La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

Persone, conoscenze e tecnologia. Dentro il Vortice dell’innovazione

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Intervista a Stefano Guantieri, General Manager di Vortice

Era un’azienda nata in una cantina nel centro di Milano: la passione del suo fondatore Attilio Pagani l’ha trasformata in un’impresa di successo. Che con il tempo si è strutturata fino a diventare leader del settore della ventilazione. La recente crisi, però, l’ha messa a dura prova: solo un piano strutturato di change management che ha puntato su nuove modalità operative, persone e innovazione tecnologica ha permesso di affrontarla e consolidare la presenza di Vortice sui mercati, soprattutto quelli internazionali. Cogliendo gli spunti del fondatore e gli indirizzi del Presidente Carlo Pagani, l’attuale General Manager Stefano Guantieri ha gestito questo profondo processo di cambiamento dell’azienda nel mare agitato di un’economia in forte recessione per traghettarla verso le attuali sfide.

A vederlo da fuori, sembra uno stabilimento come tanti dispersi nel verde nella provincia di Milano, in quel ‘triangolo industriale’ formato da Melegnano, San Donato e Paullo, a due passi dalla metropoli. Ma basta addentrarsi nell’edificio per capire che Vortice Elettrosociali Spa è ben più di una fabbrica. Superate le porte, che magicamente si aprono automaticamente, ci si ritrova immersi in un pezzo della storia della ventilazione: qui a Tribiano, sulle rive del Canale della Muzza – una diramazione del Fiume Adda – il fondatore dell’azienda, Attilio Pagani, ha creato una collezione, con oltre 700 pezzi, unica in Italia e forse al mondo di ventilatori d’epoca. Passeggiando per l’headquarter, infatti, è possibile ammirare alcuni dei cimeli dall’inestimabile valore storico e sociale: “Ogni pezzo racconta uno spaccato di storia dell’uomo e delle tecnologie, da quelli fusi e lavorati materiamanualmente all’avvento della plastica, testimoniando come le diverse epoche abbiano influito sui materiali, sulle abitudini d’uso e soprattutto sul loro design”, dice Stefano Guantieri, General Manager di Vortice, entrato in azienda a fine 2007 con l’obiettivo di introdurre un piano di change management per portare l’azienda a una gestione manageriale.

 

La passione per l’innovazione
Di strada, però, l’azienda ne ha già percorsa tanta: chissà se Attilio Pagani negli Anni 50, quando iniziò la sua impresa all’età di 16 anni in una piccola cantina di Viale Montenero a Milano dove il padre Ettore svolgeva la sua attività di lattoniere, si era immaginato che nel Terzo millennio Vortice sarebbe diventata un Gruppo che avrebbe controllato, oltre allo stabilimento di Tribiano, anche Vortice France, Vortice Uk, Loran, dove il Gruppo concentra il proprio know how nel settore del trattamento aria industriale, Vortice Ventilation System in Cina e Vortice Latam con sede in Costa Rica. Certo, il vero motore di tutto è stato proprio Pagani che, con la sua passione per l’innovazione e per il design (numerosi i riconoscimenti in questa direzione per l’azienda, che ha vinto due volte il Compasso d’oro, il più antico e autorevole premio mondiale del settore), ha traghettato l’impresa, insieme al lungimirante amico e socio Carlo Pagani, dalla cantina nel cuore del capoluogo lombardo fino all’attuale sede, promuovendo l’espansione e l’allargamento del business alla ventilazione industriale e all’internazionalizzazione.

