La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

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Di inclusione delle diversità in azienda se ne è iniziato a parlare già 30 anni fa negli Stati Uniti. Negli ultimi tempi il tema è molto sentito anche in Italia, tant’è che, secondo gli esperti, è in aumento nel nostro Paese il numero di persone che ricopre il ruolo di Diversity Manager. Ma quali sono le peculiarità di questa figura professionale? Secondo Valentina Dolciotti, autrice del libro Diversità e inclusione, intervenuta alla Discussione organizzata da ESTE sull’impatto delle diversità sulle organizzazioni, in genere, chi si occupa di diversità in azienda è una persona delle Risorse Umane cui viene delegata anche questa responsabilità. Leggi tutto >

A cura di Valentina Casali – Redazione Este

La problematica dei lavoratori maturi (over 50), e delle rispettive condizioni di impiego nelle organizzazioni, è tutt’altro che nuova. Già un libro del 2005 (Iacci, Rebora, Soro e Trabucchi) la segnalava con il provocatorio titolo Troppo vecchi a 40 anni?.
Poi, con il sopravvenire della crisi, e con la legge Fornero che ha spostato molto in avanti la soglia dell’età di pensionamento, la contraddizione si è acuita. Si vuole che le persone lascino il lavoro più tardi – ben oltre i 60 anni – per non gravare sulla spesa pensionistica. Ma si vorrebbe anche aprire spazi maggiori ai giovani, per combattere la piaga della disoccupazione giovanile e innalzare la produttività aziendale con energie fresche e più ricettive delle tecnologie digitali.
Al di là del paradosso oggettivo, le aziende sono pronte a gestire la compresenza di generazioni così diverse all’interno dell’organizzazione? E soprattutto sapranno valorizzare adeguatamente questa diversità al punto da farne un asset strategico per la crescita e la creazione di valore nel lungo periodo?
Sono queste le domande che abbiamo posto agli ospiti della tavola rotonda promossa dalla rivista Sviluppo&Organizzazione dal titolo Gestire le diversità anagrafiche: solo per necessità? che si è tenuta il 6 maggio 2016 presso l’Università Cattaneo – LIUC a Castellanza (vedi il box sui partecipanti a pagina 29), nell’ambito di una “lezione aperta” del corso di “Relazioni industriali e tecniche di negoziazione” coordinato da Gianfranco Rebora.
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di Laura Riva

Gestire la diversità è una delle nuove sfide delle organizzazioni: le differenze impongono alle persone di mettersi in discussione e quindi rappresentano una ricchezza e un valore. Ma come trasmettere questa vision all’interno dell’azienda? La paura della diversità, infatti, è insidiosa e può mettere in pericolo la stabilità dell’impresa. L’Age management diventa lo strumento per trasformare un rischio in opportunità, ridando nuova vitalità ai lavoratori aged, puntando sulle loro abilità professionali.           Leggi tutto >

Giovedì 26 giugno 2014 al convegno BenEssere Organizzativo, Rosanna Gallo, amministratrice unica di Eu-tròpia, ha raccontato la sua idea di benessere delle persone e delle organizzazioni.

“Oggi osserviamo esempi di insostenibilità nelle organizzazioni: orari di lavoro dilatati, carichi triplicati, difficile gestione delle diversità (di genere, età, background culturali, ecc), sindromi da lavoro come stress, depressione, rabbia e rassegnazione, difficoltà del sonno, disturbi alimentari e psicologici, incidenti sul lavoro e senso di solitudine con altissimi costi sociali. Assistiamo alla ricerca della sopravvivenza anziché della vitalità organizzativa. Si sprecano energie e denaro per difendersi, per curarsi, per assenteismo e ricorso a farmaci e terapie. Sappiamo che il benessere organizzativo è correlato alla redditività, infatti se le persone si sentono coinvolte e partecipative al lavoro, l’organizzazione registra aumenti di produttività e redditività.
Oggi le organizzazioni dimostrano apertura e interesse al tema del benessere, del welfare e della sostenibilità, perché hanno verificato i vantaggi economici e di performance che ne derivano. Assodato il binomio ‘benessere e performance’, molte aziende promuovono iniziative sulla salute fisica: alimentazione sana e movimento, prevenzione dei tumori e delle malattie cardiache, oppure si occupano di tecniche di rilassamento o di soluzioni salva-tempo, ma pochissime organizzazioni si occupano del benessere psicologico e della prevenzione del malessere nei luoghi di lavoro. Eppure l’energia e l’efficacia delle persone dipendono prevalentemente da fattori legati alle relazioni personali, di team e organizzative, e fra ruoli dentro e fuori dalle organizzazioni. È necessaria, quindi, la promozione del benessere nei luoghi di lavoro con politiche di work-life balance, sviluppo del senso del noi e della community, alfabetizzazione emotiva, pensiero positivo, gioco di squadra, formazione al cambiamento evolutivo e promozione delle diversity.” Leggi tutto >

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