La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

Stress e ambiente di lavoro

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di Michele Ciceri
Comfort significa ben-essere fisico e psichico. L’ufficio confortevole è il luogo ‘ideale’ per lavorare, traduzione concreta dell’ambiente materiale e relazionale dove le persone vivono bene e producono di più; per il bene loro e dell’azienda. Il D.lgs 81/2008 (e le norme collegate), che dal 1° gennaio 2011 obbliga i datori di lavoro a valutare il rischio di stress lavoro-correlato, è un’opportunità di crescita per le organizzazioni a ogni livello. L’ufficio confortevole è per definizione salubre e contribuisce al ben-essere dei cinque sensi con un buon microclima, un’acustica corretta e un’illuminazione adeguata. L’ufficio confortevole è anche bello, con l’aiuto dei colori. 


Il contributo anti-stress dell’Ufficio HR
Anche i rapporti tra colleghi, con il capo e la competizione che si respira tra le scrivanie sono spesso causa di stress e a volte possono portare a situazioni di disagio che culminano nella richiesta di sostegno psicologico. Ecco perché alcune aziende, ancora poche in verità, adottano un supporto psicologico ‘aziendale’. Psicologici a parte, di quali strumenti dispone l’ufficio delle Risorse Umane?
L’ufficio HR è di norma impegnato nel tentativo di garantire che i processi comunicativi interni, ma anche verso l’esterno, siano impostati in un’ottica di chiarezza ed efficacia; come anche nello sviluppo e implementazione continua di comodities e facilities (asili, convenzioni, ecc…) che permettano di garantire un buon livello di work-life balance. Oltre a sostenere la chiarezza nella comunicazione aziendale –favorendo l’utilizzo di strumenti che agevolino la diminuzione delle pressioni, come il lavoro flessibile e i servizi– il team HR può farsi promotore dell’adozione di vere e proprie policy aziendali a tutela del benessere del lavoratore.
NorthgateArinso, fornitore di software e servizi HR con uffici in 35 paesi nel mondo, suggerisce per esempio sei linee guida secondo le quali l’azienda dovrebbe impegnarsi a monitorare costantemente i livelli di stress tra il personale: identificare i fattori di stress presenti al proprio interno; eseguire una valutazione periodica degli ‘stressor’; garantire l’implementazione di un sistema in grado di analizzare, valutare e rispondere agli eventuali fattori di rischio; garantire interventi ad hoc (per esempio azioni formative, focus group ecc.) finalizzati a diminuire costantemente i livelli di stress; porsi in ascolto di eventuali richieste di aiuto.
“Se davvero, come spesso si dice, le risorse umane sono l’asset più importante delle aziende, diventa fondamentale garantire un alto livello di benessere organizzativo che permetta loro di essere motivate, fidelizzate e soddisfatte del ruolo che rappresentano in azienda” afferma Cristiana Rossi, HR Manager di NGA Italia. “L’Ufficio HR è il motore del processo di sviluppo dei dipendenti, e deve farsi garante della sicurezza e di livelli bassi o minimi di stress. Per questo motivo, iniziative volte a valutare, analizzare, monitorare, prevenire e gestire situazioni potenzialmente a rischio di stress devono partire e/o coinvolgere sempre l’area HR”.

Survey di clima, punto di partenza
Ci sono aziende che pongono la soddisfazione dei dipendenti e la focalizzazione verso la persona tra gli obiettivi prioritari. Per esempio con una gestione flessibile della presenza in ufficio, limitata a quando e quanto necessario, senza rigidità che prescindono dalle necessità reali. Anche la tecnologia si dimostra una valida ed efficiente alleata della flessibilità: con pc, web cam, connessione Adsl e collegamento via chat con i colleghi per telefonate e videoconferenze (per non parlare della telepresence, efficace ma costosa), si può creare un vero e proprio home office che consente di poter svolgere le proprie mansioni lavorative a prescindere dal luogo fisico in cui ci si trova.

