La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

Wlefare aziendale provider

Welfare aziendale, la mappa dei provider di servizi

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Il ruolo dei provider di welfare aziendale è in crescita e si confronta con un mercato – quello del benessere aziendale – che negli ultimi anni si è sviluppato in modo molto evidente. Voglio presentare un’analisi del mercato dei provider in Italia e lo faccio seguendo una traccia che si articola in quattro punti: il mercato dei provider; le opportunità; le complessità; i percorsi per il futuro.

Il mercato dei provider è formato da numerosi soggetti e quindi la mia riflessione parte proprio da qui. Ho avviato un percorso di ricerca su questo tema. Qui inizio a presentare le prime analisi e riflessioni. Ringraziando gli amici di Valore Welfare che hanno condiviso con me i loro dati sul mercato dei provider, propongo di suddividere i soggetti del mercato del welfare in tre diverse tipologie: ‘provider reseller’ (48), ‘provider proprietari’ ossia che posseggono una piattaforma di welfare (30), e altri soggetti (23).

I provider proprietari di welfare aziendale possono essere ulteriormente suddivisi tra ‘puri’ (15) – cioè che hanno il core business nel welfare aziendale – e ‘ibridi’ (15), il cui core business è focalizzato su altro, ma hanno un’importante presenza anche nel mercato del welfare. Sono dunque questi 30 soggetti quelli sui quali vorrei concentrare l’attenzione, senza tuttavia dimenticare i 48 ‘provider reseller’, ossia quelle aziende che utilizzano la piattaforma di altre società e gli ‘altri soggetti’ che completano il bouquet di player del mercato che si aggira intorno a 100 entità impegnate a vendere beni e servizi alle imprese sul fronte di welfare aziendale.

Oltre ai ‘provider proprietari puri’, c’è dunque una grande pluralità di soggetti, composta tipicamente da società di consulenza, consulenti del lavoro, fiscalisti, società di payroll, broker assicurativi, emettitore di buoni pasto e anche agenzie del lavoro. Da aggiungere anche i player del Terzo settore, che sono una novità abbastanza recente e ancora poco studiata e analizzata, nonostante ci siano soggetti – soprattutto del mondo delle cooperative – che sono entrati in maniera significativa dentro questo mercato.

Si tratta, mi pare, di un aspetto interessante, perché storicamente il Terzo settore è molto sbilanciato sul fronte del finanziamento pubblico, con enti locali che hanno oggi meno disponibilità di risorse per finanziare questi soggetti, che trovano dunque nei servizi per le imprese una via innovativa per diversificare le proprie fonti finanziarie. Ancora, un crescente attivismo stanno dimostrando molte associazioni datoriali, prevalentemente nel Nord Italia, che, anche attraverso accordi con i gestori delle più importanti piattaforme, stanno aggiungendo anche il welfare nel bouquet di servizi offerti alle imprese.

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La scelta dei provider

Questo scenario si ripercuote sulle aziende che si trovano di fronte alla necessità di scegliere a quale provider rivolgersi. La scelta del provider è un tema piuttosto delicato e interessante, ma che presenta anche una serie di criticità, legate alla scelta stessa del fornitore. Il momento della decisione del partner è evidentemente decisivo, perché impone di capire come i player si differenziano.

Purtroppo a oggi manca una letteratura scientifica comparativa sul tema – anche se i materiali, soprattutto di tipo qualitativo, non mancano – e quindi vorrei qui evidenziare cinque caratteristiche di fondo su cui questi soggetti si differenziano: la modalità di analisi del bisogno; il portale proprio-esterno; l’ampiezza e la varietà dei servizi offerti; la fornitura (o meno) dei servizi di consulenza; la proposta di eventuali servizi diretti on site, come il maggiordomo aziendale.

Questi elementi devono essere messi sotto osservazione sin dall’inizio della strutturazione del piano di welfare. Per prima cosa si deve affrontare il tema – delicatissimo – dell’analisi dei bisogni, che considero molto rilevante. Si tratta di un aspetto sul quale sto insistendo moltissimo in questi anni e ne ho scritto abbondantemente in un recente libro la cui seconda edizione, aggiornata, riveduta e ampliata, sarà disponibile dall’autunno 2018.

Insisto molto su questo tema dei bisogni, perché non può esistere un piano di welfare se manca una buona analisi a monte: sbagliare questa fase significa impostare un piano destinato a fallire. Faccio un esempio chiarificatore: ci sono stati casi di aziende che hanno deciso di fare un asilo aziendale pur non avendo chiare le reali necessità delle persone dell’organizzazione – che non riguardavano il bisogno di avere una struttura interna dedicata ai figli – e quindi il risultato è stata una spesa inutile di soldi, perché poi i bambini non hanno frequentato quell’asilo. Dunque, massima attenzione a come viene effettuata questa analisi, con quali strumenti, su quali basi scientifiche si poggia.

Un secondo aspetto riguarda l’adeguata valutazione dell’ampiezza dei servizi offerti dal portale, tale da soddisfare la pluralità dei bisogni che possono esistere all’interno dell’organizzazione. È importante valutare anche la flessibilità del portale, per esempio considerando le eventuali rigidità nell’attivazione di nuove convenzioni, che possono rappresentare una differenza importante nella scelta del partner cui affidarsi.

Altra dimensione comparativamente rilevante è quella relativa alla componente di consulenza del servizio proposto: serve capire in particolare quali aspetti vengono direttamente coperti dal provider e quali eventualmente esternalizzati, verificando così in che modo sarà in grado di accompagnare l’azienda passo dopo passo dall’assessment fino alla valutazione finale.

Complessivamente l’utilizzo del provider contribuisce ad abbattere il costo-opportunità a carico dell’azienda, perché consentono lo snellimento burocratico delle attività e la diminuzione dei tempi di costruzione del piano, che richiederebbe tempi molto più lunghi e soprattutto più costosi (si considerino per esempio gli aspetti di manutenzione e di amministrazione) nel caso di gestione dall’interno di alcuni servizi di welfare. Inoltre affidarsi a una piattaforma permette una certa semplicità di utilizzo per l’utente e consente la libera scelta del servizio per il dipendente.

L’articolo completo è pubblicato nel Quaderno di S&O La dimensione etica del benessere organizzativo che raggruppa gli interventi presentati all’evento Wellfeel – Milano del 12 e 13 giugno 2018.
Per informazioni sull’acquisto di una copia scrivi a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434400)


Luca Pesenti

Luca Pesenti è Ricercatore di Sociologia Generale nella facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove insegna Sistemi di Welfare Comparati e Modelli, Strumenti e Regole del Welfare ed è Direttore delle Ricerche e componente del Comitato scientifico dell’Osservatorio Donazione Farmaci presso la Fondazione Banco Farmaceutico. È Dottore di Ricerca in Sociologia Economica nella facoltà di Economia dell’Università di Brescia. La sua attività di ricerca si orienta sull’analisi degli attori attivi nell’ambito dei sistemi di welfare mix.

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