La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

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La crisi fiscale dello Stato e l’allargarsi della forbice tra risorse disponibili e ampliamento della gamma dei bisogni sociali hanno palesato il carattere entropico della crisi del welfare state tradizionale, di tipo redistributivo e occupazionale. Un sistema che è sempre più minato da squilibri riguardanti i diversi capitoli di welfare e le differenti situazioni occupazionali, tanto da non riuscire più a svolgere quel ruolo di sostegno per cui era nato.
Sempre più spesso si sviluppano programmi di protezione e investimenti sociali a finanziamento non pubblico. Tali esperienze – di ‘secondo welfare’coinvolgono una vasta gamma di attori economici e sociali – imprese, sindacati, enti locali, organizzazioni del terzo settore –, che si affiancano agli enti pubblici nel rispondere agli emergenti bisogni sociali dei cittadini. Leggi tutto >

La crisi economica e la riduzione dei fondi pubblici destinati al welfare ha indotto le imprese responsabili a fornire risposte concrete ai crescenti bisogni sociali della popolazione aziendale. Questo con importanti ritorni in termini di aumento del benessere delle persone – vero asset strategico delle organizzazioni – ed effetti positivi sulla produttività.
Lo stato attuale del welfare aziendale vede alcune buone pratiche, ormai celebri e note ai più, ma anche tanti casi di fallimento, che non sono mai stati presi in esame e il cui numero è a tutt’oggi ignoto. Per cercare di capire cosa funziona e cosa no in una iniziativa di welfare aziendale, Luca Pesenti, professore dell’Università Cattolica, ha svolto un’indagine sul futuro del welfare aziendale, prendendo in considerazione il punto di vista di 100 HR manager.
I risultati della ricerca sono stati presentati nel corso di un convegno organizzato da GIDP il 29 aprile scorso presso la sede di Unicredit.
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Alla luce degli scenari attuali, in presenza di una forte contrazione delle iniziative di welfare pubblico, il mondo privato ha sempre più l’opportunità di sperimentare nuovi modelli e percorsi tesi a venire incontro alle esigenze dei lavoratori e delle loro famiglie. Le diverse esperienze maturate nel nostro Paese testimoniano l’interesse crescente verso questa tematica da parte di aziende e istituzioni.
Sono tantissime le proposte che le aziende possono mettere in atto a sostegno dei propri dipendenti e del territorio nel quale operano – iniziative di conciliazione vita-lavoro, piani strutturati di flexible benefit e buone pratiche di welfare ‘di territorio’. Tuttavia rimangono aperti molti interrogativi. Come diffondere una cultura del welfare in azienda? Come rispondere alle esigenze di una popolazione aziendale vasta, dunque portatrice di bisogni differenti? Come sviluppare un piano di welfare competitivo e innovativo rispetto ai servizi offerti e in linea con il benessere delle persone nelle organizzazioni? Come, infine, si può fare welfare anche nelle PMI?
Con l’aiuto di accademici ed esperti, aziende e alcuni principali attori del mercato, abbiamo cercato di rispondere a queste domande all’evento milanese Welfare Aziendale: ottimizzare il costo del lavoro migliorando il clima aziendale che si è tenuto lo scorso mercoledì 15 aprile. Leggi tutto >

Pagamenti rapidi e soprattutto certi. Zero burocrazia. Massimo rispetto dei contratti e delle necessità finanziare, soprattutto delle PMI, le più colpite dalla crisi. Con queste premesse e  con l’obiettivo di consolidare i propri rapporti con le migliaia di realtà commerciali e di servizio con le quali, ogni giorno, eroga i propri servizi di supporto al welfare pubblico e al welfare aziendale, la società milanese Welfare Company ha sottoscritto il CPR (Codice dei Pagamenti Responsabili).
L’iniziativa, avviata da Assolombarda e ispirata al Prompt Payment Code britannico, impegna gli aderenti a rispettare i tempi e le modalità di pagamento pattuite con i fornitori e a pagare in modo veloce e puntuale, sulla base di procedure semplici e non burocratiche. Welfare Company, verso la filiera degli erogatori dei servizi impegnati nei diversi programmi di welfare attivati dalla società – quasi 10.000 fornitori per gestire i servizi dedicati a oltre 200 tra aziende private e PA clienti, con 40.000 beneficiari finali dei servizi erogati –, adotta, da sempre, termini di pagamento tra i più contenuti in assoluto (trenta giorni), tassativamente rispettati grazie all’adozione di procedure di rimborso agili e prive di passaggi ridondanti che assicurano speditezza e certezza dei pagamenti. L’obiettivo dell’iniziativa, coerente con la cultura del management dell’azienda, è quello di creare un circuito virtuoso per reagire al loop negativo degli incassi caratterizzati dai tempi lunghi e incerti che affliggono i rapporti con le Pubbliche Amministrazioni e impedire, così, ‘effetti domino’ negativi sulla filiera dei fornitori che rischiano di inquinare la qualità dei servizi erogati ai beneficiari finali.
  “Aderire a questa iniziativa, che definirei di vera e propria ‘economia civile’, è stato per noi del tutto naturale – commenta Giovanni Scansani, Amministratore Delegato di Welfare Company – in quanto, per un’impresa come la nostra che opera in settori nei quali la fiducia e l’affidabilità sono elementi costitutivi, assicurare ai nostri stakeholder una conduzione rispettosa dei contratti è del tutto funzionale all’incremento di quel bene, oggi molto scarso, che è, appunto, la fiducia tra coloro che ogni giorno s’incontrano negli scambi. Siamo orgogliosi di far parte di un primo gruppo di aziende che ha deciso di ‘fare la prima mossa’ e di sostenere, con la propria partecipazione, un’iniziativa che mira a ridare equilibrio all’agire economico e a migliorare la competitività delle imprese”. Leggi tutto >

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