La presenza internazionale
Nel 2007, Vortice ha iniziato un periodo di profonda trasformazione anche per far fronte alle nuove sfide: il suo percorso però è stato fin da subito in salita vista la crisi che ha coinvolto anche il settore elettrico e, di conseguenza, ha avuto un inevitabile impatto sul fatturato dell’azienda. “Il 70% del nostro business nel 2007 proveniva dal mercato italiano e in particolare dal canale del materiale elettrico e la recessione ci ha fatto perdere ben il 30% di quel fatturato”, ricorda il General Manager. Che non nasconde l’orgoglio per il progetto di change management che oggi ha condotto Vortice a essere un gruppo multinazionale che opera in oltre 90 Paesi del mondo coinvolgendo circa 300 persone in tre Continenti (Europa, Asia e Sud America) e con un fatturato di circa 60 milioni di euro: “Oggi l’obiettivo è non perdere l’attuale quota di mercato italiano all’interno del nostro canale storico e crescere nei mercati internazionali”, ammette il manager.
Incontriamo Guantieri nel suo ufficio al primo piano dello stabilimento: giusto il tempo di essere accolti nella stanza (che ospita, tra vari cimeli, anche i disegni di Roberto Molino per la pubblicità del Bidone aspiratutto creati per la Domenica del Corriere) che ci ritroviamo a passeggiare lungo la linea produttiva, tra aree di sviluppo prodotto, controllo qualità, stoccaggio e progettazione nel bel mezzo di una normale giornata di lavoro.

Cosa resta di Vortice rispetto all’idea originale del fondatore Pagani?
La crisi ci ha costretto a rivedere le logiche dei nostri processi interni e anche alcuni approcci commerciali, ma abbiamo sempre mantenuto fede ai valori del nostro fondatore: in primis serietà e onestà mettendo le persone al centro della nostra attenzione. Abbiamo cercato di aumentare l’efficienza dei nostri processi produttivi semplificandoli e velocizzandoli per contrastare il calo dei volumi da parte del mercato, ma abbiamo puntato molto sul processo di sviluppo dei nuovi prodotti mantenendo però l’attenzione al design che da sempre ha contraddistinto la nostra azienda. Inoltre abbiamo puntato sul servizio a 360 gradi sia in termini di pre che di post vendita per essere più vicini ai nostri clienti.

Dopo oltre 60 anni siete ancora un leader di mercato…
Alcuni prodotti sono stati sostituiti dalle nuove tecnologie, però siamo stati fra i primi in Italia a investire nel recupero di calore. Infatti nel 2009 abbiamo lanciato il primo recuperatore di calore denominato Prometeo che, nelle nuove case di classe energetica elevata, sostituisce in tutto o in parte i tradizionali aspiratori d’aria che, comunque, restano i nostri prodotti di punta. Oggi, infatti, il tema del trattamento dell’aria è molto importante: soprattutto le case più moderne per migliorare la loro l’efficienza energetica ricorrono a materiali e tecniche importanti per aumentare l’isolamento, ma così non ‘respirano’ cioè non garantiscono il minimo ricambio d’aria necessario sia per la salute delle persone sia per il corretto stato d’uso degli ambienti; il fatto che dall’esterno non entri nulla non sempre è positivo. Ecco perché ci siamo inseriti in questo settore, che in Paesi del Nord Europa o in Francia è già ben sviluppato.

Come siete arrivati allo scambiatore?
Con l’intuizione e interpretando le necessità del mercato soprattutto in termini di certificazione energetica delle abitazioni. In Francia hanno capito da tempo l’importanza del trattamento dell’aria, tanto che esiste una specifica normativa, sia per l’aspirazione sia per il ricambio dell’aria all’interno delle case. Inoltre i prodotti rinnovano l’aria prelevandola dall’esterno, ma questa è inquinata e fredda d’inverno. Vortice ha allargato la propria offerta sviluppando una gamma di prodotti specifici, i recuperatori di calore di cui il Prometeo è stato il capostipite, in grado di garantire il rinnovo dell’aria all’interno dei locali, estraendola da quelli in cui è più calda e umida – generalmente la cucina e i bagni – e immettendo quella di rinnovo negli altri aspirandola direttamente dall’esterno.

