
WELLFEEL – Videointervista a Stefano Zamagni
economia civile, felicità, produttività, Stefano Zamagni
Dario Colombo intervista Stefano Zamagni, docente di economia politica – UNIVERSITÀ DI BOLOGNA E JOHNS HOPKINS UNIVERSITY e co-fondatore – SCUOLA DI ECONOMIA CIVILE, relatore del Convegno WELLFEEL – Benessere organizzativo e Welfare aziendale, tenutosi a Milano il 12 e 13 giugno 2018.
Fino al 1980 la produttività italiana era superiore a quella tedesca ma a questo andamento positivo ha fatto seguito un’inversione di tendenza e il conseguente tracollo di cui tutti siamo testimoni oggi. Ciò è da imputare a un’organizzazione del lavoro ormai obsoleta, legata al modello Ford/Tayloristico oggi decisamente anacronistico nello scenario delineatosi a seguito della terza e, soprattutto, della quarta rivoluzione industriale.
Per mancanza di cultura e per pigrizia intellettuale la mentalità tayloristica è ancora dura a morire. Le aziende devono cercare di fare propria una cultura dell’innovazione che non si riduca a interventi ‘spot’ ma diventi componente intrinseca del fare impresa. Occorre investire nel ‘fattore umano’ e nella capacità di creare delle persone (inarrivabile per qualsiasi macchina o robot). Inoltre i lavoratori devono essere messi nelle condizioni di sentirsi liberi di creare.
Fondamentale per uno sviluppo sistemico della comunità è anche la presa di coscienza della differenza tra ‘utilità’ e ‘felicità’. La felicità è legata alla relazionalità, al rapporto con l’altro, e non al possesso utilitaristico delle cose.
L’attenzione per il concetto di ‘felicità’ è testimoniato anche dall’iniziativa delle Nazioni Unite che da 4 anni pubblicano il rapporto mondiale sulla felicità misurandone l’evoluzione in 134 paesi tramite un indicatore sintetico.
Tra i ragguagli che le imprese devono tenere in considerazione anche quello di evitare il Group Think, secondo cui tutti i membri dell’organizzazione la pensano alla stessa maniera e ogni membro è convinto della bontà di questa situazione di uniformità, che crea però una condizione di annichilimento e impedisce il fiorire della creatività.