La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

Tag: diversità genere

di Giovanni Lombardo e Federica Viganò

Con la Direttiva Europea n. 95 del 2014 è stato previsto che talune grandi imprese e gruppi debbano effettuare una comunicazione di “informazioni di carattere non finanziario” e di “informazioni relative alla gestione delle diversità”. Più precisamente, la norma approvata (già recepita in diversi Paesi europei) riguarda le società con oltre 500 dipendenti che, nel contempo, non comunicano già in altri report i dati richiesti e che costituiscono ente o società “di interesse pubblico”.
Questi ultimi soggetti devono comunicare i principali rischi della propria gestione, se connessi ad aspetti ambientali e/o sociali, attinenti più specificamente al personale dipendente; ai diritti umani; alla lotta contro la corruzione, attiva e passiva; all’impatto della gestione delle esternalità (prodotti e servizi commerciali con ripercussioni negative sulla comunità locale o su altri stakeholder); alla gestione delle ‘diversità’ del personale dipendente, o che collabora, nelle varie accezioni che si possono conferire al termine ‘diversity’.
Tuttavia la norma assume una portata più ampia e si riverbera anche sulle micro e piccole medie imprese. Molti grandi gruppi hanno, infatti, già cominciato a qualificare i propri fornitori anche sulla base di criteri socio-ambientali e organizzativi o sulla base del loro approccio nell’ambito dei diritti umani e della gestione delle diversità. Una micro- PMI che non conosce queste tematiche, o che non gestisce la Corporate Social Responsibility (CSR) con appropriatezza e consapevolezza, potrebbe trovarsi esclusa dal parco fornitori di importanti partner; perdere una commessa; oppure non essere in grado di partecipare alla fornitura di beni e servizi a grandi player della propria filiera.
Comunicare le attività non finanziarie e la gestione delle diversità può peraltro costituire una leva competitiva, nella strategia di differenziazione; specie se si associano questi temi all’innovazione sociale e di processo, puntando a caratteriz- zare meglio i prodotti made in Italy, a espandere l’export aziendale o a migliorare performance interne e relazionali, che si possono riverberare a loro volta all’esterno.
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