La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

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Da unrecente studio pubblicato dall’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro (EU-OSHA) emerge che lo stress dei lavoratori è il nemico numero uno della produttività.
Tra i fattori di stress ci sarebbero, oltre all’insicurezza o alla precarietà del posto di lavoro, soprattutto motivazioni non direttamente correlate a questo periodo storico, quali: carichi di lavoro ingenti, tempo personale sacrificato a favore di quello impiegato in ufficio, spostamenti nel traffico, processi di lavoro non ottimizzati. Solo per citarne alcuni. Secondo i dati raccolti, per circa l’80% delle aziende europee lo stress rappresenterebbe un importante fattore di preoccupazione e una delle principali ragioni della perdita di giorni lavorativi.
Per combattere lo stress causato dal lavoro, uno dei migliori alleati è proprio il lavoro! Non è un paradosso: le aziende più orientate al futuro sono, infatti, ormai sempre più attive nel cercare di offrire ai propri dipendenti iniziative che permettano di abbandonare i vecchi schemi lavorativi, per abbracciare la flessibilità di spazi e orari, la velocità, la capacità di adattamento e tutti quegli accorgimenti che permettono di lavorare più serenamente, conciliando il lavoro con la vita privata. Non a caso si parla, dunque, di lavoro agile, un nuovo modo di lavorare e vivere in maniera più efficiente, grazie alla tecnologia.
Lo smart working diviene quindi un prezioso alleato contro lo stress, grazie soprattutto al ruolo chiave rivestito dalla tecnologia, capace di aiutarci a lavorare in modo intelligente e a combattere la tensione. Leggi tutto >

La crisi economica e la riduzione dei fondi pubblici destinati al welfare ha indotto le imprese responsabili a fornire risposte concrete ai crescenti bisogni sociali della popolazione aziendale. Questo con importanti ritorni in termini di aumento del benessere delle persone – vero asset strategico delle organizzazioni – ed effetti positivi sulla produttività.
Lo stato attuale del welfare aziendale vede alcune buone pratiche, ormai celebri e note ai più, ma anche tanti casi di fallimento, che non sono mai stati presi in esame e il cui numero è a tutt’oggi ignoto. Per cercare di capire cosa funziona e cosa no in una iniziativa di welfare aziendale, Luca Pesenti, professore dell’Università Cattolica, ha svolto un’indagine sul futuro del welfare aziendale, prendendo in considerazione il punto di vista di 100 HR manager.
I risultati della ricerca sono stati presentati nel corso di un convegno organizzato da GIDP il 29 aprile scorso presso la sede di Unicredit.
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L’aumento della flessibilità in entrata e in uscita dall’azienda, le nuove indennità di disoccupazione, i contratti a tutele crescenti e la riorganizzazione delle diverse categorie di lavoratori sono alcune delle nuove misure in ambito lavoro che le organizzazioni saranno chiamate a implementare all’interno dei propri processi HR, fornendo alle direzioni risorse umane il supporto necessario affinché possano contribuire agli obiettivi di business dell’intera azienda.
Ma quali sono, nello specifico, le sfide e le opportunità che si aprono alle direzioni risorse umane all’indomani dell’entrata in vigore dei primi due decreti attuativi del Jobs Act? Quali i primi impatti in azienda? Terzo di un ciclo di incontri promossi da ADP in collaborazione con i Gruppi Regionali dei Giovani Imprenditori, il convegno del 21 aprile scorso a Milano ha cercato di dare risposta a questi interrogativi.
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Alla luce degli scenari attuali, in presenza di una forte contrazione delle iniziative di welfare pubblico, il mondo privato ha sempre più l’opportunità di sperimentare nuovi modelli e percorsi tesi a venire incontro alle esigenze dei lavoratori e delle loro famiglie. Le diverse esperienze maturate nel nostro Paese testimoniano l’interesse crescente verso questa tematica da parte di aziende e istituzioni.
Sono tantissime le proposte che le aziende possono mettere in atto a sostegno dei propri dipendenti e del territorio nel quale operano – iniziative di conciliazione vita-lavoro, piani strutturati di flexible benefit e buone pratiche di welfare ‘di territorio’. Tuttavia rimangono aperti molti interrogativi. Come diffondere una cultura del welfare in azienda? Come rispondere alle esigenze di una popolazione aziendale vasta, dunque portatrice di bisogni differenti? Come sviluppare un piano di welfare competitivo e innovativo rispetto ai servizi offerti e in linea con il benessere delle persone nelle organizzazioni? Come, infine, si può fare welfare anche nelle PMI?
Con l’aiuto di accademici ed esperti, aziende e alcuni principali attori del mercato, abbiamo cercato di rispondere a queste domande all’evento milanese Welfare Aziendale: ottimizzare il costo del lavoro migliorando il clima aziendale che si è tenuto lo scorso mercoledì 15 aprile. Leggi tutto >

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