La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

Wellfeel, il Benessere dell’uomo nell’impresa del futuro

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Parliamo di benessere organizzativo e welfare aziendale. Proseguiamo un ragionamento avviato lo scorso mese di giugno a Milano. Quale la fotografia che abbiamo scattato allora? La nostra è una società dove la popolazione invecchia e giovani e donne sono i grandi assenti nel mondo del lavoro. Questo, abbiamo sottolineato, è già di per sé un sintomo di un welfare che non funziona.

Se parliamo di welfare aziedale poi è bene sottolineare che in percentuale sono pochi i lavoratori che hanno consapevolezza di cosa sia. E, in proporzione, lo conoscono meno i dipendenti che hanno redditi più bassi. Una asimmetria informativa che naturalmente va a svantaggio di chi già ha risorse scarse. Il welfare aziendale è uno strumento che può essere introdotto anche nelle PMI e per questo abbiamo dedicato una tavola rotonda al tema.

Il mondo del lavoro sta cambiando velocemente

Il welfare aziendale, per essere efficace, deve intercettare i bisogni delle persone e i bisogni cambiano in funzione del fatto che il contesto all’interno del quale ci muoviamo sta prendendo una nuova forma.
Dobbiamo accettare che il mondo del lavoro si sta trasformando, che non ci sarà più spazio per un tipo di lavoro non qualificato, la fatica fisica sarà allontanata dal mondo del lavoro e l’uomo sarà chiamato a faticare intellettualmente.

E quindi la persona dovrà costantemente aggiornare le proprie competenze per sentirsi a proprio agio all’interno di un contesto che si sta trasformando con grande velocità. E questo rappresenta un problema da non sottovalutare. La velocità del cambiamento tecnologico supera la capacità umana di mantenere aggiornate le proprie competenze. E questo genera stress.

Autenticità e professionalità insieme

Quindi quando parliamo di benessere, di cosa parliamo esattamente? Possiamo dire che non possiamo parlare di benessere senza guardare lucidamente a come sta cambiando il mondo del lavoro. Sta scomparendo il lavoro dalle 9 alle 5, la prestazione erogata senza il coinvolgimento della persona che alla fine del mese passava alla cassa. Ecco, questo lavoro non esiste più. Hanno sempre meno significato le gerarchie perché l’autorevolezza non è data dal ruolo. L’autorevolezza è lo specchio della nostra capacità di stare consapevolmente all’interno di un contesto.

Possiamo dire che nel contesto che si sta delinaendo non ha più senso tenere separato ciò che si è da come ci si comporta al lavoro. Si tratta di contemperare autenticità e professionalità. Come ci ha ben spiegato il Professor Stefano Zamagni a Milano, assumono rilevanza le motivazioni intrinseche, che ci portano ogni giorno ad occuparci di quel che ci appassiona con una prospettiva che può rappresentare un detonatore di potenzialità.

Nuovi meccanismi di partecipazione

Con queste premesse diventa anche molto più stimolante parlare di benessere perché il confine si allarga. Le nostre aziende sono luoghi dove bisogna attivare meccanismi di partecipazione nuovi, dove la dimensione del lavoro non puà rimanere separata dal progetto di vita. Servono leader che sappiano favorire la creazione di contesti dove si facilitano le relazioni, dove si consnte all’intelligenza collettiva di gerarsi, dove le persone sono disposte a sperimentare, contesti che non sono dominati dalla paura ma al contrario sono autenticamente attenti alla persona.

Il convegno ‘Wellfeel – Benessere organizzativo e Welfare aziendale’ del 21 novembre 2018 a Bologna, promosso dalla casa editrice ESTE, è stato l’occasione per riflettere su questi temi. Per questo ringraziamo tutti i relatori, i nostri partner che sostengono le nostre iniative e i media partner che contribuiscono a far conoscere le aziende sul territorio.

La felicità delle persone e la trasformazione del lavoro

Marco Bentivogli

Oggi è sempre meno importante che il lavoro sia svolto in un determinato luogo e tempo. Conciliare vita e lavoro permette di lavorare meglio e di vivere meglio, ha spiegato Marco Bentivogli Segretario Generale Nazionale FIM CISL Nazionale. Immaginare e progettare un sistema in cui si supera l’idea dell’orario fordista sarà più produttivo per le imprese, che devono capire quanto sia fondamentale il coinvolgimento e la valorizzazione della persona per ottenere maggiori risultati. Bisogna puntare sui concetti di libertà, responsabilità, rispetto e autonomia per raggiungere gli obiettivi. Al centro c’è la realizzazione personale, che va oltre allo stipendio e riguarda il coinvolgimento diretto delle persone.

Stefano Zamagni

Le scienze dell’organizzazione da tempo stanno dando evidenza al tema della felicità nell’impresa, come ha spiegato Stefano Zamagni, docente di economia politica all’Università di Bologna e Johns Hopkins University e co-fondatore della Scuola di economia civile. Compito di chi ha responsabilità organizzative è attrarre i migliori talenti non solo con la leva della remunerazione, bensì con il ‘salario non pecuniario’: esso trova espressione nel beneficio che ottiene chi svolge il proprio lavoro con vocazione. Nelle aziende di oggi per estrarre valore della persone è necessario puntare sulla motivazione intrinseca: è questo il senso profondo della fine del taylorismo come modo di organizzazione del lavoro e la sua progressiva sostituzione con modelli di tipo olocratico, che puntano al coinvolgimento dei dipendenti per poter dare il meglio di se stessi, al contrario di ciò che accade nelle gerarchie di tipo manageriale.

