“Il valore di una persona nelle organizzazioni è misurato dalla sua carriera”. L’affermazione appartiene di routine alla retorica manageriale. Se non lo si dice è certo che lo si pensa. È come un mantra in grado di qualificare da subito chi è dentro e chi è fuori da una mitologia vincente che in azienda guida giudizi e apprezzamenti.
Identificare la persona con la sua carriera è una semplificazione comoda: fa parte di quei modelli di razionalità così esibita – in voga da quando la gerarchia ha assunto un valore assoluto – da risultare persino commovente nel suo tributare una devozione assoluta alla vulgata del mestiere e ai suoi riti. Se sei lì è perché ce l’hai fatta e il giudizio che consideri legittimo sul tuo lavoro è solo quello che fa riferimento al grado conquistato.