La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

Progettare l’organizzazione, la centralità delle persone

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Le innovazioni tecnologiche e le veloci trasformazioni che esse comportano sono tra le principali cause dei cambiamenti organizzativi in atto, che ogni azienda sta affrontando con azioni strategiche che vedono la persona al centro dei processi. Questo è il filo conduttore tra i tantissimi i temi emersi nella prima giornata del Forum di Sviluppo&Organizzazione, la due giorni dedicata ai festeggiamenti dei 50 anni della rivista, punto di riferimento per le imprese dal 1970.

La ‘giusta’ organizzazione

In un mondo che corre velocemente per inseguire le innovazioni digitali, è importante offrire ai dipendenti un ancoraggio, per evitare che si sentano abbandonati a loro stessi. Come ha spiegato Philip Vanhoutte, Smarter working e Career champion, Author of the Smarter Working Manifesto e Founder di Ozadi “è necessario rinnovare l’azienda tenendo presente le esigenze primarie dei propri dipendenti: dalla diminuzione dello stress lavorativo, alla coltivazione di relazioni umane, fini al miglioramento della conciliazione vita-lavoro”.

In quest’ottica risulta molto interessante la pratica di Life Based Value di far seguire un Master ai neogenitori (e anche a chi, anziché di figli, si deve occupare di genitori anziani) per farli sentire compresi e accettati, nonché per aiutarli a sviluppare nuove skill (come la leadership e l’organizzazione) che l’essere caregiver ha innestato in loro.

La sostenibilità del capitale umano, dunque, dev’essere uno dei primi obiettivi delle aziende e il primo passo in questa direzione è “riconoscere la complessità delle persone e il potenziale che queste portano” come ha affermato Riccarda Zezza, Ceo di Life Based Value.

Ma non solo assecondare il bisogno di stabilità dei dipendenti. In un momento di forte trasformazione è necessario anche riuscire ad accompagnarli attraverso il processo, garantendo loro la protezione del loro posto di lavoro, minacciato dal ‘mostro tecnologico’.

Per ricercare il giusto assetto, dunque, “è importante mettere l’organizzazione davanti alla strategia” come spiega Luciano Pilotti, Professore ordinario di Economia e Gestione delle imprese, presso l’Università degli Studi di Milano, “non concentrandosi esclusivamente sull’etica dei risultati, ma spostando l’attenzione sulle risorse nella loro totalità”, come chiosa Gianfranco Rebora, Direttore di Sviluppo&Organizzazione.

Ridisegnare l’impresa

Il primo cambiamento che un’impresa deve affrontare, in questa rivoluzione digitale, è il redesign organizzativo. Ma questa attività richiede grandi capacità di pianificazione e progettazione, fondamentali per portare avanti l’impresa, con l’opportunità di percepire in anticipo eventuali discostamenti e virare verso una soluzione, come emerso dal dibattito fra Giorgio Donna, già Professore di Economia aziendale presso il Politecnico di Torino e Francesco Varanini, Consulente, Formatore e Direttore della rivista Persone&Conoscenze. Scostamenti che, in un epoca dove la rapidità caratterizza le trasformazioni, sono imprevedibili e quotidiani.

Una delle principali difficoltà riscontrate nell’attività di progettazione organizzativa, raccontano Gianluca Rota, Responsabile Organizzazione e Lavoro di Carrefour e Pierangelo Scappini, Responsabile Risorse Umane e Organizzazione di Poste Italiane, è proprio il fattore tempo, specificatamente nell’impossibilità di implementare nuove tecnologie, senza che esse risultino già obsolete.

Cambiamenti che, natura vuole, spaventano i lavoratori che oppongono resistenza. Per contrastare queste difficoltà è utile coinvolgere le persone nella decisione dei cambiamenti, secondo un approccio di progettazione basato sull’employee experience, come ipotizzato da Giorgia Ortu La Barbera, Strategy and Project design senior consultant in Eleva-Zeta Service.

Per concludere, Giovanni Costa, Professore emerito di Organizzazione aziendale e Strategia d’impresa presso l’Università di Padova, ha spiegato che “non esiste un’unica modalità di progettazione organizzativa, ma essa va fondata sulla tipologia di attività da organizzare e, conseguentemente sul proprio business model”.

Leggi l’approfondimento: I modelli di riferimento dell’organizzazione ‘giusta’

Leggi l’approfondimento: Ridisegnare un’impresa fra pianificazione e progettazione

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