La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

Stati Generali della conciliazione vita-lavoro e del welfare aziendale”: primo step verso pratiche di sussidiarietà circolare

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di Giovanni Scansani

L’Assessorato al reddito d’autonomia e all’inclusione sociale di Regione Lombardia ha organizzato il 6 e 7 aprile la prima edizione degli Stati Generali della conciliazione vita-lavoro e del Welfare aziendale. All’appuntamento, ricchissimo di spunti di riflessione e affiancato da una serie di work-shop tematici, hanno partecipato oltre 500 persone, segno evidente di come gli argomenti discussi siano di grande interesse in un Paese come il nostro, nel quale le politiche di welfare pubblico (sempre più in crisi) e quelle di welfare aziendale (sempre più in fase di sviluppo) spingono verso forme di integrazione e di co-progettazione.

Non a caso il primo intervento, dopo l’apertura dei lavori curata direttamente dall’Assessore Giulio Gallera, è stato quello di Franca Maino, Direttrice di Percorsi di Secondo Welfare, che è intervenuta sul tema: “Reti territoriali per la conciliazione e alleanze locali: primi risultati e prospettive future”.
Premessa: Banca d’Italia ci dice che se l’Italia avesse un tasso di occupazione pari a quello medio dell’Unione europea, il nostro Pil farebbe un balzo in avanti di sette punti. Per muovere in questa direzione occorre recuperare il gap che l’Italia manifesta sul fronte dell’occupazione femminile (46,8% vs. 59,6 UE 28). Come? Puntando decisamente sulle misure di conciliazione vita-lavoro, sviluppando il terziario sociale (il settore dei servizi alla persona dove si potrebbero creare oltre un milione di posti di lavoro) ed uscendo dalla logica del welfare familista che scarica sulle donne i carichi di cura di figli e di anziani non autosufficienti.

La prospettiva che può indicare il percorso per realizzare ‘sul campo’ questi risultati è quella dello sviluppo delle Reti e della sottostante prospettiva della sussidiarietà circolare, ossia mettendo a fattor comune le competenze non solo degli Enti pubblici e del Terzo Settore, ma aprendosi al dialogo con la business community, coinvolgendo le imprese. Da qui deriveranno modelli e servizi che implementeranno forme d’innovazione sociale che favoriranno una maggiore partecipazione e svilupperanno empowerment; oltre alla co-progettazione ed alla co-gestione degli interventi, un simile percorso avrebbe anche il pregio di favorire il co-finanziamento degli interventi. In Lombardia questo modello esiste già, almeno in parte, ed è ben rappresentato dalle Rtc (Reti territoriali di conciliazione) che oggi vedono coinvolte quasi 5mila imprese con circa 17mila dipendenti complessivamente beneficiari dei servizi.

Questo impianto complessivo può ora ampliarsi ulteriormente, integrandosi maggiormente con le policy di welfare aziendale sfruttando anche le recenti novità legislative. Il messaggio è stato raccolto da Emmanuele Massagli, Presidente di Adapt, il cui intervento si è incentrato proprio sulle novità introdotte dalla legge di Stabilità 2016 in tema di welfare aziendale. Come noto sono stati rimossi alcuni ostacoli alla contrattazione di secondo livello, ampliati i servizi defiscalizzati ed è stato introdotto lo strumento del voucher che tanta semplicità operativa e gestionale potrà dare ai Piani di welfare aziendale soprattutto delle Pmi, sinora spesso assenti sul piano degli interventi strutturati rivolti al benessere dei dipendenti.

Valentina Aprea, Assessore all’Istruzione Formazione e Lavoro, e Mauro Parolini, Assessore allo Sviluppo Economico, hanno infine sintetizzato le azioni realizzate dai propri assessorati per facilitare la conciliazione tra i tempi di vita e lavoro dei cittadini lombardi ricordando gli sforzi e le risorse che la Regione ha messo in campo anche per favorire lo sviluppo del welfare aziendale nel tessuto delle Pmi.

Dal dire al fare. Al termine degli interventi di apertura buona parte dei partecipanti (in rappresentanza di soggetti pubblici e privati: aziende, organizzazioni terzo settore, Pa, sindacati, enti datoriali) si è messa al lavoro dividendosi in sei work-shop dedicati ai temi del work-life balance e dello sviluppo del welfare aziendale sotto diversi punti di vista:

• smart working, co-working e lavoro flessibile;
• sviluppi e prospettive dei servizi per la cura dei figli e dei parenti fragili;
• il futuro della contrattazione territoriale e di secondo livello;
• secondo welfare e reti multi-attore: le prospettive per le reti territoriali di conciliazione;
• l’impresa nel welfare territoriale: impatto sulle performance e sulla creazione di valore condiviso;
• la conciliazione famiglia-lavoro nella pubblica amministrazione.


Nel corso della seconda giornata i responsabili delle singole sessioni di lavoro hanno presentato i principali risultati emersi nel corso dei sei workshop, sottolineando, tra l’altro, alcuni elementi trasversali emersi dal confronto, come la necessità di una migliore comunicazione da parte delle Rtc e la possibilità di potenziare le occasioni di formazione degli attori partecipanti alle Reti al fine di favorire la diffusione delle prassi e il loro sviluppo nel tempo.

L’Assessore Giulio Gallera, concludendo gli Stati Generali ha affermato che: “Il lavoro che ci è stato restituito da queste due giornate di confronto con gli stakeholder della conciliazione e del welfare aziendale è stato prezioso: quello che è emerso è che le Reti di conciliazione possono essere lo strumento migliore per dar corpo ad un nuovo modello di welfare, che integri le risorse pubbliche e quelle private, quindi delle aziende presenti sul territorio, al fine di rispondere ai bisogni delle comunità”.

L’Assessore ha quindi affermato che il prossimo obiettivo della Regione è quello di agevolare l’autosostenibilità delle Reti, ossia far sì che esse, considerata la riduzione delle risorse da parte dello Stato a favore degli interventi per la conciliazione, abbiano la capacità di recuperare sul territorio, da aziende o altri soggetti, i finanziamenti per realizzare i progetti. “Si tratta di una grande sfida”, ha precisato Gallera, “ma sono sicuro che attraverso un lavoro di squadra riusciremo a vincere. Prima della fine di questa legislatura faremo la seconda edizione degli Stati Generali della Conciliazione e welfare aziendale per vedere se saremo riusciti a raggiungere questo obiettivo”.

La nuova frontiera del welfare è quindi l’integrazione tra le risorse pubbliche e quelle private, un mix di welfare tradizionale e Secondo Welfare, quello messo in campo da aziende, Università, terzo settore, fondazioni che, da una ricerca del Centro Studi Einaudi, ha messo a disposizione in questi anni oltre 12 miliardi di euro. Quindi ci sono grandi possibilità di integrare gli interventi pubblici con quelli privati dove le istituzioni sono chiamate a fare da cabina di regia agli attori che si muovono sul territorio per la creazione di un vero welfare territoriale. “Negli ultimi tre anni”, ha spiegato Gallera, “Regione Lombardia ha investito 5,3 milioni di euro, quindi è necessario mettere a sistema tutte le risorse che il territorio è in grado di sprigionare”.

La sfida del welfare aziendale e di quello territoriale è lanciata: ora starà alle imprese e ai sindacati raccoglierla, unitamente ai frutti virtuosi che l’adozione di prassi socialmente responsabili sempre restituisce a chi le abbia sapute coltivare.

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