La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

Ridisegnare un’impresa fra pianificazione e progettazione

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Il modello di impresa è in costante mutamento, soprattutto nell’epoca della trasformazione digitale. Non solo modifiche di layout, importanti in quanto, per esempio, “molti uffici non sono progettati per lavori di concentrazione, perché ricchi di distrazioni”, come ha spiegato Philip Vanhoutte, Smarter working e Career champion, Author of the Smarter Working Manifesto e Founder di Ozadi, che prosegue: “È necessario modificare le organizzazioni puntando sul capitale umano e sulle necessità che gli appartengono: meno stress lavorativo, più autonomia e considerando la biofilia propria dell’uomo”.

Ridisegnare un’organizzazione vuol dire andare oltre. Significa ripensare ai ruoli, alle strutture, alle procedure, agli obiettivi e alle metodologie di lavoro, significa “creare luoghi e non luoghi”, come ha spiegato Giovanni Costa, Professore emerito di Organizzazione aziendale e Strategia d’impresa presso l’Università di Padova.

Ma quali sono le modalità di progettazione delle organizzazioni? E quali variabili bisogna prendere in considerazione nel ridisegnare il modello organizzativo?

Questo il tema affrontato nel pomeriggio della prima giornata del Forum di Sviluppo e Organizzazione (26-27 settembre 2019) a Milano, convegno che inaugura un percorso di celebrazioni per il 50esimo compleanno della rivista Sviluppo&Organizzazione, punto di riferimento in Italia dal 1970 sui temi dell’organizzazione aziendale.

Variabili di progettazione: il fattore umano

Giorgia Ortu La Barbera

Ad aprire il confronto sul tema è proprio Costa, il quale ha spiegato come non esista una modalità di progettazione universalmente condivisa, specificando che la progettazione organizzativa non può prescindere dal business model, che va analizzato a fondo. La prima domanda da porsi, per poter ridisegnare un’impresa, riguarda dunque “il tipo di attività da organizzare: non è infatti pensabile utilizzare stessi valori e modalità per attività diverse” conclude Costa.

Un secondo punto da tenere in considerazione per riprogettare un’organizzazione è l’esperienza delle persone all’interno delle imprese. Quello dell’approccio umanocentrico è il punto di vista di Giorgia Ortu La Barbera, Strategy and Project design senior consultant in Eleva-Zeta Service, che ha paragonato l’assenza di questa variabile nell’attività di design organizzativo a un comune e freddo lavoro ingegneristico-architetturale. “Bisogna scommettere sul lavoro umano” ha sostenuto Barbera “cercando di ricongiungere le divisioni People e Organisation, la cui distanza oggi è direttamente proporzionale alle dimensioni dell’azienda”. Un approccio employee experience, che favorisce un modello partecipativo di revisione del processo per un efficientamento reale dello stesso, affiancato da un miglioramento del clima aziendale.

Federico Butera

E a proposito di persone, è intervenuto Massimo Quizielvù, Managing Partner di Glasford International Italy raccontando che “il processo di executive search dei manager è differente da quello tradizionale di selezione” e, riagganciandosi a quanto espresso da Costa, prosegue “l’inserimento di un manager in azienda non può prescindere dal business model dell’organizzazione”.

Federico Butera, Professore emerito di Scienze dell’organizzazione, presso l’Università di Milano Bicocca, ha spiegato invece come la sfida sia “la progettazione congiunta, con diversi soggetti, di tecnologia, organizzazione e lavoro”. Questo perché è impensabile escludere le implementazioni digitali dalla progettazione, ma non sarebbe corretto, all’opposto, “subire la digitalizzazione nel processo di riprogettazione organizzativa, basando il design aziendale sulle tecnologie e creare competenze che si adattino di volta in volta ad esse”.

Criticità di progettazione: il tempo e la velocità

Il confronto tra Giorgio Donna e Francesco Varanini

Interessante, a conclusione della giornata, è stato comprendere nella tavola rotonda moderata da Eliana Minelli, Professore Associato presso l’Università Cattaneo di Castellanza, come due grandi realtà, Carrefour e Poste Italiane, rappresentate al convegno rispettivamente da Gianluca Rota, Responsabile Organizzazione e Lavoro e Pierangelo Scappini, Responsabile Risorse Umane e Organizzazione, hanno affrontato la riprogettazione della propria azienda. Durante il confronto è apparsa lampante l’importanza che entrambe le aziende hanno dato alle persone, favorendo una coprogettazione che ha visto la partecipazione di ruoli aziendali di diverso livello.

Per quanto concerne le difficoltà riscontrate, un grande nemico comune è emerso essere il fattore tempo: la velocità di innovazione è tale che non appena si prova a implementare un nuovo processo, esso risulta già obsoleto.

In un futuro di incertezza, dunque, ciò che risulta fondamentale – almeno secondo Giorgio Donna, già Professore di Economia aziendale presso il Politecnico di Torino – è “la pianificazione strategica, elaborata da chi poi dovrà occuparsi concretamente di gestire (a qualsiasi livello aziendale). Ciò permetterà, infatti, di comprendere come e quando passare a un piano B”.

Affermazione che ha portato la reazione di Francecso Varanini, Consulente, Formatore e direttore della rivista Persone&Conoscenze, che vede il piano come un processo utile, ma limitato, sostenendo che “per risolvere i problemi e poter andare avanti è necessario ragionare con una logica di progetto”.

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