Quando si parla di
welfare aziendale, spesso ci si concentra sulle singole iniziative da parte delle imprese a beneficio dei propri collaboratori e sui vantaggi per il dipendente, inteso come unico individuo. Ma
c’è un’altra dimensione, ben più ampia e profonda, sulla quale è necessario fermarsi a riflettere: si tratta dell’
etica del welfare aziendale.
In una recente intervista a Il Sole 24Ore, Papa Francesco ha definito il welfare uno degli “elementi importanti che tengono viva la dimensione comunitaria di un’azienda”, insieme con la “responsabilità sociale”, la “parità di trattamento salariale tra uomo e donna” e la “coniugazione tra i tempi di lavoro e i tempi di vita”.
Secondo il Pontefice, il modo di pensare l’impresa incide fortemente sulle scelte organizzative, produttive e distributive: “Si può dire che agire bene, rispettandola dignità delle persone e perseguendo il bene comune, faccia bene all’azienda. C’è sempre una correlazione tra azione dell’uomo e impresa, azione dell’uomo e futuro di un’impresa”.
L’agire economico, ha spiegato Papa Francesco, è sempre anche un fatto etico e un’economia sana non è mai slegata dal significato di ciò che si produce. In un’ottica di responsabilità sociale dell’impresa, è importante “lavorare insieme per costruire il bene comune e un nuovo umanesimo del lavoro, promuovere un lavoro rispettoso della dignità della persona che non guarda solo al profitto o alle esigenze produttive, ma promuove una vita degna, sapendo che il bene delle persone e il bene dell’azienda vanno di pari passo”.
Benessere delle persone e territorio al centro
Prendendo spunto dalle parole del Pontefice, la redazione di Persone&Conoscenze ha voluto interpellare i
player del mercato del welfare Leggi tutto >