Come funziona il recuperatore di calore?
Prima dell’espulsione dell’aria viziata e dell’immissione di quella di rinnovo i due flussi scambiano l’energia di cui sono in possesso in un apposito scambiatore. In particolare l’aria interna, più calda di quella esterna di rinnovo, cede parte del suo calore a quest’ul-tima pre-riscaldandola, recuperando così parte del calore che altrimenti andrebbe disperso: inoltre l’aria esterna viene filtrata in modo da ridurre significativamente il contenuto di polveri sottili e allegenici. Otteniamo due importanti vantaggi: garantiamo il ricambio d’aria dei locali con aria di rinnovo ‘pulita’ e recuperiamo calore riducendo i costi di riscaldamento in inverno. Da segnalare che il recuperatore funziona allo stesso modo anche in estate, ma, in presenza di un impianto di condizionamento, raffrescando l’aria che viene immessa dall’esterno. Peccato che, tuttavia, in Italia manchi una regolamentazione, nonostante il mercato sia – in modo caotico – in crescita.

Quindi dietro all’innovazione c’è una sana dose di intuizione?
Intuizione e capacità di leggere il mercato: la vera rivoluzione, per noi, riguarda l’analisi dei dati e il mettere questi ultimi in relazione con il mondo esterno. L’Industry 4.0 deve riguardare i prodotti e offrire un servizio innovativo: non è una mera questione di software. Avere strumenti avanzati non fa compiere il vero salto di qualità: la differenza non è fatta dai robot, ma dalle persone che controllano le macchine. Mentre parla, Guantieri non dimentica di farci osservare ogni particolare dello stabilimento. Come i ventilatori a soffitto: “Siamo forse gli unici in Europa a produrli ancora”, ammette. Oppure indica gli operai sulla linea, cui spetta anche una parte del controllo qualità, vera ossessione per Vortice: “Sugli aspiratori elicoidali da muro, per esempio, i controlli sono circa 100”, spiega il General Manager mentre passeggia nello stabilimento senza lesinare saluti a tutti i collaboratori che, non interrompendo mai le loro attività, ricambiano il cenno di Guantieri. Lo stesso manager, uscendo dalla produzione, ricorda come sia fondamentale, sempre in ottica di innovazione, la condivisione delle informazioni con tutta la filiera. E discutendone entriamo nell’area della Ricerca&Sviluppo, dove, tra gli ultimi programmi di design, fluidodinamica e calcolo strutturale, fa capolino anche una stampante 3D utilizzata direttamente dai progettisti.

Come nascono e come si sviluppano i vostri prodotti?
Innanzitutto operiamo attraverso una procedura per fasi successive che parte da una scheda di marketing contenente i requisiti del prodotto necessario e anche volumi e margini attesi dalle vendite: lavoriamo con team di sviluppo interfunzionali coordinati da un team leader. È chiaro che la presentazione della scheda è la prima fase del processo, ma in realtà è l’ultima di tutta una serie di attività di analisi del mercato, dei trend normativi, di analisi della concorrenza e di contatti e confronti con i nostri partner commerciali. Lo sviluppo prodotto non può che partire dal mercato e da un’attenta lettura dello stesso che va comunque sempre unita a una visione strategica d’insieme di dove si vuole andare e, perché no, in qualche caso da una sana intuizione.

Qual è il ruolo dei clienti nel processo?
È necessario comunque che ci sia un rapporto molto stretto con i clienti, perché sono le chiavi per leggere il mercato e con i fornitori per importare nello sviluppo dei prodotti le tecnologie più innovative o all’avanguardia. Il processo centrale per un’azienda rimane sempre quello della vendita che viene alimentato dai risultati del processo di sviluppo dei nuovi prodotti.

Quali sono le strategie per alimentare lo sviluppo dei nuovi prodotti?
Per esempio con l’attività di pre-vendita, durante la quale possiamo capire i bisogni dell’installatore, del cliente finale o del progettista e quella di postvendita che ci permette di verificare i punti deboli dei nostri prodotti verso le necessità installative. Il tempo di sviluppo rimane poi una delle variabili più importanti in quanto può rappresentare un reale vantaggio competitivo: essere veloci nell’intuire le esigenze del mercato e tradurle in un prodotto realizzabile e la rapidità di esecuzione rappresentano un vero e proprio punto di forza. Una strategia volta a migliorare le performance è utilizzare strumenti di Product Lifecycle Management e stampanti 3D per abbattere il time-tomarket. Però sia chiaro che l’Industry 4.0 è soprattutto una questione di conoscenza, di diffusione e condivisione veloce delle informazioni.