Silvia Alessi
Silvia Alessi, HR Manager di Avanade Italy

“Nella nostra strategia di gestione delle Risorse Umane rientrano anche le politiche per favorire la conciliazione a tutti i livelli”, afferma Silvia Alessi, HR Manager di Avanade Italy. “Nella maggior parte dei casi si cercano di trovare soluzioni costruite su misura. Pensiamo alle donne e al loro rientro dalla maternità: l’azienda garantisce loro la possibilità di gestire i congedi con flessibilità e nel rispetto delle singole esigenze. Dalla flessibilità, al part time, al telelavoro, l’obiettivo è mettere la persona nelle condizioni di esprimere al meglio il proprio talento grazie alla conciliazione tra vita lavorativa e vita privata. In Avanade gli obiettivi della strategia di gestione delle Risorse Umane nascono direttamente dalle persone, ponendo la massima attenzione alla survey di clima che si svolge annualmente con percentuali di adesione che raggiungono il 90 per cento. Siamo molto attenti alle aree di miglioramento che ci segnalano i colleghi, le risposte sono spesso corredate da commenti molto accurati e puntuali, a conferma di quanto siano sentite dai collaboratori le tematiche del clima di lavoro. E il feedback è altrettanto puntuale: i risultati vengono presentati a tutte le persone, evidenziando le aree di miglioramento segnalate e le azioni che l’azienda intende intraprendere. L’impegno è garantire che le persone siano ascoltate. Crediamo che il rapporto di fiducia che si instaura in Avanade tra azienda e collaboratore rifletta in modo concreto un concetto di responsabilità sociale che, spesso, altre aziende vivono invece in modo molto teorico: formando le persone a 360 gradi e puntando sui valori di fiducia reciproca, impegno e condivisione”.

Il ben-essere fisico nell’ufficio
L’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) avverte che gli uffici, rappresentando un ambiente confinato dove le persone trascorrono ampia parte della giornata, possono essere considerati luoghi con possibili fonti di inquinamento indoor. Condizioni inadeguate di lavoro causano stress (anticamera di malattie che causano la perdita di produttività) ma anche malattie vere e proprie. Per questo motivo l’ufficio rappresenta un ambiente soggetto a diverse norme volte a garantire la protezione della salute e la sicurezza dei lavoratori durante il lavoro; per esempio la legge sulla sicurezza (D.Lgs 626/94, ora D.lgs 81/2008) e il divieto di fumo che vige nei luoghi pubblici e negli ambienti di lavoro. Gli impianti, gli oggetti e le apparecchiature –condizionatori, arredi, moquette, stampanti, fotocopiatrici– possono costituire sorgenti inquinanti significative che incidono negativamente sulla qualità dell’aria e sulla salute degli occupanti.

Microclima e qualità dell’aria
Mancano dati italiani sulla perdita di produzione annuale dovuta alle conseguenze della scarsa qualità del microclima negli uffici (temperatura, unidità relativa, ventilazione, qualità dell’aria), ma la situazione non deve essere tanto diversa da quella degli Stati Uniti, dove l’agenzia americana per la protezione dell’ambiente (U.S. EPA) stima da una parte che il cattivo microclima nell’ambiente di lavoro causi un danno del 18% alla produttività (relativamente al settore commercio) e dall’altro che il 20% di tutti gli impiegati abbia una malattia importante –allergie, asma, malattie autoimmuni ecc– legata alla presenza di inquinamento indoor.
Altri fattori di rischio sono legati all’illuminazione e all’acustica. Le malattie correlate con un microclima ostile sono suddivise in due gruppi: al primo appartiene la cosiddetta sindrome dell’edificio malsano (Sick Building Syndrome), caratterizzata da una sintomatologia di modesta entità (mal di testa, sonnolenza, irritabilità…) che si risolve o si attenua rapidamente con l’allontanamento dal luogo di lavoro; al secondo appartengono invece malattie con un quadro clinico ben definito che non si risolvono rapidamente (allergie, asma, brocnhiti, turbe psichiche…).

