La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

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OD&M Consulting, società specializzata in HR Consulting di Gi Group, ha appena pubblicato il Rapporto Welfare 2015, frutto di due web survey sul tema: una B2B, che ha coinvolto 112 imprese, l’altra B2C, che ha visto la partecipazione di oltre 300 lavoratori appartenenti a diverse tipologie di aziende.
Lo studio ha permesso di rilevare cosa pensano le aziende che stanno valutando l’implementazione di un piano di welfare aziendale e quelle che ne hanno già sperimentato l’utilizzo, identificando le diverse modalità di approccio e di gestione.
La scelta di effettuare l’analisi sui due differenti panel, aziende e lavoratori, ha permesso di evidenziare parallelismi e disallineamenti rispetto alla percezione che aziende e dipendenti hanno del tema e, in base ai risultati emersi, sono state identificate delle best practice.
“Per welfare aziendale – ha fatto sapere Miriam Quarti, Senior Consultant di OD&M – intendiamo la gestione integrata delle iniziative e dei servizi che le aziende mettono in atto, sia per autonoma decisione sia per accordo con le rappresentanze sindacali, al fine di venire incontro alle esigenze dei lavoratori e dei loro famigliari in differenti ambiti: dall’assistenza sanitaria alla necessità di cura dei figli, dall’accesso al credito fino al tempo libero. Alcuni di questi servizi sono soggetti a regolamentazione del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) e, implementandoli in azienda, è possibile usufruire di agevolazioni fiscali. Il welfare aziendale parte dall’assunto che, se ogni persona vive meglio le proprie giornate sul posto di lavoro, migliora il clima aziendale e il beneficio individuale tende a diventare benessere collettivo, con conseguente aumento del livello di produttività aziendale.”
Il welfare aziendale va dunque considerato all’interno di un più ampio concetto di total reward, nel quale rientrano anche ambiti come la compensation, lo sviluppo e la formazione, l’ambiente di lavoro. In tale accezione, si tratta di un’importante leva per la gestione strategica delle risorse umane, volta ad attrarre, trattenere e motivare le persone in azienda. Leggi tutto >

La crisi economica e la riduzione dei fondi pubblici destinati al welfare ha indotto le imprese responsabili a fornire risposte concrete ai crescenti bisogni sociali della popolazione aziendale. Questo con importanti ritorni in termini di aumento del benessere delle persone – vero asset strategico delle organizzazioni – ed effetti positivi sulla produttività.
Lo stato attuale del welfare aziendale vede alcune buone pratiche, ormai celebri e note ai più, ma anche tanti casi di fallimento, che non sono mai stati presi in esame e il cui numero è a tutt’oggi ignoto. Per cercare di capire cosa funziona e cosa no in una iniziativa di welfare aziendale, Luca Pesenti, professore dell’Università Cattolica, ha svolto un’indagine sul futuro del welfare aziendale, prendendo in considerazione il punto di vista di 100 HR manager.
I risultati della ricerca sono stati presentati nel corso di un convegno organizzato da GIDP il 29 aprile scorso presso la sede di Unicredit.
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Alla luce degli scenari attuali, in presenza di una forte contrazione delle iniziative di welfare pubblico, il mondo privato ha sempre più l’opportunità di sperimentare nuovi modelli e percorsi tesi a venire incontro alle esigenze dei lavoratori e delle loro famiglie. Le diverse esperienze maturate nel nostro Paese testimoniano l’interesse crescente verso questa tematica da parte di aziende e istituzioni.
Sono tantissime le proposte che le aziende possono mettere in atto a sostegno dei propri dipendenti e del territorio nel quale operano – iniziative di conciliazione vita-lavoro, piani strutturati di flexible benefit e buone pratiche di welfare ‘di territorio’. Tuttavia rimangono aperti molti interrogativi. Come diffondere una cultura del welfare in azienda? Come rispondere alle esigenze di una popolazione aziendale vasta, dunque portatrice di bisogni differenti? Come sviluppare un piano di welfare competitivo e innovativo rispetto ai servizi offerti e in linea con il benessere delle persone nelle organizzazioni? Come, infine, si può fare welfare anche nelle PMI?
Con l’aiuto di accademici ed esperti, aziende e alcuni principali attori del mercato, abbiamo cercato di rispondere a queste domande all’evento milanese Welfare Aziendale: ottimizzare il costo del lavoro migliorando il clima aziendale che si è tenuto lo scorso mercoledì 15 aprile. Leggi tutto >

Si riducono gli stanziamenti pubblici a favore delle politiche sociali. Cosa fare? Appare necessario ripensare il welfare state tradizionale coinvolgendo le organizzazioni nell’assistere i singoli e le famiglie. Il ‘Secondo welfare’, o welfare aziendale, si configura come un sostegno ai dipendenti integrando, senza sostituirlo, il ‘Primo welfare’, o welfare pubblico.

Come si sviluppa un efficace piano di welfare aziendale? Cosa comporta a livello fiscale? Quali le maggiori criticità? Quali attività e costi comporta? È applicabile nella propria organizzazione? Abbiamo cercato di rispondere a queste e ad altre domande ieri, giovedì 29 maggio, durante la prima tappa del seminario Il welfare e la sua fiscalità, tenuto da Diego Paciello, Dottore Commercialista Revisore dei Conti e Consulente fiscale, e organizzato dalla casa editrice Este. Leggi tutto >

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