Insomma, tutto si basa sulla condivisione della conoscenza?
Questa è la parte più difficile. Per farlo ci siamo attrezzati con gli strumenti più classici – web, pubblicità, social network – ma pure parlando semplicemente con i progettisti. In questo modo la modifica tecnica si trasforma in condivisione della conoscenza: è la vera chiave di successo per l’Industry 4.0. I tool restano solo gli strumenti per agire.

A proposito di strumenti, avete impostato un’importante strategia per lo sviluppo di applicazioni che facilitano il lavoro dei clienti: ci racconta cos’è ProgettareVortice?
Vortice affianca il cliente, supportandolo già nella fase di progettazione dell’impianto, offrendo non solamente il prodotto, ma individuando la soluzione più adeguata a ogni problema di ventilazione. Tra gli strumenti più recenti c’è l’applicazione di dimensionamento e preventivazione per impianti di ventilazione meccanica controllata, che fornisce a installatori e progettisti la possibilità di generare lo schema di impianto e un’offerta di massima, completa di macchina, canalizzazioni, terminali e accessori a partire da pochi semplici dati di impianto. Riceviamo una media di circa 20mila richieste all’anno (via mail, social network, telefono, ecc.) per schemi elettrici dimensionamento di impianto, dati tecnici, scelta del prodotto, riferimenti normativi, problematiche di installazione che trovano risposte grazie all’impegno del nostro team di specialisti. Infatti mettiamo a disposizione anche un numero verde dedicato per le informazioni, un numero per la consulenza su impianti e prodotti e una casella email. Ma anche il servizio postvendita è pensato e strutturato per soddisfare tutti gli interlocutori, dall’utilizzatore finale al grossista, passando per l’installatore e il rivenditore.

Quindi anche la tecnologia ha rappresentato un ruolo importante nel change management di Vortice?
Nella fase di cambiamento abbiamo individuato tre processi su cui focalizzare l’attenzione e scelto i relativi tool da introdurre. Per esempio è stato deciso di potenziare, nell’area commerciale, l’ufficio di prevenditainserendo tre tecnici specializzati nell’utilizzo di stazioni CAD per sostenere lo sviluppo dei nuovi prodotti rispetto alle reali esigenze del mercato.

Appena arrivato ha dovuto gestire il cambiamento: come ha impostato il lavoro?
Ho scelto di applicare il ‘mio’ modello, perfezionato attraverso le passate esperienze; ho cercato di introdurre il miglior approccio rispetto alle esigenze di Vortice e una volta compresa la situazione iniziale ho applicato il modello su base triennale. Che è stato costruito a tavolino con i collaboratori e poi condiviso con tutti affinché ognuno si facesse portatore dei valori del cambiamento. Ma sia chiaro: tutto è stato fatto rispettando la mission aziendale che rispecchia il pensiero del fondatore e ha orientato anche il mio lavoro.

Qual è la mission?
Operiamo per contribuire al benessere e al progresso sociale attraverso prodotti che muovono l’aria in modo efficiente e sicuro, nel rispetto dell’ambiente e della persona. (La mission la si trova scritta, più volte, in tutta l’azienda, soprattutto accanto alla porta della stanza dove si riunisce il board, per ricordare a tutti che, in caso di incertezza, c’è una bussola a guidare le decisioni, ndr)

Oltre alla mission, su cosa ha puntato il suo progetto di change management?
Ho scelto di orientare la strategia rispetto a cinque pilastri: consolidamento della leadership nel settore del materiale elettrico; espansione di canale e di presenza nel mondo; sviluppo di prodotti di nuova generazione (focus su riduzione dei consumi, riduzione del rumore, in grado attraverso sensori e un’elettronica evoluta di modulare le prestazioni in funzione dell’andamento di alcuni parametri ambientali) per migliorare la qualità dell’aria; sviluppo di piattaforme produttive presenti in aree geografiche diverse; ingresso nel settore dell’aspirazione industriale.