Olfatto, tatto e gusto
“Il benessere negli ambienti di lavoro è alla base del vivere e lavorare bene, che a sua volta si traduce in produrre di più e meglio”, sottolinea l’architetto Samuele Villa, progettista di spazi ufficio con studio a Vimercate. “Progettare il ben-essere in ufficio significa inseguire l’armonia dei cinque sensi, udito, vista, olfatto, tatto e gusto. Olfatto è inteso come aria sana e pulita. Respirare bene è fondamentale, la progettazione deve fare in modo che i ricambi d’aria siano garantiti ruispetto alla superficie-volume del locale. Oltre ai ricambi naturali si dovrà provvedere al ricambio meccanizzato con aspiratori e ventilatori, preferibilmente con filtratura e umidificazione dell’aria immessa. Tatto, invece, rimanda all’ergonomia dei prodotti e a un ambiente senza pericoli per la persona: spigoli arrotondati, assenza di materiali taglienti oppure urtucanti- allergizzanti, massima attenzione alle sedute che devono essere ergonomiche e favorire all’operatore posture corrette, utilizzo di materiali ignifughi, atossici e lavabili”.
E il gusto cosa c’entra? “Qui parliamo dei momenti di break – prosegue Villa – che sono molto importanti nella giornata lavorativa di una persona. Ottimo progettare spazi socialmente utili all’interno degli edifici-uffici, tenendo presente che la progettazione degli spazi relax è in funzione all’ampiezza e al numero degli addetti”.

Udito e comfort acustico
Il quarto senso, l’udito, rimanda alla qualità acustica dell’ambiente. Le insidie maggiori sono l’eccessiva rumorosità delle apparecchiature e il riverbero fuori controllo dovuto a un cattivo fonoisolamento di soffitto e pareti.
“In ufficio l’elemento di disturbo più frequente è il brusio più o meno elevato causato dagli operatori e dall’eccessivo rumore generato dall’utilizzo di apparecchiature come stampanti, fax e via dicendo”, spiega Marco Raimondi, fisico acustico, Responsabile della Divisione Acustica di Coverd. “Il risultato è una comunicazione verbale difficoltosa fra gli operatori, con conseguente aumento del volume della voce e quindi del livello sonoro nel locale. La difficoltà di comunicazione causa errori di produzione, ostacola attività di routine, come fare e ricevere telefonate, e provoca stress che si ripercuote in un aumento anche consistente dei giorni di assenza per malattia. I requisiti acustici di un ufficio dovrebbero essere una facile comunicazione verbale fra gli operatori e un livello sonoro contenuto, facilità di concentrazione e possibilità di parlare senza alzare la voce; il tutto per un minore stress a carico delle persone. L’idea è tenerne conto in fase di progettazione, ma se l’obiettivo è la correzione acustica i punti di intervento sono il soffitto, le pareti prive di serramenti e i setti divisori. La tecnica di correzione acustica consiste nel realizzare adeguati controsoffitti e nell’applicare pannelli fonoassorbenti alle pareti. Il raggiungimento del comfort acustico porterà vantaggi aggiuntivi, come per esempio la possibilità di inserire un maggior numero di postazioni operative. Attenzione però: gli isolanti sono una delle maggiori fonti di inquinamento degli edifici e occorre fare attenzione alla scelta dei materiali. Ottimo il sughero biondo naturale per le sue caratteristiche fisiche”.

