La cura della persona e dell’ambiente di lavoro come opportunità di crescita per le organizzazioni

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Il secondo welfare per rispondere a nuovi bisogni

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Franca Maino
Franca Maino

Di fronte allo scenario del nostro Paese in trasformazione, con una popolazione che invecchia, l’occupazione femminile in calo e i tassi di fertilità al di sotto della media europea, il secondo welfare si configura come una leva strategica per invertire la direzione di marcia. Ne è convinta Franca Maino, Direttrice del laboratorio Percorsi di Secondo Welfare e Ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano, nonché curatrice del volume Welfare aziendale tra dimensione organizzativa e cura della persona (Edizioni ESTE, 2017), che ha affrontato queste tematiche all’evento Wellfeel, organizzato dalla casa editrice ESTE.

 

Rapporto fra numero di anziani e il resto della popolazioneLa nostra è una popolazione che invecchia e il tasso di fertilità in continua diminuzione.

Accanto ai dati demografici, lo squilibrio è aggravato dal contesto occupazionale, che vede le donne ancora poco protagoniste nel mercato del lavoro, spesso costrette ad abbandonare i propri impieghi per dedicarsi alle cure familiari (di figli o anziani a carico).

 

Le richieste di risorse superano i fondi disponibili

“Nonostante la crescita dal 1995 al 2013, la spesa sociale per la famiglia e le politiche di inclusione sociale In Italia ancora rimane al di sotto delle soglie degli altri Paesi europei”, ha sottolineato Maino. “Pesano in particolare l’assenza di universalismo nelle prestazioni monetarie e la scarsità di servizi di assistenza, in particolare rivolti all’infanzia e agli anziani”.

Sul fronte sanitario, le liste d’attesa continuano a crescere, spingendo di fatto le persone a ricorrere al settore privato, che rispetto al pubblico offre una serie di vantaggi, come per esempio ridurre i tempi di attesa. “Chi però non ha le disponibilità economiche per accedervi, si trova davanti a un bivio: ricorrere a sistemi privati di scarsa qualità, oppure rinviare o rinunciare del tutto alle cure mediche necessarie”.

L’esperta ha quindi notato come “esiste una chiara correlazione fra la disponibilità di risorse delle famiglie e la possibilità di accedere al welfare pubblico e privato”: “Il costo del welfare informale penalizza soprattutto i bilanci familiari, poiché si tratta di risorse non intermediate, che rimangono escluse dal contributo pubblico”.

Il secondo welfare deve integrare (non sostituire) il primo

Tutto ciò ha evidentemente un effetto importante sulle possibilità di crescita e di sviluppo del nostro Paese. Allora la Direttrice del laboratorio Percorsi di Secondo Welfare si domanda: “Dove trovare i finanziamenti per politiche per la famiglia, misure di conciliazione, sanità (integrativa), assistenza primaria e domiciliare, contrasto alla povertà?”.

Nella prospettiva di Maino, la soluzione risiede naturalmente nello sviluppo del secondo welfare, che “non mira a sostituire il primo welfare, bensì a innestarsi e integrarsi”: “Il Welfare State rimane la base su cui costruire un welfare che lavori in ottica sinergica con una pluralità di attori. L’idea è infatti dare vita a una rete multi-stakeholder per ripensare l’offerta di prestazione con legame stretto fra bisogni e servizi”.

L’impatto sociale del welfare aziendale

In questi ultimi anni abbiamo assistito a una crescita di interesse nei confronti del welfare contrattuale e contrattato. “C’è un’attenzione a comprendere dentro i piani di welfare una pluralità di interventi e misure per rispondere ai nuovi bisogni”, rispetto per esempio alle aree che riguardano l’invecchiamento della popolazione, il settore sanitario e previdenziale, ma anche i temi della conciliazione vita-lavoro. “Bisogna prestare attenzione alla dimensione sociale di queste misure e alla qualità di servizi che si intendono inserire all’interno di un piano di welfare”.

Il Primo Rapporto Censis-Eudaimon, pubblicato all’inizio del 2018, ha registrato che il valore di servizi e prestazioni di welfare aziendale è stimabile in 21 miliardi di euro, una cifra che ne lascia trasparire il peso consistente e la progressiva espansione che sta vivendo.

Infine, un ultimo dato richiamato da Maino che dovrebbe invitare a riflettere è la constatazione che “dove cresce il welfare cresce la possibilità delle donne di aumentare il proprio tasso di occupazione e di rimanere nel mercato del lavoro e, paradossalmente, si registra anche un incremento dei tassi di fertilità”.

Nelle mani delle imprese quindi la possibilità di accogliere la sfida del secondo welfare per disegnare nuovi scenari demografici e sociali per il futuro del Paese.

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