La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

Tag: Andreas Linderer

di Michela Vitale
La situazione economica è complicata e le aziende sono sofferenti. Ma mai come nei momenti più difficili bisogna avere il coraggio di investire e fare innovazione, soprattutto sulle persone, cuore delle organizzazioni da ricompensare in modo equo, etico e meritocratico. Ma questo accade davvero? E cosa si aspettano o vorrebbero i dipendenti dall’azienda? Prima di tutto il problema è culturale: per troppo tempo si sono premiate anzianità e fedeltà. E, in questo senso, la crisi ha portato con sé un inversione di marcia positiva: non ci sono più risorse in eccesso da ‘sprecare’. Quali i trend delle politiche retributive? Cosa ci si aspetta in termini di cambiamento culturale e normativo? Alcune imprese vantano il ‘privilegio’ dei comitati retributivi, che sembrano dare respiro a logiche di etica e merito: ma come funzionano? Ci siamo confrontati con alcuni direttori del personale e consulenti aziendali competenti in materia per capire meglio ‘dove stiamo andando’ e qual è ‘la cosa giusta’. Leggi tutto >

Andreas Linderer, insegnante e coordinatore del liceo in una scuola privata internazionale, ci racconta la sua esperienza: “Si tratta di una scuola che opera in Italia ma rilascia un titolo di studio estero, gestita da un direttore che coordina il suo operato con un consiglio di amministrazione. Questo viene eletto da un’associazione composta in gran parte da insegnanti e genitori di alunni, nonché da altri cittadini della nazione estera di riferimento.
L’attività è finanziata in parte dalla retta scolastica, in parte dalle sovvenzioni concesse dall’amministrazione estera di riferimento. Il titolo estero comporta l’obbligo che almeno una parte del corpo docente abbia la qualifica richiesta per insegnare nella nazione di riferimento e che i contratti di questi docenti siano allocati lì. Ne consegue un duplice sistema retributivo: dipendenti con un contratto estero e dipendenti con un contratto italiano. Questo duplice sistema si traduce in una diseguaglianza considerevole nella retribuzione.
Il bonifico corrisposto a un dipendente estero può essere più del doppio di quello corrisposto al dipendente italiano che fa lo stesso lavoro. Nella valutazione di questa differenza bisogna, tuttavia, tener conto che il sistema estero e quello italiano si distinguono, fra le altre cose, nel regime fiscale, nel sistema previdenziale e nella sicurezza contrattuale: punti decisivi per il costo di lavoro.
Alcuni cenni: i dipendenti italiani ricevono uno stipendio netto, ma il costo sostenuto dall’azienda include, inoltre, le imposte, la previdenza sociale, la quota del TFR. I dipendenti esteri, invece, non sono soggetti alla tassazione italiana, pagano in parte la pensione e per intero l’assicurazione sanitaria, mentre il TFR non è previsto. I contratti italiani sono fissi, quelli esteri suscettibili a licenziamento. Il regime previdenziale italiano prevede ampi periodi di assenza per malattia, maternità, motivi familiari, mentre quello estero è molto più restrittivo. I costi per l’azienda sono quindi simili per le due categorie.
Tenendo conto anche della provenienza degli introiti, la questione della giusta retribuzione diventa ancora più difficile. Le sovvenzioni, parte sostanziale del budget complessivo, vengono erogate soltanto per i dipendenti con il contratto estero che sono, quindi, essenziali per la sopravvivenza della scuola e che, per venire in Italia, rinunciano a benefici retributivi e possibilità di carriera in patria”. Leggi tutto >

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