
Un nuovo senso al welfare aziendale
CSR welfare, disuguaglianze, welfare aziendale
Aumentare la lealtà dei dipendenti, ma anche ridurre le disuguaglianze, rendendo il posto di lavoro ‘un’isola felice’ e agevolando l’intera comunità. È questa la nuova frontiera del welfare aziendale, emersa dall’edizione 2019 dell’evento Wellfeel, benessere organizzativo e welfare aziendale, promosso dalla casa editrice ESTE.
Secondo Lorenzo Sacconi, Professore Ordinario di Politica Economia presso l’Università degli Studi di Milano, nonché Direttore di EconomEtica, gli ultimi decenni hanno visto una crescita delle disuguaglianze di reddito, che la tassazione non è riuscita (e non riesce) a colmare. Ciò è dovuto, fra le altre cose, a una polarizzazione dei redditi da lavoro, che causa una disuguaglianza fra lavoratori e non solo fra lavoro e capitale.
Ecco perché il suo invito è quello di studiare una strategia di welfare pre-distributiva, che vada a coinvolgere l’intera comunità, senza dequalificare il welfare pubblico, in ottica di impresa socialmente responsabile in grado di coinvolgere una molteplicità di stakeholder e non solo gli shareholder.
Ascoltare e coinvolgere per risolvere le disuguaglianze
Ci sono però aziende che stanno già declinando il welfare in modo innovativo. È il caso del Gruppo Nestlé Italia, il cui approccio al welfare, sin dalla sua introduzione in azienda, è declinato rispetto all’etica e con un approccio partecipativo, in un continuo dialogo con il personale.
“Ascoltiamo le reali necessità del personale, anche attraverso le ‘community emozionali’, nelle quali ogni dipendente può esprimere i propri bisogni e lavoriamo per trovare una soluzione, anche rispetto al territorio in cui le risorse vivono, in quanto il benessere della persona si traduce in benessere organizzativo”, spiega Elisabetta Dallavalle, Inclusion, Wellbeing & Welfare Manager di Gruppo Nestlé Italia.
Per quanto concerne la collaborazione con il territorio, la manager ha raccontato di progetti come l’asilo nido e il supporto ai genitori durante la chiusura estiva delle scuole, sfruttando il know how e la collaborazione del territorio, per esempio utilizzando strutture della Pubblica amministrazione.
“L’obiettivo nella nostra azienda è puntare sulla fascia di giovani che non possono usufruire dei welfare legati alla genitorialità. Con l’implementazione dei flexible benefit, tutti possono usufruire del welfare secondo le proprie necessità e di conseguenza migliorare la propria vita personale e aziendale”, ha raccontato Alberto Moschetti, Head of HR in Henkel.
Anche Henkel punta al coinvolgimento del personale nelle scelte aziendali per esempio “molti dipendenti hanno partecipato al restyling della sede, scegliendo il colore delle pareti e la tipologia di arredamento”. Per eliminare ulteriormente le barriere e poter ottenere migliori risultati, Henkel ha poi eliminato gli uffici ‘singoli’.
L’engagement porta guadagno
È necessario, dunque, dar vita a una nuova fase del welfare aziendale, che va affrontato in modo più consapevole “facendo del welfare qualcosa di più strutturale che non una mera opportunità”, è la tesi di Alberto Perfumo, CEO di Eudaimon. “Ciò permette di ottenere il grande beneficio che il ‘social welfare’ può offrire”.
Il vero pericolo, infatti, è che le aziende, dopo essersi fatte guidare dai vantaggi fiscali, ora si lascino guidare dalla rivoluzione delle nuove tecnologie, senza comprendere che la vera innovazione la fanno le persone.
Per stimolare le aziende in questa direzione, Perfumo ha precisato che serve, in accordo con quanto emerso dall’ultimo report elaborato in collaborazione con il Censis, un welfare in grado di creare engagement, aumentando la produttività del 6,7% e garantendo, dunque, un guadagno elevato in termini monetari oltre che di benessere organizzativo.