Quando è arrivato ha inserito nuove persone nel mangement che fossero già allineate con la sua strategia?
La mia decisione è stata quella di ‘giocare la partita’ con le persone già presenti in azienda. Abbiamo scelto di inserire nuovi profili con specifiche competenze solo nella fase di ‘sostituzione’ delle persone in uscita. Puntare su alcune figure con una particolare professionalità e con hard-soft skill ha accelerato il cambiamento. Poi ho introdotto il concetto di lavoro di gruppo e della conoscenza diffusa: prendendo adesempio paradigmi già consolidati in ambito automotive, ho creato team leader cui affidare i progetti.

Proprio le persone sono state al centro della trasformazione di Vortice…
Nel 2008-09 è stato varato il primo piano formativo aziendale che ha coinvolto tutte le persone per le tematiche di management e la gestione del cambiamento: sono stati condotti progetti sia sui bisogni della singola persona, ma anche su quelli di gruppo con l’obiettivo di fare team building. Perché la squadra è di certo più forte del singolo.

Oggi la sua scommessa si può dire vinta: avete una presenza internazionale e avete retto l’onda d’urto della crisi.
Oggi l’internazionalizzazione è il nostro pilastro industriale: siamo un’azienda globale con il cuore italiano. Che significa? Il nostro mercato è il mondo, ma il centro di sviluppo è rimasto locale. La scelta di avere una sede in Cina non è stata dettata dalla volontà di abbattere i costi, perché sarebbe troppo onerosoimportare la produzione ed esportare le parti costruite dai nostri fornitori. Vortice China produce per quel mercato, che ha peculiarità specifiche. Abbiamo quindi scelto di aggredire il mercato cinese calandoci nella realtà locale. Eravamo un’azienda 1.0, ora ci stiamo attrezzando per andare verso il 4.0.

Quali progetti avete lanciato in ambito di welfare?
Al momento sono convinto che il miglior progetto di welfare sia stato quello di garantire l’occupazione evitando anche la perdita di posti di lavoro: in questo periodo di crisi che ha contratto i volumi produttivi siamo riusciti a non far ricorso alla cassa integrazione, una scelta che ha permesso di contenere soprattutto i contraccolpi psicologici di una situazione di crisi. E anche con le aziende esterne con cui collaboriamo abbiamo cercato di garantire sempre, anche se ovviamente con volumi ridotti, il lavoro.

Per quanto riguarda l’alternanza scuola-lavoro avete progetti interessanti…
Da poco abbiamo lanciato un progetto denominato ‘Adotta una classe’ con l’Istituto Tecnico Volta di Lodi con il quale seguiamo una classe nel triennio 2016-18: si tratta di un percorso formativo in cui Vortice racconta ai giovani la sua realtà e gli studenti possono entrare in contatto con un’azienda con la quale iniziare a elaborare qualche progetto.
All’interno di questo percorso, inoltre, ospiteremo alcuni studenti a partire dall’estate 2016 per un stage formativo in aree aziendali affini al loro corso di studi e contemporaneamente visiteremo la classe all’interno del programma scolastico per vedere l’avanzamento del progetto condiviso e per tenere i giovani informati sul ‘mondo dell’aria’. Abbiamo poi in questi ultimi anni incrementato i rapporti con il mondo della scuola superiore e dell’università, attraverso lo strumento degli stage e dei tirocini finalizzati a certe aree dell’azienda: quasi tutti coloro che sono entrati con questa formula sono finora stati confermati. Il nostro spirito è questo: investire sulle nuove generazioni perché rappresentano il futuro di qualsiasi organizzazione. 

 

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