La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

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di Roberto Corno*

La legge di Stabilità 2017 prosegue, con virtuosa coerenza, la strada intrapresa nel 2015 dal Governo Renzi con la legge 208/15, per incentivare la produttività delle imprese, il collegamento tra risultati d’impresa e remunerazione delle persone e il trasferimento del welfare dallo Stato alle imprese.
Nel 2015 il Legislatore, con i commi 182-184 dell’articolo 1 della Legge 208/15 ha reso strutturale nel nostro ordinamento una misura –in precedenza apparsa a titolo sperimentale negli anni 2012-2014 e poi ‘neutralizzata’ lo scorso anno– per incentivare l’orientamento delle imprese verso un misurabile incremento della produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione –tutte misure in grado di aumentare la competitività delle singole imprese e nel complesso del ‘sistema Italia’– coinvolgendo e quindi premiando il principale fattore di tale incremento ossia le persone.
Il meccanismo incentivante infatti prevede la possibilità, per le imprese virtuose –ossia quelle imprese che attraverso un apposito percorso (condiviso e quindi contrattato con i lavoratori attraverso le loro rappresentanze sindacali) riescano a incrementare uno o più fattori legati alla produttività– di erogare ai propri dipendenti un premio ‘defiscalizzato’ quindi più ‘ricco’.
In pratica al verificarsi delle condizioni previste dai diversi piani di incremento della produttività, il datore di lavoro potrà erogare ai propri dipendenti un premio, assoggettato a una imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali Regionali e Comunali, pari al 10%, riducendo così in modo drastico il ‘cuneo fiscale’ su tali emolumenti e, cosa ancora più interessante, è prevista la possibilità, per i lavoratori di optare per l’erogazione di tali premi in servizi e beni di welfare. Leggi tutto >

La vera novità contenuta nel decreto attuativo della riforma della Pubblica amministrazione che contiene il giro di vite contro i furbetti del cartellino? “L’obbligo a procedere da parte del dirigente”. A spiegarlo è Francesco Rotondi, partner fondatore di LabLaw. Secondo il documento approvato nella notte tra mercoledì 20 e giovedì 21 gennaio 2016 dal Consiglio dei Ministri, infatti, il capostruttura – o l’Ufficio procedimenti disciplinari (Upd) – che scopre la falsa attestazione della presenza in servizio del dipendente e non procede nell’avvio della procedura disciplinare entro 48 ore rischia a sua volta il licenziamento (fino a oggi il dirigente che non interveniva dopo aver valutato il caso rischiava al massimo una sospensione fino a tre mesi). Peccato, tuttavia, che non sia stato risolto il vero nodo della questione, ovvero “l’onere al risarcimento da parte del dirigente che avvia l’iter contro il dipendente nel caso in cui il giudice sentenzi il reintegro”. Leggi tutto >

Di Paola Salazar, avvocato

Il 25 giugno è entrato in vigore il terzo, in ordine di tempo, tra i decreti legislativi delegati attuativi della legge 10 dicembre 2014, n. 183 (Jobs Act). Si tratta del D.Lgs. 15 giugno 2015, n. 80  recante “Misure per la conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro”. Il decreto ritocca, principalmente, il T.U. in materia di maternità e paternità (D.Lgs. n. 151/2001) mediante una serie di ‘aggiustamenti’ finalizzati essenzialmente ad accrescere il sistema delle tutele al lavoro, scongiurando, ove possibile, tutte le forme di abbandono, volontario o meno, del posto di lavoro alla nascita dei figli. Leggi tutto >

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