
L’umanesimo manageriale rivitalizza l’organizzazione
sviluppo organizzativo, umanesimo mageriale, umanesimo organizzativo
Le aziende si trovano ad affrontare un periodo difficile per molteplici fattori generati dalla crisi economica, finanziaria e sociale, e da approcci al risultato parossistici e integralisti. Fra questi, a titolo esemplificativo, possiamo ricordare la fragilità dei valori guida d’azienda, collegata alla volubilità e liquidità dei valori esistenziali e di business globali; la necessità di pensarsi e di agire in logica di innovazione continua, piuttosto che di rendita sui livelli raggiunti; la volatilità delle conoscenze e delle competenze consolidate in anni di fatica e lavoro; la difficoltà (o apparente impossibilità) di cambiare approcci manageriali, comportamenti aziendali, assetti organizzativi tanto sedimentati quanto vincolati dai sistemi clanici e lobbistici; il concetto di compliance diventato il fine, non il mezzo, per assicurare correttezza operativa e decisionale e capacità di controllo, a cui si sottostà e che viene accettato acriticamente… e altro ancora.
Analizzati attentamente i suddetti fattori, l’elemento che li accomuna è la persona: incerta, smarrita, quando le si chiede su quali valori poggia la propria esistenza professionale; congelata sulle posizioni ottenute in quanto comode; arroccata sul proprio sapere come il migliore e il più utile; in atteggiamento di difesa appigliandosi alla norma e alla procedura; sempre alla ricerca di una utilità personale come fine; incapace di assumersi il rischio di mostrare l’inconsistenza in molti ambiti di regole che conformano se stesse bloccando l’azione (e il pensiero).
Se la persona diviene l’oggetto come leva per il rilancio, il consolidamento, lo sviluppo del business, ricostruire il senso della persona in azienda è uno dei nodi fondamentali di un buon management. Anzitutto recuperando i manager che hanno responsabilità di conduzione di collaboratori, mettendoli in condizione di diffondere tale senso nella più ampia popolazione delle persone in azienda. Il senso dell’uomo, l’umanesimo, viene allora ripreso e applicato al management in logica di umanesimo manageriale.
Dall’Umanesimo al suo riconoscimento nel management
L’Umanesimo è stato un periodo storico a cavallo tra la seconda metà del Trecento e tutto il Quattrocento il cui elemento centrale del pensiero corrente fu la creazione di una nuova civiltà attraverso una “concezione dell’uomo e della sua ‘dignità’ quale autore della propria storia”.
L’uomo al centro, dunque, della riflessione filosofica, che in quel primo periodo umanistico si incentra prevalentemente sul recupero dei classici attraverso il loro studio e la valorizzazione e la riemersione dei valori del passato nella azione, attraverso le arti varie e la letteratura (retorica, etica e poesia in particolare); un periodo che si rivalorizza nella collegata età rinascimentale (in parte coincidente con i secoli già indicati e poi estesosi nel Cinquecento e oltre) in cui è fondamentale il richiamo all’originario, al naturale, diventando reintegrazione o reformatio contro ogni corruzione politica, morale, religiosa.
“Pregio infatti dei classici è la fedeltà al reale e all’umano; gli antichi hanno saputo tradurre in modo esemplare la ‘natura’, nel senso che hanno saputo individuare l’essenziale ed esprimerlo”. Nella concezione rinascimentale esplode con forza l’idea del rifiuto di una cultura disumana, del servilismo come strumento di relazione alla ricerca, mediante una riappropriazione degli ideali classici, di “nuovi metodi di educazione, a riscoperta del valore dell’uomo, o, meglio, a una nuova fondazione del significato dell’uomo” . Progressivamente nel pensiero e nella azione dalle arti fiorisce e si estende anche ai campi della architettura, della politica e del diritto, nelle scienze dopo la filosofia.
L’essenza dell’Umanesimo nel dominio del manager
L’umanesimo nel management si pone su due differenti e collegati piani di analisi e progettazione: da una parte il piano del management d’azienda (il sistema di persone e di gestione dell’impresa) rispetto alla definizione dei valori interni, all’adesione ai valori d’ambiente di riferimento (Daft, 2004), alla decisione per l’azione riguardo le grandi scelte uniche o periodiche e nella operatività quotidianità; dall’altra il piano del singolo manager, che decide e agisce sulla base dei valori personali, della loro coniugazione rispetto alla propria adesione o personalizzazione dei valori del sistema.
Il piano del management (meta-umanesimo) fonda, nell’impresa moderna, le sue ragioni d’essere nel rispetto generale della dignità di ogni singola persona come fondamento delle relazioni interpersonali; nella riflessione etica come guida per qualunque decisione di business; nella costante ricerca della legittimazione normativa come strumento per l’assunzione delle responsabilità d’impresa È quindi il fondamento per un senso umanistico di responsabilità di impresa che si caratterizza sia per aspetti sociali di valore, sia economici come contributori alla vita.
Il piano del singolo manager (umanesimo personale) poggia sulla consapevolezza del manager di essere parte di un sistema impresa in cui l’altro (colleghi ai vari livelli, in primis) è espressione di una differenza che non può essere usata a fini di opportunità personali, ma che può essere indirizzata a fini di utilità del piano generale di impresa (per esempio come strumenti di cambiamento: Drayton, 2006). Nella realtà spesso, nel gioco del ruolo manageriale, la ricerca del beneficio personale prevale sui risultati del sistema e il manager perde di vista questo fine, anche volutamente, trattando l’altro non ‘umanamente’; il profitto massimizzato travolge il profitto legittimo, così morale e legittimazione normativa non sono viste come pre-condizioni per obiettivi orientati al profitto.
L’articolo completo è stato pubblicato nel numero di Maggio-Giugno-Luglio 2018 di Sviluppo&Organizzazione.
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