La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

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L’impatto dell’acustica è spesso ignorato nella progettazione degli uffici e questo risulta dannoso in termini di produttività: ovunque si lavori, il rumore di sottofondo si infiltra in ogni conversazione e non consente agli interlocutori di intrattenere telefonate professionali.
Secondo un recente studio dell’Università della California, i rumori indesiderati nei luoghi di lavoro disturbano la concentrazione, diminuiscono la produttività e aumentano lo stress tra i colleghi. Il 70% degli impiegati pensa che la propria produttività sarebbe più alta, se l’ambiente lavorativo fosse meno rumoroso, mentre l’81% dei manager è indifferente al problema. Leggi tutto >

Fondata sui principi della Living Company, Eudaimon (www.eudaimon.it) è l’unica società italiana che da oltre 12 anni sviluppa una proposta completa e integrata per il welfare aziendale, articolata su 5 ambiti di intervento: famiglia, relazioni, salute e benessere, spazio e mobilità, tempo e denaro.

In un 2014 ancora segnato dalla crisi, l’offerta di Eudaimon acquista valore in un’ottica di vantaggio immediato per azienda e lavoratore grazie a diversi fattori: Leggi tutto >

Si riducono gli stanziamenti pubblici a favore delle politiche sociali. Cosa fare? Appare necessario ripensare il welfare state tradizionale coinvolgendo le organizzazioni nell’assistere i singoli e le famiglie. Il ‘Secondo welfare’, o welfare aziendale, si configura come un sostegno ai dipendenti integrando, senza sostituirlo, il ‘Primo welfare’, o welfare pubblico.

Come si sviluppa un efficace piano di welfare aziendale? Cosa comporta a livello fiscale? Quali le maggiori criticità? Quali attività e costi comporta? È applicabile nella propria organizzazione? Abbiamo cercato di rispondere a queste e ad altre domande ieri, giovedì 29 maggio, durante la prima tappa del seminario Il welfare e la sua fiscalità, tenuto da Diego Paciello, Dottore Commercialista Revisore dei Conti e Consulente fiscale, e organizzato dalla casa editrice Este. Leggi tutto >

di Francesco Varanini

Il bello sembra avere spazio nel mondo dell’impresa solo se riferito al design dei prodotti, o in rari casi all’architettura dei luoghi.
Lo star bene, alla luce del taylorismo e del fordismo, è ridotto a ergonomia, studio delle posizioni del corpo più consone alla produttività. L’idea di bene comune è subordinata al primato del profitto. La complessiva idea del bene appare solo nel concetto di benessere, welfare.
Possiamo pensare a buon prodotto o buon processo. Ma l’utilitarismo, l’orientamento alla soddisfazione dei bisogni, ci appaiono in contrasto con la bontà. Eppure non si può pensare all’agire e al produrre, al lavorare senza tener conto del bello, del bene e del buono. Che –come ci mostra il latino– risalgono a una stessa, basilare idea. Bello: ‘carino’, diminutivo di buono. Bene: ‘in modo buono’. Buono: secondo l’etimo: ‘fornito di doni o virtù’.
Guardiamo ora all’inglese. Dalla stessa radice wel- wol-, il latino volgare volere, e in inglese will ‘to wish, desire, want’, e well, ‘in a satisfactory manner’. Di qui l’antico inglese wel faran. Faran: ‘progredire’, ‘andare avanti’, ‘viaggiare’. Ne resta traccia in wayfarer, ‘viandante’, seafarer, ‘marinaio’. E in fare: il verbo per ‘viaggiare’, e ‘vitto del viaggiatore’, ‘payment for passage’.Un’idea di spedizione, compagni di viaggio, bagaglio, provvista di cibo. Wel faran, welfare è dunque in origine il ‘buon viaggio’. Leggi tutto >

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