nel mondo del lavoro e per contestualizzare le nuove regole che governano i rapporti di lavoro, in particolare con riferimento alle opportunità di carriera delle nuove generazioni.

L’Università Carlo Cattaneo-Liuc, in collaborazione con Scoa-The School of Coaching ed Exeo Consulting, ha svolto nel 2015 una ricerca per studiare il tema della mobilità e della transizione di carriera dal ruolo manageriale a quello imprenditoriale. Lo studio si concentra sul mercato del lavoro italiano e si propone di esplorare le condizioni istituzionali, sociali, educative, culturali e individuali, come l’esperienza, le attitudini e le competenze, che favoriscono il passaggio dal ruolo manageriale a quello d’imprenditore. Il contesto di riferimento è caratterizzato da profondi fenomeni di trasformazione: la struttura demografica della società europea è cambiata in modo irreversibile negli ultimi vent’anni, a causa dell’invecchiamento della popolazione dovuto a un calo generalizzato della natalità e a una maggiore aspettativa di vita (Eurostat, 2014). A questo si deve aggiungere l’incremento del tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro sin dagli Anni 70 dello scorso secolo, che ha indotto un cambiamento nella tradizionale definizione dei ruoli familiari (Greenhaus e Foley, 2007; Whitley, 1999) e un incremento di competitività tra i generi all’interno delle organizzazioni (Martell, Emrich e Robinson-Cox, 2012; Powell, 2011). All’inizio del nuovo millennio la globalizzazione associata agli effetti della crisi finanziaria ha portato a un cambiamento sostanziale dei settori produttivi e dei modelli di organizzazione del lavoro (Confindustria, 2013). Oltre che da questi fenomeni, il contesto italiano è caratterizzato da una notevole rigidità del mercato del lavoro, causata dalla stratificazione di normative che producono ridondanze, inefficienze e, conseguentemente, un livello di disoccupazione strutturale elevato e persistente (Bertola e Garibaldi, 2003). Tuttavia le organizzazioni sono alla ricerca di flessibilità nella gestione del personale. Come conseguenza della rigidità, dall’inizio del nuovo millennio una crescente disoccupazione ha colpito gli over 40 (Iacci, Rebora, Soro e Trabucchi, 2005) diventando un problema strutturale indipendente dalla crisi economica contingente. In particolare, nel mercato del lavoro italiano si sta evidenziando il fenomeno dei manager espulsi dalle aziende che hanno difficoltà a ricollocarsi. Il Jobs Act e i successivi decreti attuativi intendono rispondere all’esigenza di superare la rigidità del contesto italiano attraverso la flessibilità in uscita e sono destinati a cambiare i meccanismi del mercato del lavoro. Tuttavia la ritrovata flessibilità in uscita dalle aziende pone i lavoratori di fronte a un nuovo modello di occupazione il cui riferimento primario non è più il ‘posto fisso’, ma l’appetibilità delle competenze possedute. In sostanza, il Jobs Act richiama a una maggiore responsabilità individuale nella gestione della carriera perché diminuisce le garanzieche avevano in precedenza creato rigidità e disfunzioni nel mercato del lavoro italiano. Solo recentemente nelle società occidentali si è rafforzata la consapevolezza della necessità che ciascuno coltivi la propria capacità di impiego (Vanhercke, Cuyper, Peeters e Witte, 2014; De Cuyper et al., 2014; Clarke e Patrickson, 2008). Conseguentemente, la capacità di cambiare lavoro è diventata una competenza importante da apprendere e sviluppare attraverso la formazione e che merita attenzione a livello scientifico.
Per leggere l’articolo completo (totale battute: 52000 circa – acquista la versione .pdf scrivendo a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434419)

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