Welfare e dimensione relazionale

Paolo Gardenghi

Nello scenario italiano del welfare aziendale, gli interessi delle principali parti interessate non sono del tutto coincidenti, come ha evidenziato Paolo Gardenghi, Responsabile area welfare di Day. Tuttavia si possono realizzare servizi mirati che contribuiscano a migliorare il benessere organizzativo e la conciliazione casa/lavoro. Quindi, la qualità della vita di chi lavora e dei suoi familiari.

Andrea Rademoli, Direttore risorse umane e organizzazione di Florim Ceramiche, ha sottolineato che il welfare può assumere una valenza pubblica locale ma trae comunque la sua fisionomia dai rapporti intessuti con i dipendenti e il sindacato. La sua contestualizzazione entro politiche gestionali all’avanguardia ne amplifica la capacità di creare benessere e qualità di vita.

Formazione e lavoro agile per valorizzare il capitale umano

Riccarda Zezza

Riccarda Zezza, CEO di MAAM Life Based Value, ha spiegato come la promozione di attività e servizi che garantiscano il benessere dei propri dipendenti e uno star bene sul lavoro diventi non solo un elemento di impatto sociale, ma anche un vantaggio competitivo. MAAM porta le persone a considerare la vita come una palestra quotidiana per l’allenamento di nuove competenze durante uno dei momenti più emozionanti e coinvolgenti dell’esistenza umana: quello di diventare genitore, che in particolare impatta sul lavoro delle donne. Rilevanza e utilità sono le parole chiave per un nuovo metodo di formazione sostenibile e per un capitale umano più innovativo, produttivo e felice.

Le nuove modalità organizzative non ci obbligano più a lavorare in un determinato tempo e spazio. In questo contesto, l’introduzione del lavoro agile può portare grandi benefici, come ha raccontato Arianna Visentini, presidente e consulente senior smart working di Variazioni. Molta strada è ancora da fare all’interno delle aziende, ma i benefici saranno maggiori rispetto ai rischi. Sta a noi saper cogliere le modalità migliori per raggiungere la soddisfazione di entrambe le parti: persone e azienda.

Welfare e smart working come driver per il successo delle aziende

Emanuele Lazzarini

Per portare flessibilità e benessere nelle aziende, può risultare utile farsi guidare dal business: ciò significa concepire politiche di welfare e smart working nella consapevolezza che responsabilità, autonomia, libertà e senso di appartenenza sono driver fondamentali per il successo delle organizzazioni nello scenario contemporaneo. Come spiegato da Emanuele Lazzarini, General manager di RWA Consulting, questo approccio trova nelle politiche per il benessere organizzativo il punto di saldatura tra un rinnovato ruolo sociale dell’azienda e la continua e necessaria tensione alla competitività.

Le best practice di Welfare aziendale

Un momento della tavola rotonda

I temi della ricerca del bene comune e delle best practice di Welfare aziendale nell’impresa del futuro sono stati affrontati in tre tavole rotonde. Sono emerse diverse iniziative che, nell’ambito della smart production, puntano al benessere dei dipendenti. Alla prima discussione hanno partecipato: Mariagrazia Bonzagni, capo area personale e organizzazione e programmazione controlli e statistica Comune di Bologna; Giancarlo Campri, dirrettore centrale personale e organizzazione Gruppo Hera; Andrea Mazzini, responsabile welfare e amministrazione personale Credem; Valentino Santoni, ricercatore Laboratorio percorsi di secondo welfare.
Le protagoniste della seconda tavola rotonda sono state: Nicoletta Barozzi, group hr director System; Valentina Marchesini, hr manager and member of the board Gruppo Marchesini; Elena Salda, amministratore delegato e responsabile risorse umane Gruppo CMS.
Alla terza tavola rotonda, “Il Welfare Aziendale nelle PMI”, hanno portato la loro esperienza Francesca Affini, responsabile risorse umane di Gruppo Alce Nero e Denis Luci, co-founder Mind, People Design e People Lab.

L’importanza di una corretta comunicazione (e di una corretta postura)

Gianluca Donati

Un elemento fondamentale per far comprendere il funzionamento del Welfare è la comunicazione. Una corretta comunicazione alle Aziende consente di far percepire al meglio i vantaggi derivanti dal risparmio sul costo del lavoro e dalla maggiore competizione nell’attrazione di talenti. Allo stesso tempo, una corretta comunicazione ai Dipendenti risulta fondamentale per la buona riuscita del Piano di Welfare Aziendale perché solo tramite un’adeguata formazione è possibile comprendere gli aspetti positivi della totale esenzione fiscale e contributiva e quali sono i servizi che incontrano le esigenze di ognuno, come ha spiegato Gianluca Donati, titolare e consulente del lavoro Wel-Don Studio Donati.

Il benessere della persona nel posto di lavoro passa anche dalla tecnologia, intesa come cura delle postazioni di lavoro ‘da abitare’ e dell’ergonomia degli strumenti usati dai dipendenti, che trascorrono gran parte della loro giornata lavorativa seduti davanti a un computer. Luciano Guglielmini, country manager Italia, Turchia, Grecia e Malta di Humanscale, ha illustrato diverse soluzioni di postazioni ergonomiche che aiutano i dipendenti nella corretta postura, che si riflette in una maggiore efficienza operativa.

Da responsabilità a intenzionalità sociale

Paolo Venturi, direttore Aicoon, ha evidenziato la nascita di una nuova generazione di imprese che “ricombinano” la dimensione produttiva con quella sociale in maniera diversa rispetto al passato. Sono “imprese ibride” o a “vocazione sociale” che superano la tradizionale visione di “responsabilità sociale” poiché considerano la socialità come un “input” fondamentale nella generazione del valore aggiunto e non una mera esternalità. Ciò richiede un cambio di paradigma da responsabilità a intenzionalità sociale.

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