Vista e illuminazione
Le luci non devono affaticare troppo gli occhi, quindi devono essere né troppo forti né troppo deboli. Su questo, l’ex D.lgs 626 (ora D.lgs 81/2008) prescrive l’utilizzo di sistemi dark light appropriati per il lavoro d’ufficio per non creare abbaglio.
“Per valutare l’effettiva rilevanza che l’illuminazione ha in ambito ergonomico, vale a dire in tutti gli ambienti dedicati al lavoro,

Gianni Forcolini
Gianni Forcolini, Architetto docente di Lighting Design al Politecnico di Milano

bisogna considerare il grado e il tipo di impegno visivo e cognitivo richiesti da ogni specifica attività umana” premette l’architetto Gianni Forcolini, docente di Lighting Design al Politecnico di Milano.
“In taluni casi l’occhio è impegnato nella percezione di minimi dettagli, in tempi rapidi e con pochi margini per eventuali errori, talvolta con rischi per la sicurezza. In altre situazioni è il colore che deve essere percepito e riconosciuto nel modo più naturale. In altri ancora è l’abbagliamento a costituire il principale fattore di disturbo. Il lighting designer deve riferirsi alle reali condizioni di lavoro per intervenire efficacemente con la luce, sia artificiale che naturale. L’illuminazione è un fattore ambientale che è sempre attribuito allo spazio costruito o naturale. Si può dire che sia definibile come la condizione fisica del suo apparire per l’organo sensoriale, l’occhio, organo che oggi le neuroscienze ritengono essere un’appendice del cervello umano. Infatti vediamo col cervello attraverso gli occhi. La disposizione degli spazi vuol dire anche distribuzione della luce sulle superfici, in ordine alle esigenze di un determinato luogo di lavoro. La buona illuminazione nasce insieme al disegno dello spazio. Non dovrebbe mai essere una sorta di aggiunta alle strutture architettoniche o costruttive. È invece un attributo fondamentale dello spazio abitato. In sintesi si può dire che le caratteristiche di una corretta illuminazione riguardano: il livello di illuminamento, ossia la potenza della luce inviata nell’ambiente; i rapporti tra le aree illuminate a differenti livelli di illuminamento e di diverso fattore di riflessione; l’assenza di disturbi visivi, in particolare l’abbagliamento diretto e riflesso; la buona resa dei colori. Potremmo aggiungere le caratteristiche delle sorgenti luminose e degli apparecchi relative al consumo di energia, alla manutenzione degli impianti e alla ecosostenibilità dei prodotti”.

L’importanza del colore
I più recenti studi sulla psicologia della visione dimostrano che i colori influenzano lo stato d’animo e i comportamenti delle persone.
“Per questo è importante che ogni ambiente sia colorato in modo appropriato alla destinazione d’uso –affermano gli architetti monzesi Carlo Gerosa e Antonio Ribatti– compresi gli ambienti di lavoro dove si trascorrono molte ore al giorno e i colori possono stimolare o rendere più confortevole lo svolgimento delle attività”.
Il fattore cromatico è importante. “I più importanti tra i cinque sensi solo la vista e l’udito –sottolinea Ribatti– poiché più degli altri stimolano il contatto e la relazione con il mondo esterno, influendo sulle capacità individuali di valutare lo spazio. Al pari degli isolamenti che creano una buona acustica in ufficio, le scelte cromatiche devono avere per obiettivo il comfort psico-visivo. Studi di neurofisiologia, ma anche l’esperienza quotidiana di ognuno di noi, testimoniano che i colori influenzano lo stato d’animo e i sentimenti: molte discipline come l’architettura, l’urbanistica, l’ergonomica, la medicina e la psicologia prestano sempre più attenzione agli effetti del colore sulla psiche e sull’organismo umano”.
A ogni ambiente il suo colore, spiega l’architetto Gerosa: “Il giallo e l’arancio stimolano la produzione di adrenalina e influiscono positivamente sulla creatività e le capacità motorie. Il verde, secondo gli psicologi, significa forza, perseveranza, equilibrio e stabilità. Il blu e l’azzurro sono i colori della contemplazione e della spiritualità, in terapia sono utilizzati per indurre calma e relax”.

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